Le giostre non girano più, il Covid spegne fiere, spettacoli e industria di settore

Venerdì 22 Maggio 2020 di Marcello Bardini
Fabio Martini, senza caschetto, titolare della Technical Park
ROVIGO - Situazione difficile per le aziende del Distretto polesano della Giostra. L’emergenza Covid ha purtroppo creato un problema che non si risolverà in poco tempo: le commesse per quest’anno sono state in gran parte annullate e il freno all’economia del settore si ripercuoterà anche su tutto il 2021. Alcune aziende melaresi hanno iniziato a fare il punto della situazione. Fabio Martini è titolare (col fratello Christian e con Andrea Zerbinati) della Technical Park, tra le leader nel settore. Martini fu il primo a proporre, insieme a Cna Rovigo, l’idea del Distretto, più di dieci anni fa, e oggi ne è anche vicepresidente: «Io desidero prima di tutto ringraziare il prefetto di Rovigo Maddalena De Luca per la sua sensibilità - afferma - Ha capito infatti che le nostre aziende non lavorano in “catena di montaggio” e quindi, essendo mantenuti i requisiti di sicurezza tra i dipendenti, ci ha permesso di riaprire. Io ho ovviamente fatto le corse per adeguare l’azienda alle nuove disposizioni. Solo la messa in sicurezza ci è costata 10mila euro. Si conti, poi, che abbiamo anticipato noi la cassa integrazione per i dipendenti. Certo, potremo terminare qualche consegna in rimanenza, ma i clienti che sono chiusi da febbraio non possono pagarmi le rate. E stiamo aspettando gli aiuti dalle banche che, però, dopo due mesi non son ancora arrivati».
FIERE RINVIATE
Si aggiunga, poi, che sono “saltate” tutte le fiere del settore di questo periodo, come quelle di Mosca e Mumbai. Quella principale a livello internazionale che generalmente si tiene a ottobre a Londra, è stata rimandata all’anno prossimo. A novembre pare si terrà, invece, quella di Orlando, in Florida. Un imprenditore come Martini sarà però costretto a mandare un proprio agente americano perché, altrimenti, i costi sarebbero insostenibili. Per farsi conoscere, quindi, le aziende dovranno puntare soprattutto sui canali tradizionali: «Ci siamo presi questi giorni per potenziare, ad esempio, l’aspetto pubblicitario. Se prima mandavamo la nostra newsletter una volta al mese, ora la mandiamo una volta a settimana. Cercheremo di uscire maggiormente sulla stampa di settore. Io non ho soluzioni - continua Martini - Mi basterebbe, però, che non passassero tre mesi da quando un politico dice qualcosa all’attuazione di quel qualcosa. Bisogna snellire prima di tutto la burocrazia».
FUOCHI D’ARTIFICIO
Conferma questo stato d’animo Remo Parente, classe 1940, titolare dell’omonima azienda di fuochi artificiali, nella quale lavora con i tre figli, in una vita intera dedicata a “dipingere il cielo”. Suo nonno iniziò l’attività in Puglia 115 anni fa, poi si trasferì in Polesine. Oggi la Parente Fireworks è prima in Italia e tra i primi tre in Europa, ed è anche l’unico centro di produzione italiano di polvere nera. Tra i fiori all’occhiello, la Festa del Redentore a Venezia e quella del 14 luglio a Parigi (che quest’anno purtroppo salterà), oltre ad eventi in altri settori, come la Formula Uno e i concerti di Pink Floyd e U2. I clienti principali di Parente sono, per oltre la metà, all’estero: Stati Uniti, Emirati Arabi, Corea. L’azienda, sulla carta, potrebbe lavorare: «Con i codici Ateco siamo a posto: producendo esplosivi avevamo già protocolli rigidi e abbiamo comunque sempre lavorato in massima sicurezza. Il fatto è che sono saltate le manifestazioni all’aperto in tutto il mondo e nessuno fa spettacoli pirotecnici».
DIPENDENTI IN CIG
Parente ha 50 dipendenti, tutti in cassa integrazione: «In questi giorni ne chiamiamo qualcuno per fare pulizia. Non abbiamo possibilità di chiudere del tutto: abbiamo un prodotto che deve essere tenuto in osservazione e 90mila metri quadrati che necessitano di vigilanza. Ognuno dei nostri automezzi costa 4mila euro l’anno di assicurazione, senza contare i 50mila di polizza sull’attività. Sono tutti costi che dovremo affrontare comunque, anche se non stiamo lavorando. Come facciamo? Cosa dirò alle famiglie dei miei dipendenti?».
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