Grandi manovre: allo studio il passaggio di Perini Navi sotto il controllo di Sanlorenzo

Venerdì 22 Maggio 2020 di Sergio Troise
lL barca più importante costruita da Perini Navi, il Maltese Falcon di 88 metri Falcon di 88 metri,
AMEGLIA - Nel mondo dell’auto si parla molto della fusione tra FCA e PSA, che dovrebbe dare vita al quarto gruppo mondiale dell’automotive. Nel mondo della nautica, invece, si sapeva da tempo delle mire di Sanlorenzo su Perini Navi, storiche aziende del made in Italy specializzate in super yacht a motore e a vela, ma finora non c’erano state ammissioni ufficiali: le parti hanno operato in assoluta riservatezza fino al 21 maggio, quando i vertici di Sanlorenzo Yacht hanno deciso (d’intesa con la controparte) di uscire allo scoperto, diramando un comunicato in cui si legge che l’azienda è “interessata a valutare Perini Navi”.

Con il colosso (in difficoltà) della vela di lusso è stato dunque già concordato il riconoscimento di “un periodo di esclusiva per porre in essere tutte le verifiche necessarie per passare alla fase operativa”, ovvero per entrare nel capitale sociale di Perini con una quota di maggioranza (probabilmente al 70%). L’operazione viene giudicata dal cantiere ligure “coerente” con il proprio modello di business, essendo finalizzata ad ampliare il perimetro di attività e a consolidare la propria presenza nel settore dei super yacht. Non è dato sapere, per ora, quanto costerebbe l’operazione, mentre è certo che Perini ha tutto l’interesse a risolvere i propri problemi, avendo deciso, in contemporanea con l’ufficializzazione delle trattative con Sanlorenzo, di fare richiesta al Tribunale di Lucca di accesso alla normativa prevista dalla legge fallimentare per raggiungere un accordo di ristrutturazione del debito.

I principali protagonisti dell’operazione sono Massimo Perotti, che nel 2005 acquisì Sanlorenzo e da allora ne ha guidato crescita e internazionalizzazione, e Lamberto Tacoli, un passato nel Gruppo Ferretti, e dal 2017 presidente e amministratore delegato di Perini Navi, dove è approdato per volontà della famiglia Tabacchi, che oggi vanta il controllo del cantiere con una quota di maggioranza.

Ritrovatisi sotto il tetto comune di Confindustria Nautica (l’ex Ucina) dopo anni di rivalità e polemiche senza fine (Tacoli è stato anche il fondatore di Nautica Italiana, che dal 2015 a pochi mesi fa, quando si è sciolta, ha dato vita ad un gruppo di imprese staccatesi dalla rappresentanza confindustriale), i due imprenditori/manager hanno avviato con discrezione un percorso sviluppatosi su un doppio binario: da una parte la pace tra big del settore (obiettivo centrato, con le uniche spine del rifiuto di Azimut-Benetti a tornare indietro, e il malcontento di una parte dei cantieri della cosiddetta “piccola nautica”, confluiti nella Afina), dall’altra la ricerca di un accordo bilaterale, mirato alla costituzione di un gruppo unico, in grado di consolidare la presenza italiana nel settore dei super yacht. I colloqui si sono infittiti nella fase di stop della produzione imposta dalla pandemia e oggi il progetto di alleanza è un’operazione pubblica, sotto gli occhi di tutti.

Perini Navi, che al suo interno ingloba anche il marchio Picchiotti, storico cantiere produttore di yacht a motore, con un passato prestigioso anche nelle forniture militari, è controllato, come detto, dalla società Fenix della famiglia Tabacchi (già imprenditori nel settore degli occhiali) e da Lamberto Tacoli (presidente e amministratore delegato), nonché da Fabio Perini (attraverso Faber Group, presente nel capitale al 25%), che dell’azienda fu il fondatore nel 1983, quando – lui industriale della carta – s’impose all’attenzione generale per l’invenzione di un sistema di verricelli automatici mossi da motori elettrici controllati elettronicamente: una genialata che da allora ha messo i velisti in condizione di manovrare anche barche di grandi dimensioni con equipaggi ridotti all’osso, in alcuni casi persino autonomamente.

Sanlorenzo, invece, è rappresentato da una società quotata in Borsa controllata da Massimo Perotti, che ha al suo fianco, nel consiglio di amministrazione dell’azienda, la figlia Cecilia Maria, architetto, il vice presidente Paolo Olivieri, Silvia Merlo (amministratore delegato dell’omonima impresa, nota per le sue macchine speciali) e Licia Mattioli, amministratore delegato della Gioielli Mattioli. Della compagine manageriale fa parte anche Carla Demaria (ex numero 1 di Ucina e attuale presidente della Società I Saloni nautici, che organizza il Salone di Genova) alla quale è stata affidata la guida del marchio Bluegame, di recente acquisito da Luca Santella, il geniale architetto navale cui si deve l’”invenzione” delle Sport Utility Boats.

Il comunicato diffuso da Ameglia, sede storica di Sanlorenzo, puntualizza che “l’operazione in fase di valutazione è subordinata all’esito positivo delle verifiche e degli approfondimenti appena avviati, al raggiungimento di accordi vincolanti tra le parti ed è soggetta al verificarsi di diverse condizioni”. Se tutta la fase di approfondimento darà esito positivo, è fuor di dubbio che nascerà un colosso del Made in Italy nautico in grado di recitare un ruolo molto importante sulla scena internazionale.

Perini Navi – vale la pena ricordarlo – è un marchio conosciuto nel mondo per la qualità e il prestigio dei suoi velieri, è sinonimo di eccellenza nel settore e si è costruito la fama di specialista indiscusso nella costruzione di imbarcazioni a vela oltre i 40 metri di lunghezza: tra i più noti il Principessa Vaivia di Silvio Berlusconi e il fantastico Maltese Falcon, un tre alberi di quasi 90 metri (88 per la precisione) costruito facendo ampio ricorso al carbonio e adottando vele quadrangolari che si estendono per 2400 metri quadri, così come deciso dal progettista Ken Freivokh e dall’armatore californiano Tom Perkins, titolare della Hewlett-Packard Computers. Insomma, prodotti di qualità e prestigio indiscussi, e tuttavia non sufficienti a far quadrare i conti, anche a causa del brusco arresto delle attività (e di importanti trattative) imposte dalla pandemia.

Quanto a Sanlorenzo, è una delle aziende italiane leader nel mondo per numero di yacht di lunghezza superiore ai 30 metri ed è stato a lungo l’unico player della nautica di lusso a competere in diversi segmenti con un unico marchio. Negli anni post-crisi 2008 il cantiere ha mantenuto stabili sia i volumi di produzione sia il numero di dipendenti, e sono state avviate collaborazioni con firme autorevoli del design e dell’architettura che hanno rivoluzionato totalmente il concetto di spazio a bordo, fino all’”invenzione” dello yacht “asimmetrico”: un’escalation che ha reso sempre più forte l’azienda e, tra l’altro, ha fruttato a Perotti prima la nomina a Cavaliere del Lavoro da parte del presidente della Repubblica (2017), poi, nel 2019, il titolo di “imprenditore dell’anno”.

Vero è che al momento la fusione sotto il controllo di Sanlorenzo è ancora una ipotesi, ma una cosa è certa: le due realtà del nostro miglior Made in Italy nautico sono accomunate dagli stessi valori fondanti, rappresentati da un limitato numero di imbarcazioni prodotte ogni anno, da design e qualità inimitabili e dal rivolgersi ad una esperta e sofisticata clientela internazionale. Si tratterebbe dunque di un’operazione coerente con il modello di business di entrambi i cantieri, che consentirebbe da un lato il giusto rilancio del meno forte (Perini) e dall’altro la consacrazione ai massimi livelli di Sanlorenzo, finalmente in grado di ampliare il perimetro di attività e consolidare ulteriormente la propria presenza nel settore dei superyacht, lì dove noi italiani dominiamo la scena anche con Azimut-Benetti e Ferretti Group.

Quante sono le possibilità che l’affaire vada in porto? Presto per dirlo, ma nella nota ufficiale diffusa da Ameglia si leggono le seguenti parole: “L’operazione sarà approfondita dalle parti durante un periodo di esclusiva in piena condivisione ed armonia. Questo permetterà a Sanlorenzo di valutare costi e sinergie possibili e di valutare l’eventuale interesse a concludere l’operazione”. Impossibile, per ora, valutare i costi, tuttavia vale la pena ricordare che nel 2019 i ricavi netti dalla vendita di nuovi yacht sono ammontati, per Sanlorenzo, a circa 456 milioni di euro, con l’Ebitda rettificato a 66 milioni e il risultato netto di Gruppo fissato a 27 milioni di euro.

In attesa di conoscere gli sviluppi, vale la pena ricordare anche che il cantiere guidato da Massimo Perotti dispone attualmente di quattro siti produttivi a La Spezia, nella vicina Ameglia, a Viareggio e Massa, mentre Perini Navi ha sedi a Viareggio, a Yildiz, presso Tuzla (zona industriale di Istanbul) e dispone di una parte dei Cantieri Navali Beconcini di La Spezia, dove vengono eseguite operazioni di assistenza e manutenzione. A Viareggio, inoltre, hanno sede i capannoni di Picchiotti, acquisiti nei primi anni 90. Produzione e assistenza a parte, sul fronte commerciale sia Sanlorenzo che Perini dispongono di filiali negli Stati Uniti, considerate decisive per proseguire sulla strada dell’internazionalizzazione.
Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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