Colli Euganei devastati dai cinghiali: branchi di decine di capi, coltivazioni distrutte

Sabato 9 Maggio 2020 di Maria Elena Pattaro
Un campo seminato devastato dai cinghiali sui Colli Euganei
COLLI EUGANEI Crolla il numero dei cinghiali abbattuti sui Colli Euganei e dalle associazioni agricole di categoria si alza un grido di allarme. Bisogna riattivare al più presto i selecontrollori, rimasti bloccati dallo scoppio dell'emergenza Covid. Altrimenti i danni alle colture saranno irrimediabili. Confagricoltura Padova propone che siano gli stessi agricoltori a imbracciare il fucile, dopo aver ottenuto l'abilitazione, unendosi all'esercito di selecontrollori già attivi nel Parco Colli così da ridurre il numero di ungulati. Nel frattempo Coldiretti Padova lancia un appello al prefetto chiedendogli di autorizzare la ripresa dell'attività per i 120 cacciatori formati dal Parco Colli.

I NUMERI Ad aprile i capi abbattuti si sono fermati a quota 23, la stessa cifra di marzo nonché una delle più basse degli ultimi tre anni. Bisogna riavvolgere il nastro a febbraio del 2017 per trovare numeri inferiori: soltanto 17 abbattimenti, compensati poi dalle cifre dei mesi successivi. Cosa che invece non è accaduta negli ultimi due mesi, a causa delle restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria in atto. Da gennaio quindi i cinghiali eradicati sono soltanto 135. L'anno scorso, nello stesso periodo gli abbattimenti erano stati 363: tre volte tanto. La colpa di questo calo drastico è delle restrizioni imposte dal Covid-19, che costringono i selecontrollori a utilizzare soltanto i chiusini piazzati all'interno del Parco. Ma ovviamente le trappole non bastano ad assicurare un'adeguata azione di controllo della specie. Senza più cacciatori sulle loro tracce e attenti a non finire dentro alle gabbie, gli ungulati proliferano e colonizzano nuovi territori soprattutto in pianura, devastando le coltivazioni.

IL BRANCO Una zona particolarmente esposta alle loro scorribande è quella delle Vallette, tra Este e Ospedaletto, dove la competenza è della polizia provinciale, essendo fuori dal perimetro del Parco. Qui da ormai qualche anno si è insediato un branco di decine di capi. «Siamo esasperati, seminiamo il mais e nel giro di una settimana le file sono già devastate - si lamenta Giuliano Bonfante, presidente del settore seminativi di Confagricoltura Padova, che nella sua azienda di Ospedaletto ha già riseminato il mais per la terza volta - . Abbiamo provato diversi sistemi per difenderci, come le sementi repellenti, ma non serve a nulla. La mia azienda è a 300 metri dall'area delle Vallette e i cinghiali sono di casa, tanto che non hanno nemmeno paura del trattore. Riseminare costa 300 euro a ettaro. Senza poi contare il ritardo nello sviluppo delle colture e la difficoltà di eseguire le lavorazioni sul mais seminato in diversi momenti. Io sono già propenso a eliminarlo l'anno prossimo e altri faranno come me». L'attività dei selecontrollori deve riprendere al più presto e per rafforzarne l'azione, l'associazione di categoria propone di coinvolgere gli agricoltori, come avviene in Emilia Romagna, dove la caccia al cinghiale è stata riaperta il 4 maggio. Per questo Confagricoltura Padova lancerà una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti i soci agricoltori-cacciatori della provincia invitandoli a partecipare ai corsi di abilitazione per diventare selecontrollore.

I DANNI «Tra Este e Ospedaletto l'esasperazione per i danni subìti è talmente alta racconta il presidente Michele Barbetta che alcuni agricoltori sono intenzionati a prendere la licenza di caccia per poi partecipare ai corsi di selecontrollore».
Coldiretti Padova, nell'appello rivolto al prefetto, affinché autorizzi i selecontrollori a tornare in attività, sottolinea anche altri effetti collaterali del proliferare incontrollato dei cinghiali. «Rappresentano un pericolo costante sulle nostre strade afferma il presidente Massimo Bressan . E sui Colli il loro passaggio costante provoca frane e smottamenti, aggravando il dissesto idrogeologico». Del problema è ben consapevole il presidente del Parco Colli Massimo Campagnolo, che nei giorni scorsi ha scritto alla Regione chiedendo di poter riattivare i selecontrollori, rispettando un protocollo di sicurezza già approntato, nel rispetto delle direttive anticontagio. Il distanziamento sociale sarà garantito, così come l'igienizzazione delle mani E degli strumenti utilizzati. I cacciatori abilitati indosseranno inoltre tutti i dispositivi di protezione individuale. 
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