Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cinema a casa/2: Miserabili, toreri e diavoli
la banlieue esplode, il meglio è coreano

Giovedì 14 Maggio 2020
Cinema ancora chiusi, tutte le uscite ancora sulle piattaforme in streaming. Un nuovo elenco di film selezionabili.

I MISERABILI di Ladj Ly (Miocinema.it, Sky) – A Montfermeil, non distante da Parigi, il poliziotto Stéphane si aggrega a una coppia di colleghi, nello scandaglio quotidiano della zona, tenuta in equilibrio tra le varie etnie che la popolano con l’arroganza, dove i primi a usarla sono proprio quelli che dovrebbero mantenere l’ordine. Ma il furto di un cucciolo di leone scatena una bagarre, dagli esiti funesti, mentre dall’alto un drone registra la quotidianità e anche qualcosa di pericoloso. Il primo film di finzione di Ladj Ly, dopo vari documentari (su tutti il notevole “A voce alta”, sulla forza della parola) è un’immersione nella tensione incendiaria delle periferie francesi, dove l’integrazione mostra il proprio fallimento e le rivolte sono sempre più frequenti e inarrestabili. Ma la sensazione è che la spettacolarizzazione di ogni contrasto sociale, che la dimostrazione di una “tesi”, che le logiche narrative degli opposti (poliziotto buono/poliziotto cattivo, così come per ogni gruppo sociale, etnico), l’insistenza dell’ormai insopportabile uso del drone (anche se nella prima parte giustificato, perché decisivo nel racconto), tolgano forza a un film che si accontenta spesso del fracasso. Un po’ il controcanto al borghese e ben più inquietante “Nocturama”, grandissimo film di Bonello, che Cannes rifiutò un paio di anni fa: qui è tutto un po’ più rozzo e retorico, anche se il finale, dove le giovani generazioni distruggono ogni equilibrio con la violenza, è la parte migliore di un’opera, che si apre con le strade di Parigi invase dalla festa per la vittoria nella finale 2018 del mondiale di calcio, perché il calcio sembra essere sempre l’unico elemento che fa sentire la folla veramente unita in una fratellanza pur fittizia. Voto: 6.
BULL di Annie Silverstein (Chili, Rakuten, Infinity)
 – In un sobborgo di Houston, Kris, una ragazzina di 14 anni che vive con la nonna e una sorella minore, perché il padre è scomparso e la mamma è in carcere, vive un rapporto complicato e ostile con il vicino di casa, un torero sul viale del tramonto. L’esordio nel lungometraggio di questa regista texana (di lei si ricorda “Skunk”, corto vincitore a Cannes), è una immersione profonda ma piuttosto risaputa in territori umani, geografici e sociali complicati. Il film si fa apprezzare per come riesce a stare attaccato ai corpi dei protagonisti, ma la sceneggiatura approda spesso a tappe convenzionali; e il ricorso a un anti climax continuo, forse depotenzia la forza dirompente di due caratteri ribelli. E la metafora del rodeo non è certo originale. Nelle zone di Minervini, si direbbe, ma senza trasmettere la stessa rabbia, inquietudine e solitudine. Ma è un film che si vede, se non si chiede troppo. Voto: 6.
OUT STEALING HORSE di Hans Petter Moland (Chili, Skygo) 
– Nel 1999, dopo un incidente d’auto nel quale ha causato la morte della moglie, l’anziano Trond Sandera (Stellan Skarsgård) si ritira in una baita immersa in un paesaggio nevoso, non lontano da Oslo. Qui una sera arriva Lars, un vicino della medesima età, che ha perso il cane. Lars, a poco a poco, diventa una presenza che porta Trond a ricordare eventi passati della propria infanzia e adolescenza. Tratto dal romanzo di Per Petterson, il film, costruito attorno a tre momenti temporali chiave, è una robusta lettura di un melò boschivo, dove tra amori e tradimenti, morti accidentali ed esistenza turbate non sempre l’esagerata materia di eventi riesce a trovare un giusto equilibrio. Moland si conferma regista accurato soprattutto nella scelta paesaggistica, funzionale alla storia, ma il film è troppo lungo, alcuni personaggi non vanno oltre l’apparizione (specie la figlia, nel finale) e i momenti chiave sono troppo chiassosi. Voto: 5,5.
GOKSUNG – LA PRESENZA DEL DIAVOLO di Hong-Jin Na (Prime video)
 – In un villaggio coreano avvengono efferati omicidi, mentre si vedono aggirarsi nei boschi una donna fantasma e un uomo dagli occhi infuocati, mentre la piccola figlia di un poliziotto viene posseduta dal diavolo, che uno sciamano cerca faticosamente a scacciare. Probabilmente la causa sta nei funghi, ma è solo un McGuffin. La strage, intanto, continua. La conferma di Na, come autore horror di prim’ordine avviene soprattutto in due magnifiche sequenze: il doppo rito esorcisistico parallelo e il lungo finale all’alba, dove tutte le apparenze entrano in corto circuito e l’ambiguità dei personaggi si esalta in un crescendo di dubbi. Un po’ lungo forse, con quel gioco grottesco e ironico della prima parte un po’ insistito, ma anche capace di essere un horror cupissimo e senza scampo, dove l’orrore è totale. Voto: 7. Ultimo aggiornamento: 25-07-2020 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA