​Gestione Stato-Regioni? Contro il coronavirus è meglio, ma per il resto competenze al territorio

Mercoledì 27 Maggio 2020 di Natascia Porcellato
Gestione Stato-Regioni? Contro il coronavirus è meglio, ma per il resto competenze al territorio

Soltanto per fronteggiare il Covid per il 62% è preferibile la condivisione delle scelte. Ma per il resto si conferma la richiesta di assegnazione di competenze al territorio.

IL SONDAGGIO
Il pendolo dei poteri che oscilla tra Stato e Regioni l'abbiamo visto muoversi anche nel corso di questa pandemia. Tra le dichiarazioni del ministro per gli Affari regionali Boccia che invocava la centralizzazione assoluta delle disposizioni e i presidenti di Regione che chiedevano di poter decidere per i loro territori, alla fine la mediazione l'ha trovata il primo ministro, con il Governo a fissare il quadro di riferimento e le diverse Regioni a stabilire regole puntuali e specifiche.

Concorda con questa soluzione anche il 62% degli intervistati da Demos per l'Osservatorio sul Nordest del Gazzettino. L'ipotesi che metteva il Governo (6%) o le Regioni (15%) soli al comando, così come quella che prevedeva un quadro nazionale modificabile solo in senso restrittivo da parte delle Regioni (16%), infatti, appaiono tutte meno apprezzate dall'opinione pubblica dell'area.

Il duro confronto che si è svolto in questi mesi ha visto rinnovarsi tentazioni già conosciute, opposte e contrapposte. Lo Stato, da una parte, che mal sopporta le competenze concorrenti o esclusive delle Regioni. Le Regioni, dall'altra, che sono diversamente regolate, nel loro rapporto con il Centro, da statuti ordinari e non, con alcune - Veneto in testa - a chiedere maggiore autonomia.

POTERI
Eppure, posta di fronte al bivio tra Stato e Regioni, sono rari i casi in cui l'opinione pubblica nordestina appare dubbiosa. Così, dal turismo all'agricoltura (entrambe 80%), dal trasporto pubblico (77%) alla sanità (64%), l'assegnazione delle competenze alle Regioni appare largamente maggioritaria. Diverso invece il discorso sulla scuola: su questo, gli intervistati si spaccano esattamente a metà tra chi predilige lo Stato (50%) e chi sceglie le Regioni (50%).
Consideriamo l'influenza della politica nell'analisi delle risposte degli intervistati. Il turismo sembra mettere d'accordo ogni tipo di sensibilità: elettori del Pd (71%) o del M5s (59%), di Forza Italia (90%) o della Lega (92%), di FdI (87%) o dei partiti minori (79%), tutti sono largamente a favore del fatto che siano le Regioni a occuparsene. Anche in fatto di agricoltura e trasporto pubblico la maggioranza degli orientamenti porta alla Regione. 

LA POLITICA
Tra chi guarda al partito di Zingaretti (65 e 77%) o a quello di Berlusconi (73 e 80%); tra gli elettori di Salvini (94 e 86%) o della Meloni (86 e 77%), tra i pentastellati (78 e 68%) o chi guarda ai partiti minori (65 e 78%): in tutti i casi emerge una richiesta di minore presenza dello Stato. Più divisivi, invece, appaiono sanità e scuola. È tra chi voterebbe per il Pd (32 e 15%) e M5s (26 e 19%) che è più debole la richiesta di maggiore presenza delle Regioni in tema di salute e istruzione. I sostenitori di Forza Italia (52%) e dei partiti minori (55%) si schierano dalla parte della sanità regionale, ma in fatto di scuola sono meno convinti (rispettivamente, 38 e 40%). A mostrare la spinta più forte verso le Regioni anche in questi due settori sono i sostenitori della Lega (88 e 75%) e di FdI (83 e 59%).

E il pendolo, nel frattempo, continua a oscillare.

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