Movida e assembramenti, la tolleranza ha le ore contate: i bar del centro rischiano di chiudere

Mercoledì 20 Maggio 2020 di Marco Agrusti
Uno dei bar di Pordenone nel primo giorno di riapertura
PORDENONE - Meno di ventiquattro ore di caffè, birre, aperitivi e pranzi, finalmente in compagnia dopo la quarantena. E improvvisamente già il rischio di dover richiudere. Non per un’altra ordinanza, che al momento non è nemmeno nei pensieri di chi eventualmente dovrebbe firmarla, ma per un lunedì sera che non dovrà ripetersi. La movida, così normale e sintomo di buona salute in tempi normali, è riesplosa in centro a Pordenone nel primo giorno di libertà. E con il terrore del contagio che ancora serpeggia tra le persone fiaccate da due mesi di quarantena, è finita dritta alla sbarra. Così,  dopo un solo giorno di riapertura, una decina di bar del centro di Pordenone ora rischia grosso: si tratta dei locali del “triangolo” del divertimento cittadino: corso Vittorio, corso Garibaldi e piazza XX Settembre, con quello che ci sta in mezzo. E se per ora le forze dell’ordine si sono limitate agli avvertimenti, da qui a una settimana potranno scattare le chiusure. «Capiamo le difficoltà dei primi giorni - ha detto il questore, Marco Odorisio - e diamo il tempo ai gestori di organizzarsi al meglio. Continueremo a mantenere un atteggiamento di collaborazione».

LA MAPPA
La decina di attività sotto la lente è concentrata in contrada. Sono i “templi” della movida, che lunedì sera si sono riempiti rendendo difficile - quando non impossibile - il rispetto delle distanze di sicurezza tra i clienti. Dal bancone del Gordo, in via Battisti, è partita anche una chiamata alle forze dell’ordine. A comporre il numero, però, non è stato un passante armato di smatrphone e pronto a passare alla funzione “foto e invio”, ma lo stesso titolare, perché «era impossibile convincere le persone a distanziarsi». È scattato un controllo, ma non sono partite le sanzioni. Ecco, da questo fine settimana l’atteggiamento sarà diverso, anche se nei prossimi giorni prevarrà ancora il clima collaborativo.

LE REAZIONI
Il giorno dopo anche i baristi hanno fatto i conti con una serata a tratti surreale, nella quale la voglia di stare di nuovo assieme dopo la quarantena aveva fatto dimenticare di non aver ancora cacciato la minaccia silenziosa. «Abbiamo detto cento volte alle persone di rispettare le distanze - ha commentato Sabrina Gardonio, titolare della Pecora nera -, ma non possiamo sempre essere noi a controllare tutto. Ci è stato chiesto di uscire anche dalle nostre pertinenze per monitorare la situazione». Incassato anche il “colpo” di una multa appena ricevuta, è tornato sul tema anche il titolare del Portorico, Andrea Esposito: «Dev’essere multato chi non porta la mascherina quando è obbligatorio o il cliente che non rispetta le distanze. È un fatto di ordine pubblico».

LA SICUREZZA
Intanto, però, molti baristi del centro stanno pensando a un’altra soluzione: assoldare, magari dividendo le spese, squadre di steward per evitare gli assembramenti. Si tratta di un’idea già in pista, che potrebbe trovare concretezza entro il fine settimana. «La responsabilità - ha detto l’assessore Emanuele Loperfido - è di tutti, anche dei gestori dei bar, che dovranno dedicare più tempo al controllo delle aree esterne».

IL SINDACO
«Lunedì in Comune siamo stati bombardati di segnalazioni - ha detto Alessandro Ciriani - e alcune facevano riferimento a situazioni letteralmente deliranti. Ci sono delle norme e devono essere seguite da tutti. Invitiamo anche i cittadini a segnalare solo episodi davvero al limite, e non una coppia che beve un caffè. Potrebbe trattarsi anche di un nucleo convivente, che avrebbe tutto il diritto a rimanere non a distanza». Un commento è arrivato anche dal presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga: «Bisogna fare molta cautela - ha detto all’Ansa -, soprattutto nei comportamenti quotidiani. Spero nell’attenzione da parte di tutti, che si evitino affollamenti. Non dobbiamo rilassarci».
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