Casa di riposo sotto accusa per la morte del 63enne, la vedova: «Era in stanza con un positivo»

Venerdì 22 Maggio 2020 di Luca Ingegneri
Casa di riposo sotto accusa per la morte del 63enne, la vedova: «Era in stanza con un positivo»
CITTADELLA - Si arricchisce di nuovi particolari l'inchiesta, al momento senza una precisa ipotesi di reato né indagati, aperta dal procuratore aggiunto Valeria Sanzari sugli undici decessi da Coronavirus in 17 giorni alla storica casa di riposo di Borgo Padova. I legali dell'associazione Civica Difesa, firmataria dell'esposto, hanno depositato in Procura le dichiarazioni testimoniali della moglie di una delle vittime, il 63enne contabile di San Martino di Lupari Gino Antonello, spirato il 18 aprile all'ospedale di Cittadella. Lo stimato professionista, che soffriva di alcune gravi patologie, era stato trasferito all'ospedale di comunità, all'interno del Centro residenziali anziani di Cittadella, dopo un ricovero all'ospedale San Bortolo di Vicenza iniziato ai primi di febbraio. É a Borgo Padova che sarebbe stato contagiato. A sostenerlo è la moglie di Antonello.

LA TESTIMONIANZA
La donna riferisce che, dopo le dimissioni dalla struttura socio assistenziale, il consorte aveva ricevuto la visita domiciliare del suo medico di base, il dottor Trento. In quella circostanza il medico aveva raccontato di aver saputo che Antonello era stato sistemato nella stessa stanza di un paziente risultato positivo al Covid-19. E se gli stessi valori biologici riscontrati nel corso di quella visita si fossero confermati anche l'indomani, si sarebbe reso necessario il ricovero ospedaliero. Circostanza puntualmente verificatisi: Gino Antonello era stato trasferito d'urgenza all'ospedale di Cittadella dove il suo cuore aveva smesso di battere due giorni dopo. Nella sua testimonianza la donna racconta anche un altro episodio, risalente alla prima settimana di marzo, sempre durante la degenza a Borgo Padova. Il marito le aveva riferito al telefono che, nonostante il blocco degli accessi, in casa di riposo continuavano a circolare persone diverse dagli operatori della struttura. «Loro fanno entrare chi vogliono»: questa la frase pronunciata dal 63enne. Una circostanza confermata pure dai familiari di altre due vittime che hanno riferito del continuo via vai di manovali di un'impresa edile, senza mascherine, impegnati in lavori di ristrutturazione all'interno della casa di riposo.
I QUESITI
L'associazione Civica Difesa chiede alla Procura di accertare per quali ragioni Gino Antonello sia stato dimesso in fretta e furia dall'ospedale di comunità il 6 aprile senza l'effettuazione di un ulteriore tampone visto che il test del 25 marzo era risultato negativo. La positività del contabile è stata infatti riscontrata soltanto nove giorni dopo le dimissioni, e cioè all'atto del ricovero in ospedale (15 aprile), quando il suo quadro clinico era ormai largamente compromesso. I legali sollecitano l'acquisizione della cartella clinica di Gino Antonello al fine di verificare quanti tamponi siano stati effettuati sulla vittima, e i registri della casa di riposo, con l'obiettivo di accertare l'esatta dislocazione dei pazienti positivi al Covid-19. Soltanto da un'attenta analisi di questa documentazione possono essere stabiliti eventuali profili di responsabilità per la mancata o insufficiente adozione di accorgimenti o presidi utili ad evitare il contagio.
 
Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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