Elisa non vuole essere madre e ladra sinti. Si ribella e denuncia ma ora resta senza tutele

Martedì 19 Maggio 2020 di Davide Tamiello
Elisa non vuole essere madre e ladra sinti. Si ribella e denuncia ma ora resta senza tutele
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Non è stato facile ribellarsi a quel sistema famigliare che aveva già pianificato quelli che avrebbero dovuto essere gli unici due ruoli della sua vita: madre e ladra. Elisa (il nome è ovviamente di fantasia), 20 anni, ha scelto di combattere, ha rifiutato di far parte di quell'organizzazione criminale di sinti, con base a Cavarzere e Mestre ed operativa in tutto il Veneto, diretta dai suoi suoceri, Bruna Hodorovich e Diego Fulle, e denunciandoli ha permesso ai carabinieri di fermarli.

Ci si aspetterebbe, ora, un'adeguata riconoscenza dallo Stato, con un programma di protezione all'altezza della situazione. E invece no: perché Elisa, dopo essere andata contro la legge del branco, continua a essere a rischio per un vuoto di legge (quella vera) ed esposta alla potenziale vendetta delle due famiglie. Quella dell'ex marito, che gliel'ha giurata, ma anche quella d'origine, perché il padre non ha digerito lo schiaffo all'onore nomade di quella figlia ruffiana e mangia morti, come - stando all'ordinanza di custodia cautelare del gip Massimo Vicinanza - l'avrebbe più volte definita. La legge infatti prevede che il programma di protezione testimoni si applichi solo per i collaboratori di giustizia nei procedimenti giudiziari per criminalità organizzata o spaccio internazionale di stupefacenti. Droga e mafia, per dirla in due parole. Cosa significa? Che Elisa ora non può cambiare nome, non può avere un'altra identità, non può sparire nel nulla per ricostruirsi una vita da zero. Può solo allontanarsi (e ci mancherebbe) ma il problema è che la rete dei sinti si estende ovunque. Con quel nome e con quella faccia, la ragazza, che nonostante la giovane età è anche madre di due bambini di 3 e 4 anni, ha paura anche solo a mettere il naso fuori di casa. E la sua sicurezza, al momento, è affidata ai servizi sociali del Comune (fuori dal Veneto) che la sta ospitando. Forse un po' poco, considerando le minacce che continua a ricevere.

LO SFOGO DEL PADRE
Per assurdo il pericolo principale per la giovane sinti, in questo momento, è proprio la sua famiglia d'origine. Il padre (che nell'inchiesta che ha portato a 8 arresti e 15 indagati per un totale di circa un centinaio di furti messi a segno nell'arco di poco più di un anno e mezzo) infatti non sembra intenzionato a rassegnarsi. Dopo il primo appello sui social in cui chiedeva informazioni sul nuovo domicilio della figlia, l'uomo avrebbe fatto arrivare altre minacce alla ragazza tramite un'amica. Inoltre, avrebbe rivolto un secondo appello, via Instagram e Facebook, ai vari rami della famiglia per tentare di rintracciare la ragazza. Elisa è entrata nel panico e ha riferito i suoi timori ai carabinieri di Venezia, che in questo momento stanno facendole da angeli custodi. Gli investigatori hanno riferito gli aggiornamenti della situazione alla procura lagunare, con l'intenzione di rafforzare (per quanto possibile) il dispositivo di protezione. La ragazza ha chiesto, quantomeno, di essere spostata in un luogo il più lontano possibile dalla sua famiglia: ormai è considerata una traditrice e una «madre indegna», e la paura più grande è che qualcuno possa pensare di portarle via i bambini. 
Ultimo aggiornamento: 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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