Coronavirus, corsa arrestata. Scibetta: «Non dobbiamo tornare indietro»

Venerdì 22 Maggio 2020 di Elisa Fais
Soddisfazione all'Ulss per il lavoro svolto ma massima concentrazione e l'invito a tutti a non abbassare la guardia
PADOVA - «Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora il testimone passa nelle mani dei cittadini. Qualsiasi cosa dovesse succedere rispetto a una ripresa del contagio sarà imputabile esclusivamente al comportamento delle persone, che finora hanno dimostrato grande senso civico e non devono perderlo». Il monito arriva dal direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta, a proposito degli assembramenti documentati negli ultimi giorni in diverse città del Veneto. «Abbiamo visto scene incomprensibili e ingiustificabili – ha dichiarato il dg, ieri, durante la diretta Facebook da via Scrovegni - con questi atteggiamenti rischiamo una veloce ripresa del contagio. Abbiamo vinto la battaglia, ma la guerra è ancora molto lunga. Non bisogna lasciarsi prendere dal senso liberatorio che l’allentamento delle misure ci può indurre ad avere, e a comportamenti che trascendono in irresponsabilità e disprezzo completo della salute propria e altrui. In attesa del vaccino figlio della scienza oggi disponiamo del vaccino figlio della coscienza individuale, ed è a questo che si fa appello per non rovinare tutto».
CURVA STABILE
La curva del contagio rimane ancora stabile in provincia di Padova, l’ultimo bollettino di Azienda Zero mostra tre nuovi casi di Coronavirus registrati tra ieri e mercoledì pomeriggio. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria si sono verificate 274 morti legate al Covid-19, un nuovo decesso è stato registrato nelle ultime 24 ore. Attualmente risultano positivi al tampone 257 padovani (-12 rispetto mercoledì), mentre i guariti e negativizzati sono 3.392 (+14). Nel giro di una giornata 71 persone sono uscite dalla quarantena, sono in isolamento domiciliare in 220. Cala lievemente il carico ospedaliero, nelle varie strutture patavine sono ricoverati in totale 34 pazienti (-3). «Non dobbiamo più tornare indietro, a una situazione con i letti a castello in ospedale», chiarisce Scibetta.
Dal 21 febbraio ad oggi il Covid hospital di Schiavonia ha accolto 435 pazienti. Di questi, 325 (ovvero il 74%) hanno dai 61 anni in su. Altri 73 da 51 a 60 anni, 29 da 41 a 50 anni e 8 sotto i 40 anni. Ieri ha partecipato alla diretta Facebook anche il direttore della Rianimazione di Schiavonia, Fabio Baratto, da sempre in prima linea nella battaglia contro il Coronavirus. I casi gravi che hanno avuto bisogno di ventilazione assistita finora sono stati 54, il primo guarito e dimesso dalla rianimazione è stato Graziano Ruzza. Il 53enne originario di Agna ha portato la sua testimonianza ieri in diretta web, allo scopo di sensibilizzare i padovani. «L’aspetto più eclatante è stato l’afflusso rapido e quasi schizofrenico dei pazienti – spiega il dottor Baratto -. All’inizio pensavamo morissero tutti, nessuno migliorava e non avevamo conoscenza sulle terapie con assetti variabili. Graziano ci ha colpito perché era molto grave nonostante la giovane età. Lui ce l’ha fatta, qualche altro no. Abbiamo avuto sedici decessi in reparto, questa patologia è seria e non va sottovalutata». 
 
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