Alessandra Graziottin
PASSIONI E SOLITUDINI di
Alessandra Graziottin

Salviamo le api e forse ci salveremo

Lunedì 25 Maggio 2020
«Se le api muoiono siamo tutti spacciati»: questa la ragione che ha indotto le Nazioni Unite a istituire nel 2017 la Giornata Mondiale delle Api, il 20 maggio di ogni anno. Perché saremmo spacciati? Il 90% delle piante selvatiche da fiore e il 75% delle colture cereali, frutta e verdura ha bisogno di api e altri insetti impollinatori (oltre 16.000) per vivere. Le variopinte e leggiadre farfalle, le tenere coccinelle, le pungenti vespe ma anche i ragni, e perfino rettili e uccelli svolgono questa funzione di impollinatori. Le api sono un insetto speciale: operose e organizzate, vivono proprio di impollinazione, regalando bellezza verde e bontà. Il miele è il regalo delizioso di una funzione più importante: la sopravvivenza della vita verde, della biodiversità, della nostra stessa esistenza sulla Terra. Sono un termometro affidabile, e per questo accuratamente monitorato, del degrado ambientale che le sta uccidendo. Purtroppo una specie su 10 di api e farfalle europee è a serio rischio di estinzione. Una ricerca internazionale coordinata dall'Università di Berna indica che dal 5% al 40% delle api muore durante l'inverno, con un'onda lunga che continua in primavera ed estate. I killer delle amiche api, e dei loro cugini impollinatori, hanno molti volti: la degradazione, la distruzione e la frammentazione degli habitat sono il primo, grande nemico. L'inquinamento da agenti fisici e chimici, pesticidi in primis, è l'equivalente ambientale del Covid-19. Invisibile e ad alta diffusione, è il killer perfetto: ritroviamo i cadaveri delle api morte, ma non lo vediamo se non misurandolo con appositi strumenti. Il cambiamento climatico dà un'altra mazzata. E l'invasione da specie aliene fa il resto. Questo fino al febbraio-marzo 2020. Ora c'è un altro nemico, potente negli effetti e tragico negli esiti. Migliaia di cisterne ricolme di veleni d'ogni tipo sparano il loro contenuto per strade e piazze, città e villaggi, soprattutto in Paesi poveri, in Asia, Africa, Sud-America, nell'indifferenza internazionale. Dove le misure di isolamento e distanziamento non riescono ad arrivare per povertà, arriva la disinfezione politica del territorio. Esiti tragici, e non solo quando questi liquidi pericolosi vengono sparati con indifferenza anche su persone sedute lungo le strade, come ho visto in reportage alla CNN, con serie intossicazioni respiratorie e lesioni gravi agli occhi e alla pelle. Pensiamo davvero di poter sterilizzare l'universo? Sulla Terra ci sono miliardi di microrganismi virus, batteri, funghi, fagi vari con cui nella nostra presunzione conviviamo in pax armata. Con queste modalità insipienti di disinfestazione avremo due risultati: primo, selezione di specie resistenti e pericolosissime, per gli insetti e per le piante, oltre che per l'uomo. Secondo, un ulteriore e rapido inquinamento della terra, dei fiumi, dei mari. I prossimi mesi e anni ci presenteranno un altro conto costoso, in salute e vita. In ogni Paese, incompetenza, impulsività, ansia politica di fare il massimo, per conservare il consenso, navigazione a vista sul presente con totale indifferenza verso le conseguenze future delle scelte attuali, potenziano a dismisura le già drammatiche conseguenza del Covid-19. La fame non verrà solo dalla crisi economica, ma da un mondo avvelenato. Ciascuno di noi si impegni anzitutto a inquinare meno. Gli antidoti veri? Sono sostanziali: competenza, equilibrio, visione documentata e prospettica, in politica come nelle vite individuali. Torniamo a studiare, ad approfondire, a pensare alle conseguenze della nostre azioni e delle nostre scelte. Servono competenza, ma anche umiltà e visione della realtà, che non può essere un'invenzione estemporanea: «Io penso che». Ci sono un contenuto, una conoscenza documentata e meditata, una riflessione seria dietro a quel pensiero? Un'altra epidemia pericolosa ci sta minacciando: il virus si chiama hýbris. Lo hanno descritto per primi i Greci, con il significato di insolenza e tracotanza, contro il volere degli dei e le regole della natura. Oggi i social ne hanno consentito una diffusione impensabile agli Antichi. È hýbris la sovrastima sine materia della propria competenza e delle proprie capacità. È una coscienza di sé orgogliosa e distruttiva, perché incurante degli altri. È hýbris che ha infettato l'incompetente che presume di saper guidare un Paese perché «io penso che». Le amiche api sono il volto silenzioso e dolente dell'arroganza umana che sta uccidendo il mondo, prima e più del Covid. Salvandole, forse ci salveremo.
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