Negozianti tra speranze e ansie per la fase 2: «Ci servono norme chiare»

Venerdì 15 Maggio 2020 di Serena De Salvador
Grande fermento dietro le vetrine ancora chiuse, in attesa del 18 maggio tra speranze e preoccupazioni
PADOVA - «Chi vivrà, vedrà. Ma per vedere bisogna ricominciare a vivere». É il pensiero che accomuna la maggior parte degli esercenti padovani a quattro giorni dalla riapertura ufficiale delle attività. Negozianti e professionisti fremono ai blocchi di partenza, la voglia di ricominciare è elettrica e palpabile eppure va a braccetto con sentimenti più mesti. L’incertezza domina sovrana e la mancanza di linee guida sicure non aiuta a scacciarla. Uno spiraglio di positività è arrivato ieri pomeriggio con l’ordinanza comunale che autorizza acconciatori, tatuatori e barbieri ad aprire sette giorni su sette, ma bisogna fare i conti anche con la paura: del ritorno del virus, ma anche del fatto che ormai potrebbe essere troppo tardi e che un nuovo sconquasso anche minimo potrebbe rivelarsi fatale.
LE PREOCCUPAZIONI
Se bar, ristoranti e locali dovranno fare i conti con lo spazio fisico in cui far sostare i clienti per tempi medio lunghi, nei negozi questo aspetto è lievemente minoritario eppure le preoccupazioni e i dubbi non mancano. Abbigliamento, calzature, saloni di parrucchiere e centri estetici, ma in generale tutti i punti vendita dei beni “non di prima necessità” e dei servizi alla persona, invocano regole certe per capire come muoversi. Regole che tardano ad arrivare, decreto dopo decreto, tanto che ormai il credo comune propende per una, unica, necessità: arrotolarsi le maniche e arrangiarsi come meglio si può. Dietro le porte chiuse è un grande affaccendarsi armati di detersivi, disinfettanti, scatoloni e scope. «In Veneto siamo fatti così, siamo abituati a lavorare e adattarci perché il nostro lavoro è la nostra vita – spiega Pierluigi Bruscagin, alla guida dei cinque negozi Box Uomo che ieri mattina ha piantonato il punto vendita di via Fiume -. Questi mesi li abbiamo passati a interrogarci su cosa avremmo potuto fare e su come far tornare i conti. L’angoscia più grande è sempre stata nei confronti dei dipendenti: sono persone e hanno famiglie alle spalle, bambini, genitori che devono mangiare e a cui provvedere. Avendo fiutato il pericolo di una serrata di lungo corso abbiamo fatto di tutto per assicurare loro lo stipendio e possiamo anche accettare l’idea di non guadagnare nulla per noi nei prossimi mesi. Quel che è scandaloso è che se ci avessero preparati a quest’onda di piena avremmo potuto reagire, forse addirittura evitare la chiusura. I tempi duri arrivano ora: dobbiamo farci traghettatori delle nostre imprese e riuscire a guidarle oltre la tempesta».
I PROBLEMI
Quello che vivono i commercianti è un senso di abbandono: «Abbiamo perso la collezione primaverile e la vendita dei capi da cerimonia, ma quel che è peggio è trovarsi a pochi giorni dalla tanto agognata riapertura senza certezze. Se diventassero obbligatorie dotazioni particolari come gli schermi in plexiglass o i termometri servirebbero tempi lunghi per ordinarli e ottenerli. Il risultato? L’ennesimo prolungarsi della chiusura - prosegue Bruscagin -. Dobbiamo riaprire, abbiamo sempre avuto regole rigide sulle pulizie e non operiamo a contatto stretto. Inoltre terremo un diario con i turni e le operazioni di pulizia. La gente ha ormai introiettato le norme di sicurezza, ora bisogna partire e solo sul campo si potrà poi aggiustare il tiro». Se da Box sono previste igienizzazioni più volte al giorno specie nei camerini, la disponibilità di disinfettante all’entrata e alle cassa e adesivi a terra per delimitare gli spazi, anche negli altri negozi ci si arrabatta come meglio si riesce. «In questi giorni eseguiremo una sanificazione professionale approfondita e poi torneremo a esporre le collezioni – racconta Claudia Dal Sasso dell’omonimo negozio di via Vandelli al Duomo -. Per fortuna vediamo che i clienti hanno davvero voglia di tornare nei negozi. Acquistare online è possibile e comodo, ma non è paragonabile all’esperienza dal vivo che ti permette anche di coltivare rapporti umani».
Il viavai non manca, più di qualcuno bussa alle vetrine chiuse dall’interno per chiedere informazioni: «Chiedono quando riapriremo, se possiamo mettergli da parte qualche articolo, se arriverà merce nuova – prosegue la titolare -. Un lato non facile è quello delle forniture. Le collezioni vanno avanti ma tutte le fiere sono saltate, perciò dovremo aspettare l’autunno per vedere i piccoli produttori artigiani riprendere il ritmo e far tornare a pieno regime i loro prodotti d’eccellenza». Un abito, una calzatura, un accessorio di qualità richiedono una cura non comune in tutte le fasi della produzione, ma d’altro canto anche le grandi catene low cost stanno lavorando alacremente per essere pronte all’appuntamento di lunedì.
LE GRANDI CATENE
Ieri la roccaforte dei marchi a buon mercato, tra via Roma e il Liston, vedeva vetrine e ingressi blindati ma all’interno il fermento era evidente. «Mantenere un lavoro fisso è già difficile, figuriamoci in questo momento – racconta la dipendente di un notissimo marchio estero a patto di non essere riconoscibile -. Ci stiamo dividendo compiti e turni, qualcuno avrà quello quasi esclusivo di passare a disinfettare costantemente le superfici. Sono felice che ripartiremo e avremo gli ingressi contingentati, ma non lo nascondo: ho un po’ di paura a stare tra la gente». Dietro moltissime vetrine si notano le pile di scatoloni colmi di merce appena arrivata, i commessi si affrettano a esporla, le vetrine vengono costantemente cambiate come è stato per tutta la durata dell’epidemia per mantenere l’offerta appetibile.
Un clima decisamente più rilassato si respira lungo l’arteria dello shopping di lusso, la rinomata via San Fermo. Le sue boutique dei grandi marchi del mondo dell’alta moda sono meste e silenziose, da più di qualcuna sono spariti tutti i prodotti nelle vetrine in attesa dei nuovi allestimenti. Le imprese di pulizie si barricano all’interno per rimettere tutto a nuovo nel minor tempo possibile, ma per lo più sulle porte a vetri campeggiano ancora i cartelli che annunciano la chiusura.
TAGLIO E PIEGA
Altra aria si respira in via San Francesco davanti al salone Jean Louis David dove Michela, Giusy e Rossano stanno organizzando gli appuntamenti per la prossima settimana e rimodulando gli spazi. «Che dire, dobbiamo essere ottimisti. Per fortuna tantissimi clienti ci hanno già fissato alcuni incontri ma di certo dovremo adattarci a nuovi orari e turni dilazionati: saremo infatti costretti a lavorare con il personale dimezzato, garantendo però a tutti lo stipendio – racconta la responsabile Michela Mazzaro -. Per fortuna gli spazi sono ampi e tutta la nostra categoria ha sempre lavorato nel massimo rispetto dell’igiene. Ora abbiamo anche le visiere e lo schermo in plexiglass al banco accoglienza. Dobbiamo lanciarci, guardare con positività al futuro». Positività che certo sembrano avere le diverse clienti che in pochi minuti passano davanti al salone e prenotano tutte l’agognatissimo taglio e piega per tornare a domare chiome rimaste libere insolitamente a lungo. «I supermercati sono sempre rimasti aperti con decine di persone nello stesso momento. Non ne ho mai sentito uno diventare focolaio di contagio. Siamo pronti a osservare tutte le norme di sicurezza, bisogna però che ci siano date» conclude perentorio Pierluigi.
É questo un pensiero fatto proprio da molti, come confermano anche le associazioni di categoria. Vedere movimenti tra gli scaffali, luci nei negozi, sentire il rumore di aspirapolvere e il vociare di colleghi che tornano a incontrarsi dopo settimane restituisce un quadro a cui molti si erano ormai disabituati. Forse per la prima volta però boutique di lusso, catene low cost, botteghe di piccoli imprenditori si sono trovate a combattere con armi pari e parimenti spuntate davanti a un nemico che pareva insormontabile. Ora sono proprio i più deboli, i commercianti autonomi, quelli più pronti a esporsi e ad alzare la voce: «Fateci ripartire, ma diteci anche come fare, non lasciateci allo sbando».
 
Ultimo aggiornamento: 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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