Manifattura, produzione in piccchiata: il fatturato cala di oltre l'11%

Venerdì 22 Maggio 2020 di Mattia Zanardo
Dati preoccupanti nel primo trimestre
BELLUNO In ritirata ci si augura irreversibile sul piano sanitario, il Covid lascia dietro a sé una scia preoccupante per le conseguenze economiche. Che nei prossimi mesi rischia di aggravarsi ancora di più. Già il primo trimestre dell'anno, tuttavia, risente delle ripercussioni dell'emergenza, nonostante solo marzo sia stato interessato dal lockdown: nel manifatturiero bellunese, la produzione crolla del 9% rispetto ai tre mesi precedenti, il fatturato dell'11,3%.
IL DIVARIO
Pochi punti di differenza, ma caduta libera confermata anche nel confronto con il medesimo periodo del 2019. In entrambi gli indicatori, performance peggiori rispetto alla media regionale. La situazione, com'è facile intuire, risulta più grave per le imprese che hanno dovuto sospendere l'attività (circa tre quarti del totale), mentre chi ha potuto proseguire registra una produzione in lieve crescita. Si tratta, però, di un rimbalzo, avvertono gli analisti dell'ufficio studi della Camera di commercio, curatori dell'indagine congiunturale, che non cambia la sostanza dell'andamento: per ritrovare cali simili occorre andare indietro nel tempo fino al 2009.
LA CONFERMA
Ulteriore riprova? Il grado di utilizzo degli impianti da parte delle imprese precipita al 65,4% (ovvero oltre un terzo del potenziale produttivo è inespresso), una decina di punti in meno del finale dell'anno scorso. L'unico segnale confortante, a differenza tra l'altro dal resto della regione, lo invia la raccolta degli ordinativi: un più 2,6% su base trimestrale e più 0,9% su base annua, frutto con ogni probabilità, spiegano ancora gli esperti camerali, della proiezione all'estero dell'occhialeria. E questo quadro rischia di essere solo l'inizio. Il portafoglio ordini si è accorciato da 58 a 45 giorni e le previsioni per il prossimo trimestre tendono decisamente al pessimismo: oltre sei imprenditori su dieci propendono per un'ulteriore contrazione di produzione e ricavi a fine giugno, anche nell'ordine di 20 punti percentuali, a fronte di appena un 10% fiducioso nella crescita.
LE SPERANZE
Anche in questo caso le (deboli) speranze sono risposte sulla domanda estera: per più della metà si rafforzerà o rimarrà quantomeno stabile, contro, ad esempio, il 65% di negativi tra i colleghi trevigiani. Certo, i giudizi vanno tarati sul fatto di essere stati raccolti ad aprile, nel periodo più nero dell'emergenza globale. Ma sul sentimento generale ci sono pochi dubbi. Non a caso, per l'80% degli imprenditori difficilmente le perdite potranno essere recuperate entro l'anno.
EFFETTI COLLATERALI
La serrata ha generato anche altri effetti: quasi tre imprese su quattro hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, mentre il 55% ha utilizzato forme di smart working (interessando il 12% dei propri addetti). Una minoranza (7,2%) ha anche dovuto attuare dei licenziamenti. L'11,3% delle aziende in questo periodo ha convertito parte della propria produzione, molto più numerose (oltre 58 su cento) quelle in difficoltà per i ritardi dei pagamenti. «Di fronte ad una combinazione di fattori negativi senza precedenti, occorrono anche politiche di sostegno senza precedenti», commenta Mario Pozza, presidente della Camera di commercio. Tre le priorità indicate dalle imprese manifatturiere: «Facilitare l'accesso al credito - sintetizza Pozza - soprattutto non applicare in modo automatico le procedure standard di valutazione del merito di credito, del tutto incongrue rispetto alla caduta dei fatturati e all'incremento degli insoluti da parte dei clienti. Il rinvio delle scadenze fiscali: di tutte, non solo dell'Irap, che forse è un modo migliore per avere liquidità dallo Stato anziché indebitarsi. Il potenziamento della Cassa Integrazione: da intendersi come potenziamento delle coperture finanziarie per l'istituto».
DOLOMITIBUS IN ROSSO
Intanto  Dolomitibus bussa al Governo e Confartigianto propone un servizio parallelo. È quanto emerso dal confronto tra Provincia, Dolomitibus, sindacati, categorie economiche, mondo della scuola e associazione dei consumatori riuniti al tavolo sul tpl (trasporto pubblico locale) convocato a Palazzo Piloni. Il passaggio del virus ha messo in difficoltà la società che, ora, si ritrova con entrate ridotte, una perdita di 1 milione e mezzo di euro e un servizio tutto da riorganizzare. 
I DATI
Tutti d'accordo, i partecipanti al tavolo, sulla necessità di scrivere al Governo e al Ministero dei Trasporti per chiedere il sostegno finanziario in grado di garantire la sopravvivenza del trasporto pubblico nel territorio. La riduzione del servizio disposta dalle ordinanze regionali si accompagna infatti a una caduta dell'utilizzo del mezzo pubblico, anche per effetto della paura del contagio. E così nelle ultime settimane la società si ritrova a dover fare i conti con 1.857 utenti al giorno, contro una media pre-Covid di 28mila passeggeri. L'incasso da tariffa del mese di aprile raggiunge appena il 6% dell'incasso medio mensile in periodo normale.
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