Coronavirus, i farmacisti denunciano: «Siamo noi le vittime del caro-mascherine, servono prezzi imposti»

Giovedì 23 Aprile 2020
Coronavirus, i farmacisti denunciano: «Siamo noi le vittime del caro-mascherine, servono prezzi imposti»

Sul fronte della lotta al coronavirus un nuovo appello alle autorità perché intervegano sulla speculazione e le difficoltà di distribuzione di mascherine arriva dai farmacisti di  Federfarma, che chiede di poter vendere i dispositivi di protezione «a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici» che annuncia di esser costretta, in assenza di provvedimenti, «a suggerire alle farmacie di astenersi dalla vendita di mascherine».

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Sono introvabili e dai prezzi altissimi, spiegano, con la conseguenza di multe e sequestri per problemi di cui i farmacisti non sono responsabili ma «le prime vittime». 

 



Fin dai primi di marzo, l'associazione dei titolari di farmacie, ha avanzato diverse proposte concrete: ad esempio, effettuare in farmacia la distribuzione delle mascherine, provenienti dal canale della Protezione civile e destinate a utenza 'debole'; di poter vendere mascherine anche senza il marchio CE per ridurre i tempi di immissione in commercio; di ridurre al 4% l'iva su mascherine rispetto all'attuale 22%, in modo da garantirne la vendita a prezzi equi.

«L'unica cosa concreta - spiega il presidente di Federfarma Marco Cossolo - che si è potuta constatare sono gli innumerevoli controlli effettuati dalle Autorità preposte, con l'elevazione di pesantissime sanzioni per il mancato rispetto di adempimenti burocratici e, ancor più grave, con il sequestro di dispositivi (per mancanze non imputabili alle farmacie), che non fanno altro che lasciare la popolazione esposta al rischio di contagio. Nessun cenno per spiegare l'alterazione dei prezzi alla fonte di cui le farmacie sono le prime vittime».

A fronte di questo, conclude, «non sembra rimanere altra strada che suggerire alle farmacie di astenersi dalla vendita di mascherine e dispositivi di protezione individuale.
Il rischio più grande, al di là delle sanzioni inflitte, è quello che un'intera categoria, che si spende ogni giorno per il bene della collettività, venga annoverata odiosamente tra gli speculatori». 

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