Si riparte dalla movida, da quegli assembramenti difficili da contenere in queste prime ore del “tutti liberi”. Le foto di centinaia di giovani davanti ai pub e ai bar hanno messo in allarme i governatori delle Regioni, ma anche lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha chiesto più sanzioni al Viminale. E allora, in queste ore, le prefetture e le questure stanno lavorando per rimodulare i metodi di intervento.
Dopo i primi giorni di “inviti” e di consigli dati dalle forze dell'ordine ai cittadini riguardo alle cose che non andavano fatte, si ritorna alla linea dura, alla ripresa dei servizi mirati nelle zone dove c'è la maggiore concentrazione di persone. Ieri, a Ponte Milvio, a Roma, davanti al tutto aperto, sono arrivati centinaia di ragazzi. Tutti insieme, tutti con il bicchiere in mano, tutti senza mascherina. E allora si ricomincerà a impartire le sanzioni, così come previsto dai decreti in vigore. Chi non rispetta le regole rischia dai 400 ai 3.000 euro di sanzione. Una cifra parecchio alta da pagare per un giro e una birra.
Insieme con il premier anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è appellato al buonsenso dei cittadini: «Non si possono vanificare gli sforzi enormi fatti negli ultimi due mesi e gli investimenti straordinari finanziati nell’ultimo decreto - dice -. Se la curva riparte, saremo costretti a richiudere».
Palazzo Chigi è in costante contatto con la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese. E il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha inviato una circolare ai questori nella quale chiede «il massimo impegno verso l’attività di controllo del territorio». Per contrastare le organizzazioni criminali, che potrebbero essere incoraggiate dalla fine del lockdown, e per assicurare «il rispetto del divieto di assembramenti e di aggregazioni di persone e l’osservanza delle misure di distanziamento sociale».
Saranno ora i tavoli tecnici delle singole questure a «individuare e impartire» le disposizioni necessarie al personale per l'intensificazione dei controlli.
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