«Il virus ora non esiste più». Scienziati, ennesimo scontro

Martedì 2 Giugno 2020
«Il virus ora non esiste più». Scienziati, ennesimo scontro
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Sull'origine del virus: «È stato il pipistrello»; «Figuriamoci, è uscito da un laboratorio». Sulla pericolosità della malattia: «Sarà un'ecatombe»; «Ma no, è poco più di un raffreddore». Sull'uso delle mascherine: «Sono fondamentali»; «Macché, non servono a nulla». In cento e passa giorni di pandemia, abbiamo sentito di tutto e di più da parte della comunità scientifica, espressione con cui viene indicato quel vasto campionario che spazia dai ricercatori ai clinici, passando per il variegato ventaglio delle specialità, oltretutto non soltanto mediche. Uno scontro pronto a riaccendersi ad ogni tweet, e ospitata televisiva, come si può vedere e sentire in queste ore, scandite dall'ennesima polemica per le parole di Alberto Zangrillo, direttore di Anestesia e Rianimazione all'ospedale San Raffaele di Milano: «Clinicamente il nuovo Coronavirus non esiste più».

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NESSUN PENTIMENTO
Dopo aver sganciato la bomba domenica a 1/2 ora in più su Rai3, suscitando «grande sorpresa e assoluto sconcerto» nel Comitato tecnico-scientifico nazionale, ieri il primario ha ribadito il concetto: «Non sono pentito di quanto ho detto e io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi tali nel Cts. Sono rinfrancato dalla forza della verità, perché quello che ho detto non è che il virus è scomparso, come maliziosamente qualche testata ha messo nei titoli. Io sono certo che il virus sia ancora tra di noi, però ci sono tanti virus tra di noi. Io ho detto testualmente: Il virus è clinicamente inesistente, scomparso. Se uno omette il clinicamente per farmi del male, fa del male a se stesso». Su quell'avverbio è così intervenuta a ruota la virologa Ilaria Capua, direttore dell'Emerging Pathogens Institute all'Università della Florida: «Il suo clinicamente non si riferisce al virus, ma a noi, che siamo diventati bravi a trattarlo».

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IL DIBATTITO
Peraltro sempre domenica anche Roberto Rigoli, coordinatore delle Microbiologie del Veneto, aveva dichiarato al Gazzettino: «Oggi il Coronavirus è clinicamente spento». Ma il dibattito si è infiammato ugualmente. Ha detto Luca Richeldi, presidente della Società italiana di Pneumologia: «Quello che ha detto il professor Zangrillo è una cosa che è nei numeri e nei dati ormai da settimane. Ma questa frase, estrapolata dal contesto clinico e tecnico, può dire alla persona che non ha queste capacità di interpretazione che il virus non esiste più e questo è rischioso». Ha aggiunto Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'università di Pisa: «Siamo passati da una circolazione epidemica a una circolazione endemica. Possiamo attraversare la strada? Si, certamente. Dobbiamo avere paura ad attraversarla? No, basta fare attenzione. Questo però non vuol dire che possiamo attraversarla bendati». Botta e risposta che ricordano quelli sull'indebolimento del patogeno. Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di Virologia, aveva sentenziato: «Il nuovo Coronavirus sta perdendo forza». Al che Andrea Crisanti, direttore dell'unotà di Microbiologia all'Azienda Ospedaliera di Padova, aveva ribattuto: «Un virus non è debole, forte, buono o cattivo, un virus è più o meno virulento e ha una capacità di trasmissione che si può misurare. Il resto sono stupidaggini». 

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LE IPOTESI
In mezzo a una tale baraonda, interpelliamo il fisico e filosofo padovano Giovanni Boniolo, docente di Filosofia della scienza all'Università di Ferrara. «Qualunque conclusione scientifica è una congettura premette perché nella scienza non si trovano verità, ma ipotesi, fatte più o meno bene su dati più o meno robusti. In questa vicenda, alcuni fatti sono incontrovertibili: c'è un virus, si chiama Sars-Cov-2 e causa una malattia denominata Covid-19 che si è diffusa nel mondo. Tutto il resto è invece motivo di disaccordo, a cominciare dalle previsioni, che per loro natura sono assolutamente congetturali, in quanto gli scienziati partono da dati diversi e usano modelli diversi per trattarli. Dobbiamo poi tenere presente che lo scienziato è anche un uomo, o una donna, quindi è soggetto ai vizi e alle virtù degli uomini e delle donne: vanità e discrezione, onestà e disonestà, vanagloria e modestia...». Ma allora cosa può fare il cittadino comune? «Informarsi risponde il professor Boniolo possibilmente leggendo la tanta buona informazione che c'è e spegnendo la tivù o i social quando ascolta o vede affermazioni pregne di presunta verità. Certo, per fare questo bisogna fare fatica e imparare a distinguere, ma la responsabilità della salute sta innanzi tutto nel singolo individuo, prima che nei sedicenti esperti».
A.Pe.

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