Se ti avvicini troppo Leo suona l'allarme: l''invenzione si fissa sul soffitto

Domenica 24 Maggio 2020
I tre imprenditori pordenonesi che hanno contribuito a far nascere Leo
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PORDENONE - E’ nato Leo: il dispositivo ottico che rileva la distanza di sicurezza. Una tecnologia che è la felice intuizione di imprenditori del Pordenonese, con esperienze internazionali, pensata con l’obiettivo di supportare la riapertura dei luoghi pubblici garantendo il distanziamento interpersonale. Con l’avvio della Fase 2 post Covid-19, che in Friuli Venezia Giulia si è vissuta in anteprima da lunedì scorso, dovremo fare i conti con un cambiamento di abitudini e con l’introduzione di nuovi automatismi: il rispetto del distanziamento sociale sarà fondamentale e obbligatorio. Ma come riuscire a mantenerlo in luoghi pubblici chiusi come uffici, fabbriche, supermercati? La sfida sarà proprio riuscire a continuare a vivere, tutti insieme, ma in sicurezza. Per farlo serviranno protocolli precisi e organizzazione, anche grazie all’aiuto della tecnologia. 
L’IDEA
Ci vogliono però idee anche molto semplici e la risposta è Leo: un dispositivo ottico che installato sul soffitto di luoghi pubblici è in grado di calcolare la distanza di sicurezza minima tra le persone: se si avvicinano troppo - cioè restano sotto la distanza di sicurezza anti-contagio di 1,5 metri per oltre 10 secondi - avvisa con un segnale acustico, permettendo dunque di ristabilire le distanze e rendere meno affollata l’area. Il sistema si basa su intelligenza artificiale, con integrato sensore video, sistema acustico per l’avviso, software e un case realizzato con stampante 3D additiva che permette di velocizzare i processi produttivi. Il funzionamento di Leo è simile a quello dei segnalatori di fumo: una volta installato sul soffitto, questo piccolo concentrato di tecnologia salvaguardia così la sicurezza delle persone e poiché non si connette ad altri dispositivi, reti o registrare dati, garantisce il rispetto delle norme vigenti anche in termini di privacy. Ad idearlo tre aziende italiane a partire dalla Wi4b Srl. fondata da imprenditori del pordenonese - è una società di engineering per soluzioni IoT, con collaborazioni attive con le più rinomate Università e Centri di ricerca (tra cui il Cnr) e con attività nel sudest asiatico - in collaborazione con l’azienda milanese Design Factory 21am che ne ha curato il design e la trevigiana Twin Advisors per la comunicazione. 
LA PRODUZIONE
La produzione è partita, con ordini già ricevuti, ed è già in fase di installazione in uffici, open space, supermercati, aziende, negozi di quartiere. Ma l’obiettivo è farne un modello di esportazione. Paolo Toppan, pordenonese d’origine, partner di Wi4B: “L’esperienza internazionale nello sviluppo di soluzioni hi-tech ci ha permesso di rispondere in tempi rapidissimi con un’idea originale, semplice e di facile applicabilità, che nasconde un piccolo concentrato di tecnologia. Siamo orgogliosi che le prime sperimentazioni siano avvenute in Italia, tra cui nella provincia di Pordenone, in cui abbiamo mosso i primi passi”. Progetto che coinvolge anche Massimiliano Castellari, originario di San Vito al Tagliamento. Leo, che si è appena affacciato sul mercato ed è già un prodotto molto richiesto, infatti deve molto al nostro territorio poiché è stato sviluppato qui nel Pordenonese. A causa del confinamento, parte dell’attività di ricerca e sviluppo si è spostata a Villotta di Chions, dove si sono potuti effettuare i primi test della soluzione, coinvolgendo diverse realtà imprenditoriali locali. Come il Maglificio Corini, con sede a Villotta, eccellenza del cashmere che collabora con i più prestigiosi marchi dell’alta moda che si è reso da subito disponibile alla sperimentazione del dispositivo Leo all’interno dello stabilimento produttivo.
Emanuele Minca
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