Operata al Sant'Antonio, Debora torna a camminare dopo 10 anni in carrozzina

Domenica 19 Aprile 2020 di Federica Cappellato
Il dottor Sartorello con Debora ai primi passi dopo dieci anni

PADOVA - Da dieci anni non camminava se non per pochi metri. A Padova l'hanno letteralmente rimessa in piedi. Adesso percorre mezzo chilometro coprendo da sola la distanza dall'Azienda ospedaliera all'ospedale Sant'Antonio. Debora, 24 anni, originaria del Congo, deve la vita a un eccezionale intervento chirurgico, quello che l'ha portata a fine febbraio - quando nel Veneto era appena esplosa l'emergenza Covid - a lasciare la sua terra, prendere un aereo e tentare quello che in Congo era ritenuto fantascenza.

COSTRETTA ALLA CARROZZINA
Una doppia necrosi alle teste del femore, causata da una malattia autoimmune, la costringeva alla carrozzina. Nonostante le limitazioni fisiche, con grande forza di volontà laureatasi in Ingegneria civile, Debora deve l'intuizione iniziale a papà, ingegnere agronomo che, avendo in gioventù studiato proprio a Padova, si ricordava della nostra città e dell'avanguardia della locale Scuola medica. Un primo contatto a novembre, mediato dal Consolato del Congo in Italia, il via libera a inverno inoltrato, l'arrivo il 27 febbraio nel mezzo della bufera coronavirus. Quindi gli esami preoperatori, e la consapevolezza di intraprendere un intervento estremamente complesso, che ha richiesto competenze multidisciplinari: ortopediche, rianimatorie, ematologiche, infettivologiche.

CINQUE ORE SOTTO I FERRI
Attorno al tavolo operatorio il dottor Enrico Sartorello, alla guida della sua équipe di Ortopedia dell'ospedale Sant'Antonio, il direttore della Rianimazione centrale Ivo Tiberio e la geriatra Giovanna Romanato. Cinque ore di lavoro scrupoloso e certosino per inserire due protesi di anca contemporaneamente, nella stessa seduta operatoria, su questa paziente delicatissima, non solo con necrosi della testa dei femori ma sofferente anche di displasia della spongiosa femorale, cioè con ossa sclerotiche anzichè spugnose. Complicanza, questa, dell'anemia falciforme, frequente nelle terre dove è diffusa la malaria. «Si è trattato di un intervento tecnicamente molto difficile e impegnativo dal punto di vista emodinamico - spiega Sartorello -, pianificato con il primario di Anestesia e rianimazione per via del rischio di insufficienza renale e possibili complicanze polmonari. Abbiamo dovuto chiedere anche la consulenza dell'infettivologo per l'anemia e per una sovrinfezione. Alla fine tutto è andato per il meglio, la giovane ha seguito un percorso di riabilitazione ed è stata dimessa».

PASSO SVELTO
Debora cammina, aiutandosi con una stampella, ma cammina svelta. Avrebbe dovuto rientrare in Congo la settimana scorsa ma, per via dello stop dei voli, il ritorno a casa è stato rimandato. «Il sistema sanitario ha funzionato ottimamente, pur in regime Covid. Prima, durante e dopo l'intervento tutti hanno dato il massimo» chiosa Sartorello, professionista di livello, laureatosi in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1983, specializzatosi poi in Ortopedia e Traumatologia con successivo Master in Chirurgia vertebrale allo l’Hôpital Pitié Salpêtrière di Parigi, e ancora Master in Chirurgia dell’Anca alla Clinique Arago e in Chirurgia dello Sport all’Universitè Pierre e Marie Curie. Esperto in traumatologia sportiva, con particolare riferimento al rachide e all’anca, l'ortopedico ha al suo attivo numerose pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali.

GLI APPLAUSI DI ZAIA
Orgoglioso il governatore Luca Zaia: «Il dottor Enrico Sartorello del Sant'Antonio, con il suo team ha operato una ragazza di 24 anni del Congo, venuta qui perché non camminava più: aveva una doppia necrosi alle teste del femore per una malattia autoimmune.

Hanno cambiato contemporaneamente entrambe le teste del femore, ora questa ragazza cammina. E' stata dimessa cinque giorni fa: questa, signori, è la sanità del Veneto». 

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