Confine. Il muro dell'Austria con l'Italia danneggia anche la Carinzia

Domenica 24 Maggio 2020 di Tiziano Gualtieri
Le terme carinziane di Warmbad

TARVISIO Se Friuli Venezia Giulia e Alto Adige piangono, la Carinzia non ride, perché una stagione turistica senza turisti italiani è come una Kirchtagsuppe (tradizionale zuppa festiva di Villach) senza il dolce tipico che l’accompagna, il Reindling: rimane l’amaro in bocca per un piatto non assaporato fino in fondo. Perché se è vero che in Valcanale l’assenza dello storico interscambio transfrontaliero mette in seria difficoltà un settore economico che in gran parte si basa sulla presenza degli austriaci, anche al di là del confine la sofferenza potrebbe essere pesante. La linea dura decisa dal governo austriaco, potrebbe rivelarsi per Vienna, e più nel dettaglio per Klagenfurt e Villach, un’arma a doppio taglio.


ECONOMIE SIMBIOTICHE
Che l’Austria - che ha concesso il passaggio a tedeschi e svizzeri, turisti compresi, diretti nel nostro Paese - non possa fare a meno dell’Italia lo sostengono anche i Verdi, alleati di Kurz al Governo, ma già pronti a dare battaglia sul no del Cancelliere al recovery fund: «L’economia austriaca è intrecciata con i Paesi vicini. Chi aiuta l’Italia, aiuta l’Austria - ha sottolineato Michel Reimon, politico austriaco dei verdi austriaci e membro del Parlamento Europeo- Se non ci sono investimenti nel nord Italia, avremo un aumento della disoccupazione anche in Carinzia e Tirolo». Come accade per Tarvisio, infatti, anche oltre confine sono diverse le attività che fanno affidamento sugli scambi transfrontalieri. Scambi non solo legati alla presenza di turisti, ma anche alla quotidianità. Preoccupazioni sollevate dagli operatori economici tarvisiani, ma non sottovalutate neppure da quelli d’oltre confine, consapevoli che un lungo stop rischia di causare gravi ricadute soprattutto in previsione di una stagione estiva incerta. Anche la Carinzia, dunque, non è immune dalla necessità di riaprire i confini. Seppur sia ancora difficile quantificare il danno economico, è innegabile che gli italiani contribuiscano a fare “la ricchezza” carinziana, non solo di alberghi o terme, ma anche di ristoranti, negozi, pompe di benzina o centri commerciali dove la presenza di nostri connazionali è azzerata.
CHIUSI BENZINAI E HOTEL
Un chiaro esempio del disagio è il “Suedrast Dreilaenderecke” di Arnoldstein, crocevia del turismo proveniente dall’Italia.

L’autogrill con annesso ristorante e hotel che si trova sull’A2 “Sued Autobahn” a soli 15 chilometri dal confine italiano, aveva riaperto il 15 maggio, ma ha dovuto richiudere almeno fino al 15 giugno. Il motivo? Aprire non è conveniente. Se prima del lockdown si registravano quasi duemila persone al giorno, ora l’afflusso si era ridotto a una cinquantina scarsa. Troppo poco per una struttura di quel tipo. Discorso identico per il “Maria’s Diner” di Rosegg. Ma chiusi per Covid sono anche molti alberghi attorno a Warmbad. Nonostante Vienna faccia proclami per promuovere il turismo interno, è evidente come sia impensabile sopravvivere con i soli villeggianti autoctoni. 
QUARTI IN CLASSIFICA
Anche l’Austria ha bisogno degli stranieri per un settore che produce il 16% del prodotto interno lordo: nel 2019, come riportato dall’Ufficio Turistico Nazionale, i pernottamenti totali sono stati quasi 153 milioni, di cui il 75% erano turisti provenienti dall’estero. E se il turista italiano si piazza al quarto posto dietro a tedeschi, olandesi e svizzeri, in Carinzia il tricolore sventola sul secondo gradino del podio. Un aumento costante negli ultimi anni (nel giugno 2019 si era festeggiato il dato record di quasi 436mila arrivi con un aumento di stranieri pari al 22%), con un trend che stava proseguendo anche a inizio 2020. A febbraio la Carinzia ha potuto contare sul più alto numero mai registrato di arrivi (252.778) e pernottamenti (1.141.302), con un +18% di italiani; a marzo si è verificato il tracollo: solo 57.121 arrivi e 290.129 pernottamenti, il -60% rispetto al 2019. I primi a “sparire”, neanche a dirlo, sono stati gli italiani (-82%), seguiti da olandesi (-77%) e tedeschi (-64%). Dati che per l’estate -gli italiani diventano la terza forza turistica straniera - fanno intuire come difficilmente gli operatori carinziani possano permettersi di privarsi di noi. 

Ultimo aggiornamento: 08:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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