Il centro commerciale ai tempi del Coronavirus: termoscanner all'ingresso e maxi-piano per la sicurezza

Giovedì 21 Maggio 2020 di Marco Agrusti
Un'addetta alla sicurezza con il termoscanner al centro commerciale Gran Fiume
PORDENONE - Quando a precisa domanda, il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga aveva risposto “sì, certo”, qualcuno aveva storto il naso. Riaprire i centri commerciali sembrava un rischio maggiore di quello legato alla ripartenza dei bar e dei ristoranti. Grandi collettori di persone, negozi uno dietro l’altro, mete di pellegrinaggio domenicali: gli ingredienti per un corto circuito c’erano tutti. Invece, forse complice la strada già asfaltata in piena fase uno dai supermercati, da lunedì ci si è trovati catapultati in un perfetto mondo “Covid”. E oggi entrare in un centro commerciale in provincia di Pordenone significa mettere piede in un ambiente iper-protetto, tecnologico e quasi ermeticamente blindato.

LA SICUREZZA
Centro commerciale “GranFiume”, il più grande e frequentato della provincia. L’unica cosa rimasta uguale a prima è il parcheggio, dopodiché scatta un regime quasi aeroportuale. All’ingresso un’addetta alla sicurezza della struttura misura la temperatura a chiunque voglia entrare. Lo fa con un piccolo termoscanner, l’operazione dura un secondo. «Con più di 37,5 gradi non si entra», spiega. Nell’altra tasca ha un conta-persone, perché ci sono dei limiti anche su quel fronte: «La struttura - illustra - ha una nuova capienza massima istantanea: possono rimanere nel centro commerciale 2.728 persone. Dall’ingresso principale possono entrare 1.100 clienti, mentre dalle altre due entrate accedono rispettivamente 900 o 728 persone». Ad ogni ingresso scatta un clic, come ad ogni uscita. Se si raggiunge la capienza il centro commerciale si “chiude” e bisogna attendere.

LO SHOPPING
Una volta all’interno, ecco lo shopping dimassa ai tempi del Covid. I lunghi viali coperti sono disseminati di gel igienizzante e cartelli informativi. Ci sono persino le mascherine con il marchio del centro commerciale. «Nessun assembramento, nemmeno il primo giorno», confermano diversi negozianti. E passeggiando di negozio in negozio, si capisce perché. Ogni cosa è al suo posto, niente è lasciato al caso. Le regole in vigore non prevedono il contingentamento degli ingressi nei singoli negozi? Ci hanno pensato i titolari stessi, nella maggior parte dei casi obbligati dai grandi marchi che hanno alle spalle. Così, ad esempio, da Scarpe e Scarpe (uno degli spazi più ampi del Gran Fiume), possono entrare al massimo 28 clienti, poi ci si deve fermare. E tutti, per provare le calzature, devono indossare calze monouso fornite all’ingresso. I negozi di telefonie hanno installato percorsi esterni per l’accesso, e all’interno sono dotati di barriere in plexiglas. In libreria si accede solo con i guanti (e comunque resta il numero massimo di clienti), mentre in un popolare negozio di videogiochi (uno dei più piccoli del centro commerciale) la capienzamassima è di una persone. Gli altri aspettano fuori, e dal momento che la vigilanza è ovunque non si creano code ravvicinate. «L’unica cosa che notiamo - spiega una commessa - è la difficoltà a convincere le persone a indossare bene la mascherina o i guanti. Ma tutti rispettano le distanze e la limitazione degli accessi». Poi si esce, scatta un altro clic del conta-persone, e la macchina continua a funzionare. Alla perfezione.
Ultimo aggiornamento: 15:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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