Coronavirus, come riparte la scuola in Veneto a settembre? Classi e prof: cosa cambia

Martedì 5 Maggio 2020 di Raffaella Ianuale
Coronavirus, come riparte la scuola in Veneto a settembre? Classi e prof: cosa cambia

Coronavirus e scuola. Classi sdoppiate e docenti in cattedra senza attendere il concorso ordinario. Questa la proposta dei sindacati della scuola per permettere l'avvio a settembre del nuovo anno scolastico. Il minor numero di studenti accolti in aula limiterebbe il contagio, mentre la stabilizzazione degli insegnanti evita che sulla scuola italiana ricadano 200mila precari. Solo in Veneto il 40 per cento dei 55mila insegnanti non ha il posto a tempo indeterminato. Per poter fare questo servono fondi straordinari e quindi i sindacati chiedono un tavolo con la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina. Un confronto che viene chiesto anche dalla Regione Veneto. «Il ministro della Pubblica istruzione continua a sfuggire al confronto con le Regioni sui temi cruciali della ripresa dell'attività scolastica e formativa - dice l'assessore all'istruzione Elena Donazzan - abbiamo chiesto un protocollo sanitario unico in tema di riapertura delle scuole, che sia declinato per le diverse fasce di età e per i diversi territori».

Università, prova orale unica per esame di abilitazione: la decisione del ministero

LE PROPOSTE
Partendo dal presupposto che la didattica a distanza va bene in caso di emergenza e che a settembre gli studenti devono tornare in classe, i sindacati della scuola hanno ieri stilato le proposte che confidano di poter condividere con il governo e la ministra Azzolina. Sdoppiare le classi con la ricerca di nuovi spazi e potenziamento del personale, è per i sindacati l'unica soluzione per far riprendere la didattica in classe riducendo il rischio contagio per ragazzi e insegnanti. Per sdoppiare le classi di «infanzia e primaria servirebbero 3 miliardi e altri due miliardi e mezzo per la scuola di secondo grado» secondo i sindacati. Quindi per la riorganizzazione del personale andrebbero finanziati cinque miliardi e mezzo oltre a «cinque milioni al giorno per garantire mascherine e guanti a tutti». Altri sei miliardi andrebbero poi per recuperare spazi. I sindacati pensano a scuole dismesse, ma anche a strutture dei Comuni per accogliere gli alunni di infanzia e primaria e delle Province per i ragazzi delle scuole secondarie. Fermi nella convinzione che in classe non devono esserci più di 10-13 alunni.

LA SICUREZZA
«Un'organizzazione per cui serve un commissario in grado di decidere e riconoscere le problematiche» ha spiegato ieri Maddalena Gissi segretaria generale della Cisl scuola nella videoconferenza del comparto che ha visto la partecipazione dei segretari Francesco Sinopoli (Cgil), Pino Turi (Uil), Elvira Serafini (Snals) e Rino Di Meglio (Gilda). Fermo restando che è necessario un protocollo di sicurezza già a partire dall'esame di Maturità se si intende svolgerlo in presenza come ha annunciato la ministra Azzolina, alla quale i sindacati chiedono un confronto attraverso un tavolo tecnico che li coinvolga. «Il ministro ancora non ha un piano, c'è solo l'esclusione del confronto con i sindacati» sottolinea Turi. E per illustrare quanto serve e mobilitarsi il 13 maggio ci sarà la Giornata straordinaria di assemblee nella scuola in tutto il territorio nazionale, perché per tornare alla didattica in presenza sono necessari investimenti. I sindacati propongono quindi per la scuola «un punto di Pil da pianificare nel tempo - ha detto Sinopoli - se già nei prossimi provvedimenti ci fossero le prime risorse e poi altre nel Def, avremmo fatto una parte del lavoro che serve».

IL CONCORSO
Respingono quindi l'ipotesi avanzata dalla ministra di alternare a settembre presenze in classe a video-lezioni e chiedono anche un passo indietro sul fronte concorsi. «Non siamo contrari ai concorsi - ha spiegato Serafini - ma come possiamo oggi pensare ad un concorso con lo spostamento di migliaia di persone in piena emergenza? A settembre avremo una scuola in tilt se non avremo i prof in cattedra» replicando quindi la richiesta «di essere parte attiva» e la voglia «di essere ascoltati» perché «non è possibile che il ministro oggi dice una cosa e il giorno dopo dice una cosa diversa: vogliamo serietà». Per evitare gli spostamenti (e i rischi sul fronte contagi) che comporta un concorso i sindacati chiedono procedure semplificate. A settembre la scuola parte infatti con 200mila precari in cattedra, una realtà che nel solo Veto vede il 40% dei circa 55mila docenti non stabilizzati. «Un concorso prevede un percorso di due anni» precisa Di Meglio, da qui la proposta di stabilizzare a settembre i docenti precari con almeno 36 mesi di insegnamento, fare un anno di formazione in servizio e rinviare al 2021 la prova selettiva per confermare l'eventuale immissione in ruolo.
Raffaella Ianuale

Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 13:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci