Bankitalia, Visco: «Ripresa sarà lenta, con il Covid rischio aumento disuguaglianze»

Venerdì 29 Maggio 2020 di Luca Cifoni
Visco: «L'Italia ce la può fare ma deve affrontare le sue debolezze»
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Cita Socrate, per prendere atto della fase di eccezionale incertezza («possiamo solo riconoscere di "sapere di non sapere"» e Keynes per auspicare che la profondissima crisi in atto sia un'occasione per una «riduzione delle diseguaglianze». Nelle sue Considerazioni finali ai tempi del coronavirus (lette in presenza con misure di sicurezza e via streaming) il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco misura le conseguenze della recessione in atto sull'economia reale e sul sistema finanziario e indica alcuni percorsi possibili per il ritorno ad una nuova normalità, che però non potrà essere come la precedente.

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Per quanto riguarda il nostro Paese, la stima è quella di una caduta del Pil del 9 per cento, che però alla fine potrebbe rivelarsi anche più intensa (fino al 13%), con il rischio di una ripresa lenta nel 2021. Ma dalla crisi si uscirà certamente con un debito pubblico più alto - anche se la sua sostenibilità non è in discussione - e con un aumento delle disuguaglianze, non solo economiche. Il governatore della Banca d'Italia - che dà un giudizio positivo sull'azione del governo e su quella delle istituzioni europee - ha una visione comunque non pessimistica:  «Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere». Il livello dello spread dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi è sceso ma resta ancora ad un livello quasi doppio rispetto a quelli di Spagna e Portogallo; valori che secondo il governatore «non trovano giustificazione».

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Tra i cronici fattori di ritardo del nostro Paese vengono citate l'evasione fiscale (che incrementa la pressione sugli onesti), il peso dell'economia sommersa, l'eccessiva burocrazia, l'insufficienza delle infrastrutture. Tra gli elementi positivi su cui si può fare affidamento ci sono la flessibilità di un settore manifatturiero orientato all'export, la ricchezza finanziaria delle famiglie, ed anche la ritrovata solidità del sistema finanziario. La crisi penalizzerà in misura maggiore le fasce di popolazione con reddito più basso, che sono maggiormente presenti nei settori colpiti dalla recessione. Aumenteranno quindi le disuguaglianze e questo richiede un cambiamento profondo dell'economia. Date anche le tendenze demografiche negative, per tornare ad un tasso di crescita di almeno l'1,5 per cento l'anno (quello medio prima della crisi finanziaria globale) occorre un aumento di produttività di almeno un punto.Obiettivo ambizioso ma possibile, che richiede innanzitutto una ripresa degli investimenti.

Nelle sue Considerazioni Visco non manca di sottolineare la profondità del rapporto tra Italia e Europa, che in questa fase di crisi è apparso ancora più evidente. Il giudizio sul nuovo Fondo "Next generation Eu" annunciato dall'Unione europea è positivo, perché risponde alla necessità più volte evidenziata da Bce e Banca d'Italia di una risposta non solo monetaria alle difficoltà dell'economia. Significativo è il ricorso ad un debito comune che sarebbe «responsabilità di tutti i Paesi membri», con Stati che sarebbero beneficiari netti (tra cui il nostro) e altri invece contributori netti. L'Italia deve però attrezzarsi per usare le risorse comunitarie meglio di quanto fatto in passato. A livello globale, la minaccia sullo sfondo è quella della deflazione, che avvierebbe «un pericoloso avvitamento tra il declino dei prezzi e quello della domanda aggregata».

Per quanto riguarda le banche, che pure sono entrate nella recessione in condizioni relativamente buone, il governatore ritiene che la «profondità della recessione, nel medio periodo», «non potrà non avere effetti sui bilanci». Di conseguenza  «l'aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione e la loro vendita».
I potenziali rischi riguardano soprattutto gli istituti di credito più piccoli. In caso di necessità, la via suggerita all'interno della normativa europea è quella della ricapitalizzazione preventiva.

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 00:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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