Cinque governatori scrivono a Mattarella: no al voto il 20 settembre

Mercoledì 27 Maggio 2020
Cinque governatori scrivono a Mattarella: no al voto il 20 settembre

​Cinque governatori scirvono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: no al voto il 20 settembre. La proroga della data delle elezioni regionali, che «può essere giustificata solo da ragioni sanitarie ed emergenziali, sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che a nostro avviso non può giustificare la compressione dell'autonomia legislativa regionale e il diritto di voto degli elettori». È la lettera firmata dai governatori di Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Marche, indirizzata a Mattarella, al quale chiedono un intervento per evitare che le elezioni si svolgano dal 20 settembre in poi, come è intenzione del Governo.

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È scontro, dunque, sull'election day tra i cinque governatori prossimi alle elezioni regionali - Giovanni Toti, Michele Emiliano, Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Luca Ceriscioli - e il governo. I presidenti di Liguria, Puglia, Veneto, Campania e Marche - dunque uno schieramento bipartisan - minacciano «la rottura» dopo l'incontro con il ministro Lamorgese, che si è concluso con un nulla di fatto.

Obiettivo dei governatori: far votare un emendamento al decreto sulle prossime elezioni che apra un ventaglio per le elezioni regionali dal 27 luglio, data in cui i presidenti delle regioni vorrebbero andare alle urne. Resta invece sulla propria linea il governo, secondo cui le votazioni - che erano state posticipate per l'emergenza Covid - potrebbero svolgersi il prossimo 20 settembre, magari con un election day che includa anche le comunali e il referendum sul taglio dei parlamentari.

L'alternativa proposta sarebbe andare a votare il 6 settembre solo per le cinque regioni. Ma i cinque presidenti non ci stanno e in una lettera al capo dello Stato, chiedono l'intervento di Mattarella a sostegno delle loro ragioni. Il tutto in vista dell'approdo in Aula, domani, del decreto di rinvio delle votazioni ad autunno. La Commissione Affari costituzionali della Camera ha infatti appena approvato il provvedimento, che mantiene la finestra tra il 15 ottobre e il 15 dicembre per svolgere le elezioni, e nel corso del dibattito il sottosegretario all'Interno Achille Variati ha confermato che l'orientamento del governo è per il 20 e 21 settembre, con il ballottaggio il 4 e 5 ottobre.

Ma i cinque governatori, anche forti di un forte consenso capitalizzato in questi mesi di crisi sui propri territori, rivendicano la propria autonomia chiedendo le elezioni il 27 luglio. «Votare è un principio democratico, se va avanti così siamo costretti a rompere con il governo», hanno detto all'incontro con Lamorgese, secondo quanto è stato possibile ricostruire. Un confronto con toni accesi, assunti soprattutto da De Luca ed Emiliano, infuriati con il governo. «La gente va in spiaggia e ovunque riaprono i collegamenti. Come faccio a dirgli che però invece a luglio non si può andare a votare?», avrebbe detto il presidente campano. Emiliano ha invece portato uno studio che giustificherebbe le richieste dei governatori, sottolineando che in Corea si è appena votato e in Francia a breve si andrà alle elezioni.

Dal canto suo il ministro dell'Interno ha ricordato ai governatori, sempre secondo quanto si è appreso, che non viene leso alcun diritto decisionale e che i presidenti delle Regioni potrebbero indire le elezioni già per il 6 settembre: secondo le norme, entro il 18 luglio è possibile presentare il provvedimento ed entro il 7-8 agosto le candidature, facendo partire la campagna elettorale dal 7 agosto. Al termine della riunione il ministro, che da mesi è già in contatto con le regioni e i comitati per il referendum, ha preso atto delle posizioni dei cinque governatori e le riporterà al Presidente del Consiglio per poi riaggiornarsi con i governatori.

Una mediazione paziente e difficile, quella della Lamorgese, che deve far fronte anche alle proteste del'opposizione che va verso richieste diametralmente opposte: da giorni Lega e Fdi spingono infatti per andare al voto il 27 settembre.

E la partita con le Regioni è solo cominciata. Una volta alzati dal tavolo, i governatori hanno giocato l'ultima carta della giornata: una lettera al presidente Mattarella in cui si appellano alla Costituzione, sperando nel suo intervento. La proroga della data delle elezioni regionali, che «può essere giustificata solo da ragioni sanitarie ed emergenziali, sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che a nostro avviso non può giustificare la compressione dell'autonomia legislativa regionale e il diritto di voto degli elettori», si legge nella lettera, dove si fa anche riferimento - in caso di elezioni nel periodo di settembre - ai rischi di un danno per il turismo e ai problemi logistici e organizzativi in concomitanza con l'inizio delle scuole.



 
 
 
 
 

 

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