I test sierologici? In alcuni casi significa buttar soldi. A dirlo, chiaro e tondo, è il direttore scientifico dell'Inmi Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, nel suo intervento alle audizioni informali su profili sanitari della cosiddetta Fase 2 (strategie anti e post Covid-19) della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
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«C'è una offerta spregiudicata di diagnostica sierologica di realtà private - ha spiegato - ma ci sono realtà del Paese dove la percentuale di positivi non supera l'1%. Quindi fare questi test può significare buttare i soldi e non danno una patente di immunità».
Il test sierologico viene svolto con un prelievo di sangue venoso e/o capillare. Attraverso l’analisi delle provette o delle “card” con dei reagenti specifici, vengono ricercati gli anticorpi al Covid-19: le immunoglobuline IgG e IgM. Le prime indicano che l’organismo ha “immagazzinato” il virus e che l’infezione è passata, le seconde attestano uno stato infettivo in corso.
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Il test sierologico ad oggi non può diagnosticare - come invece fa il tampone - la malattia. Serve a compiere un’indagine epidemiologica per comprendere la circolazione del virus.
Lo scopo del test sierologico è chiarire le modalità di diffusione e di frequenza di una malattia in rapporto alle condizioni dell’organismo, dell’ambiente e della popolazione.
Test sierologici, Ippolito (Spallanzani): c'è un'offerta spregiudicata, in certi casi sono soldi buttati
Giovedì 14 Maggio 2020Il grado di attendibilità cresce all’aumento degli screening effettuati. Banalmente più test si fanno per rinvenire anticorpi specifici più risultati certi - siano essi positivi o negativi - si otterranno. È una pratica, dunque, che necessita di tempo e di analisi per essere validata. Di certo, allo stato attuale, nessun test sierologico può diagnosticare la malattia del Covid-19. Rappresenta, invece, una base di studio.