Non c'è solo il volto. Ora l'uomo dell'acido, che ha minacciato una donna con la figlia in braccio, ha anche un nome. E i suoi gesti intimidatori, un movente chiaro e preciso: la vendetta. Stavolta pero' non è una questione di amore malato o rapporto interrotto. Lei, Miriam, 40 anni, che vive sola con la sua adorata bimba in un comune del trevigiano, non ha mai avuto problemi con i suoi ex. Che siano stati fidanzati, o che siano stati conviventi. E non c'entrano neppure le attività svolte da Miriam: in passato il lavoro di ballerina, ora la gestione di un B&B sulle colline della Marca.
LE INDAGINI
Chi ha cosparso di acido il giardino della donna e poi le ha mostrato una tanica con lo stesso liquido corrosivo è stato mosso dalla rabbia per questioni economiche. Forse per una causa persa. «Non posso e non voglio dire nulla rispetto a quanto già dichiarato» afferma l'avvocato Daniele Panico, legale della donna, ribadendo che si tratta di una questione delicata. E riserbo assoluto anche da chi indaga sul caso perché c'è ancora una domanda senza risposta definitiva: l'uomo dell'acido è anche l'uomo che ha sabotato l'auto di Miriam? I due fatti sono accaduti quasi quattro mesi fa, a distanza di un giorno l'uno dall'altro. E per la donna sono stati momenti di paura e terrore. «Ho temuto per la mia incolumità, e soprattutto per mia figlia» ha detto Miriam. Sabato 8 Febbraio lei è di ritorno da Conegliano, alla guida della sua vettura. Ma percorrendo la strada sente l'auto perdere di stabilità. E si ferma in una autofficina di Volpago. Il meccanico individua subito la causa: mancano due bulloni in una delle ruote. Miriam è incredula perché soltanto 7 giorni prima ha cambiato tutti i pneumatici. E poi, arrabbiata, chiama chi le ha sostituito le gomme. La donna rimane gelata dalla risposta: nessun gommista al mondo dimentica di avvitare due bulloni su una ruota. Troppo sicuro e deciso il gommista. E Miriam a quel punto pensa al sabotaggio. E scoppia a piangere perché capisce che qualcuno vuole farle del male.
LA SCOPERTA
Due giorni dopo, lunedì 10 febbraio, il secondo gesto intimidatorio.