Gite ed escursioni, la ritrovata passione per la montagna triplica gli interventi di soccorso

Giovedì 4 Giugno 2020 di Tiziano Gualtieri
Gite ed escursioni, la ritrovata passione per la montagna triplica gli interventi di soccorso

Come da previsione, la fase 2 dopo la quarantena da coronavirus è coincisa con un grande aumento della frequentazione delle montagne del Friuli Venezia Giulia. Ampi spazi aperti e necessità di evadere da un lockdown opprimente hanno fatto aumentare la voglia di frequentare sentieri e percorsi alpini. Più gente in montagna ha portato - di riflesso - a un aumento delle richieste di aiuto al soccorso alpino regionale. «Nel periodo che va dal 3 maggio a ieri - fanno sapere dal Cnsas, il soccorso alpino del Friuli Venezia Giulia - siamo passati dai tredici interventi di un anno fa, ai trentasei di adesso». Un incremento, in pratica, quasi del triplo, con il 70% delle operazioni legate ad attività escursionistiche. Un dato che fa riflettere se si considera che, complici le chiusure dei confini da Veneto e dall’estero, gli unici a frequentare le montagne sono stati i nostri corregionali. 


ALPI AFFOLLATE
«Un po’ ovunque abbiamo registrato un aumento importante di presenze» e per accorgersene bastava buttare un occhio ai parcheggi delle salite più gettonate, sempre pieni. La tanto ventilata fuga verso la montagna c’è stata e questo ha portato a un super lavoro da parte degli uomini del soccorso alpino anche a causa di un normale aumento di frequentatori non abituati a muoversi su terreni comunque insidiosi. 
Gli interventi si sono concentrati maggiormente sull’area prealpina e pedemontana «da tempo zone predilette dagli escursionisti», con sette operazioni sul Carso e sei nel Gemonese. Grande lavoro anche in Carnia e in particolare per la stazione di Forni Avoltri (sei interventi), mentre solo tre quelli registrati a Moggio Udinese e a Pordenone, dove però si è registrato anche l’unico decesso. Le stazioni di Cave del Predil e di Maniago sono intervenute due volte, una per Forni di Sopra e una per la Valcellina. Nessuna richiesta di aiuto da Sappada.
SEMPRE IN ALLERTA
«Lo spirito di solidarietà è fondamentale - spiega Sergio Buricelli, presidente del soccorso alpino Fvg - e noi siamo sempre presenti. Possiamo contare su un’elevata capillarità (con 370 volontari distribuiti su tutta la regione ndr) che ci permette non solo tempi di reazione rapidissimi, ma anche di poter intervenire in contemporanea anche nello stesso territorio di competenza». La riprova martedì 2 giugno, quando quattro richieste di aiuto sono giunte praticamente insieme e due hanno interessato la stessa stazione. Buricelli, che si augura che la tendenza di interventi avuta durante la fase 2 non diventi lo standard «altrimenti diventerebbe davvero pesante», raccomanda a tutti, esperti o neofiti che magari iniziano solo ora ad avvicinarsi alla montagna, di seguire i classici suggerimenti, spesso utili ad evitare situazioni di pericolo.
I CONSIGLI
«Anche per noi è stato come riprendere dopo un lungo infortunio. Dobbiamo riallenarci. Siamo stati fermi in casa oltre due mesi e quindi bisogna ripartire facendo sempre la massima attenzione. Mai farsi ingannare dalla presunta facilità del percorso, fondamentale fare un’accurata pianificazione delle escursioni, non sopravvalutare mai la propria preparazione fisica e neppure quella dei compagni di escursione. Importantissimo l’utilizzo di calzature adatte (molti incidenti sono stati legati a distorsioni o slogature ndr) e la verifica delle condizioni meteo, che possono cambiare repentinamente preferendo le ore mattutine a quelle pomeridiane». Non va poi dimenticato il fatto che, causa Covid-19, bivacchi e casere non sono agibili «e devono rimanere a uso esclusivo di chi si trova davvero in difficoltà». Al momento, dunque, bandite le classiche gite di più giorni lungo le creste e le vette che vedevano proprio queste strutture come base d’appoggio.
NUOVE MISURE
«Un altro aspetto che va tenuto conto come promemoria, è il fatto che anche per noi che facciamo soccorso la situazione è cambiata dal punto di vista operativo.
Ci siamo dovuti adeguare al rischio contagio durante l’intervento e quindi dobbiamo mantenere misure di contenimento più stretto che inevitabilmente condizionano il lavoro». Ora più che mai è fondamentale la prevenzione, grazie al progetto “Sicuri in montagna” che prevede due incontri annuali, uno a gennaio “Sicuri sulla neve” e uno a giugno “Sicuri sul sentiero”. «Quest’anno, causa divieto di assembramenti - conclude Buricelli - non sappiamo ancora cosa potremo fare. L’appuntamento non sarà però annullato. Sfrutteremo il materiale multimediale facendo qualcosa on-line sperando di poter tornare sul campo al più presto». 

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