L'Incredibile Luke (Mahoney) dopo 13 anni di rugby lascia Rovigo e l'Italia

Lunedì 1 Giugno 2020 di Ivan Malfatto
Luke Mahoney con mascherina rossoblù in questi giorni a Rovigo prima della partenza
ROVIGO - In questi giorni di Coronavirus gira per la città con la mascherina rossoblù. Colori tatuati nel cuore, anche se da quattro stagioni ha lasciato la FemiCz Rugby Rovigo per andare ad allenare prima al Frankfurt 1880 (Germania), poi al Verona. Luke Mahoney nelle prossime settimane tornerà a vivere in Nuova Zelanda e dopo 13 anni terminerà la sua avventura italiana ed europea.
«È scaduto il contratto a Verona - spiega Mahoney, seduto in piazza da Franchin, al bar dell’altra gloria rossoblù Joe Prearo - Con la crisi del Covid-19 in Italia è diventato ancora più difficile trovare un lavoro, non solo nel rugby. Così con Eugenia abbiamo deciso di sposarci e insieme a Lavinia, che ha ormai compiuto sei anni, di trasferirci nelle prossime settimane in Nuova Zelanda per costruirci una nuova vita laggiù. Prima faremo la quarantena. Poi andremo nei pressi di Wellington, dove vive la mia famiglia. Qualcosa troverò di sicuro. Le opportunità di lavoro ci sono. Un amico mi ha già detto che posso cominciare ad aiutarlo nella sua ditta di costruzioni».
CAPITANO E SIMBOLO
L’Incredibile Luke, come l’ha ribattezzato paragonandolo a Hulk lo striscione appeso da una tifosa al “Battaglini”, ha debuttato in maglia rossoblù il 3 novembre 2007 contro il Treviso, nel primo anno di gestione tecnica Brunello-Brizzante. È stato il tallonatore, il capitano, l’assistente allenatore e il simbolo di un’era di rinascita nella storia dei Bersaglieri. Tornati a giocare i play-off (dopo 10 anni d’attesa), le finali di campionato (dopo 19) e a conquistare il sospirato scudetto (dopo 26). Un tricolore che Mahoney ha potuto appuntarsi finalmente al petto da assistant coach. Dopo i tre persi da giocatore in finale. Ultimo ad arrendersi in quella del 2015 in casa, con la meta al 79’ che ha portato il risultato sul 10-11 contro il Calvisano, dando l’ultima illusione di rimonta.
Episodi del genere, di capitano “leading by example” (che conduce i compagni attraverso l’esempio), ce ne sono stanti tanti negli otto anni da giocatore rossoblù di Luke. Tallonatore dinamico, bravo con le mani ed efficace nel gioco aperto. Ha messo insieme 143 presenze e 22 mete in campionato, 184 presenze e 31 mete complessive con le coppe. Il gesto che l’ha consacrato nel cuore dei tifosi ha però una data precisa: 14 maggio 2011, semifinale scudetto d’andata Crociati-Rovigo. Ha contorni epici e gli è valso il ritratto in un libro, “Il XV del presidente. Rugby, 14 racconti e una canzone” (Autori vari, editore A.Car, Milano, pp. 240).
QUEL GIORNO A PARMA
Allo stadio di Moletolo quel giorno ci sono 1.200 tifosi rossoblù, più di quelli di Parma. Fra loro i due anche candidati sindaci che pochi giorni dopo si sarebbero contesi il Comune. L’attesa è febbrile. Il Rovigo di Polla Roux ha chiuso la regular season in testa. Viene da 14 vittorie consecutive. È favorito. Pensa di fare un sol boccone dei Crociati. Invece all’intervallo è sotto 6-3. Smarrito perché i rivali gli hanno negato possesso, occupazione e l’hanno costretto all’indisciplina. Preoccupato perché il suo capitano ha una frattura al naso, uno “sbrego” sulla fronte ed è zuppo di sangue. Tutti in tribuna si aspettano la sostituzione. Lui non ne vuole sapere. «Io torno in campo» ordina Luke.
Così nell’intervallo il vano doccia diventa una piccola sala operatoria. Il medico sociale Jonny Greggio, assistito dal candidato sindaco Bruno Piva corso dalla tribuna, rammenda il taglio con cinque punti di sutura, senza anestesia, e tampona il naso. Mahoney sopporta il dolore e con il sapore soffocante del sangue in gola rompe la tensione a suon di battute: «Cos’è quello, un filo da salami? Non mi resterà mica il segno!».
L’arbitro ritarda di qualche minuto l’inizio della ripresa per consentire la medicazione. Quando Mahoney esce di corsa, con una benda da pirata sul viso barbuto, nel pubblico scoppia un boato. È il segno della riscossa rossoblù. Inizia dopo un ultimo brivido, la meta del 13-3 dei Crociati. A suonarla è l’Incredibile Luke. Segna la meta del 13-13 e sfoggia una prova monumentale in quelle condizioni. Quando a 4’ dal termine esce stremato, in mezzo a un altro boato, il risultato è al sicuro (20-13 per il Rovigo). Il premio di uomo del match, strameritato, è solo il simbolo materiale di un premio molto più ambito. Il cuore dei tifosi, conquistato per sempre.
Nei giorni successivi in vetrina al negozio Eliocopy sul Corso appare un manifesto con una foto gigante del volto, benda sulla testa e maglia sporca di sangue, sotto il titolo “L’essenza del rugby”. In città girano “santini” elettorali con l’immagine del match e la scritta “Vota Luke sindaco”.
RITORNO A LOWER HUTT
Tutto questo e molto altro è stato Mahoney per Rovigo. Tutto questo e molto altro è stato Rovigo per Mahoney. Luke è partito ragazzotto di 27 anni da Lower Hutt, città di 100.000 abitanti a 25 km da Wellington. Ci tornerà a 40 anni uomo fatto, con moglie, figlia e un bagaglio di esperienze in giro per il mondo (memorabili i suoi viaggi zaino in spalla in Indonesia, Bolivia, Marocco...) che l’hanno fatto crescere, maturare, cambiare. Il tutto grazie a questa strana palla ovale. Capace di rimbalzare per migliaia di chilometri da Lower Hutt a Rovigo, generando storie di sport e di vita sempre belle, ed emozionanti, da raccontare.
 
Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 13:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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