Annita, vittima numero 18 del Coronavirus nella casa di riposo di Mortegliano

Venerdì 10 Aprile 2020 di Camilla De Mori
Annita, vittima numero 18 del Coronavirus nella casa di riposo di Mortegliano

«Mi raccomando, fatti la barba». Mamma Annita, colpita dal Coronavirus, gliel’aveva detto anche una settimana e mezzo fa, in videochiamata dalla casa di riposo di Mortegliano, in Friuli. E non immaginava che sarebbe stato l’ultimo saluto. «Le ho parlato dal cellulare. Ci siamo salutati, abbiamo fatto le solite battute, quelle che facevamo ogni giorno quando andavo a trovarla in casa di riposo. Io ho la barba un po’ lunga e lei non voleva. Ma più di tanto non diceva ormai, era affetta da demenza senile».
Il figlio Giovanni ha saputo da poco che sua madre, Annita Barbina, classe 1929, di Mortegliano, non ha retto l’attacco del coronavirus. Il suo calvario era iniziato nei primi giorni di marzo. «Mia mamma era risultata positiva – rammenta - Hanno chiuso alle visite la casa di riposo il 4 marzo, poi hanno fatto i tamponi ed è risultata contagiata». La madre, che da giovane aveva fatto la magliaia e poi, da casalinga, si era dedicata alla famiglia, era entrata nella struttura circa un anno fa. «Il virus non era così aggressivo all’inizio: la mamma non aveva tosse né febbre, solo insufficienza respiratoria. Le davano l’ossigeno ma aveva tirato avanti. Dopo, pian piano, si è spenta. E oggi pomeriggio (ieri ndr) è morta. Prima del contagio, non aveva problemi di salute, a parte i soliti acciacchi dell’età. Però questo virus è tremendo. È stata una brutta cosa. Ma in casa di riposo ci hanno dato tutto l’aiuto e il sostegno che potevano», spiega il figlio, impiegato tecnico in una ditta di Mortegliano ora chiusa a causa dell’emergenza sanitaria. Con la morte di Annita salgono a 18 le vittime da coronavirus alla Rovere Bianchi di Mortegliano, un focolaio la cui evoluzione viene seguita passo passo dal sindaco Roberto Zuliani.
IL RITRATTO
Per il figlio, la morte della mamma è stata un altro brutto colpo. Prima di Annita, se ne erano andati la sorella Raffaella Bittolo, morta a 51 anni nel 2017 per un male incurabile, e il papà Luigi Bittolo, che era sacrestano a Mortegliano. «Mio padre, nel 2010, è stato investito mentre tornava a casa dalla chiesa mentre attraversava la strada», ricorda il figlio. Per la madre «potremo fare la cerimonia di tumulazione solo con i parenti più stretti. Manderanno la salma alla cremazione e quando sarà stata cremata si deciderà quando potremo fare la cerimonia». Annita lascia anche una sorella che abita a Santa Maria la Longa, e due fratelli.
IL QUADRO
Un’altra vittima quindi, in provincia di Udine, si aggiunge al quadro ufficiale tracciato dal vicepresidente Riccardo Riccardi poco prima, che parlava di 50 decessi. Oltre ai 51 morti di Udine, altre due vittime a Trieste. Aumentano di 81 i contagi, saliti a 2299. I totalmente guariti sono 410, cui si aggiungono gli asintomatici sono 328. Scendono a 37 le persone in terapia intensiva, 167 in altri reparti.
CASE DI RIPOSO
Si aggrava il triste bilancio delle morti nelle case di riposo, dove la Regione ha attivato delle task force di medici (anche ex primari in pensione), con una partecipazione strutturata delle Asp (come annunciato ieri da Riccardi), per seguire una situazione potenzialmente esplosiva.

Si preoccupa la Cgil, di fronte a numeri allarmanti: «Quasi 500 contagi, di cui 321 riferiti a ospiti e 166 a operatori, pari a quasi un quarto del totale» dei positivi in Fvg, dicono i sindacati Fp e pensionati della Cgil, che lanciano un appello sull’esigenza di intensificare le misure di protezione, «sulla base di protocolli chiari e regole stringenti» valide per tutti, come evidenziano Orietta Olivo e Roberto Treu, per i quali le situazioni di forte criticità in molte strutture, da Trieste a Paluzza, sono anche lo specchio di inefficienze e ritardi nella gestione dell’emergenza, aggravata da alcuni fattori strutturali, su tutti la bassa intensità di assistenza sanitaria agli ospiti non autosufficienti, le carenze di spazio, la compresenza di operatori in più realtà. Sempre secondo i sindacati, in alcuni casi avrebbero inciso anche «i ritardi nella distribuzione dei Dpi e il tardivo o insufficiente isolamento dei contagiati». In provincia di Udine la Cgil conta 166 contagiati fra gli ospiti e 61 fra gli operatori, oltre a 34 decessi sui 51 totali per covid-19. In Fvg le strutture colpite dai focolai sarebbero 24. Ma la Cgil teme che il dato sia sottovalutato rispetto all’effettiva portata. «Timore – spiegano ancora Olivo e Treu – che riguarda in particolare le case di riposo private: nessuna di queste risulterebbe coinvolta in provincia di Udine, su un totale di 32 strutture private attive in provincia. Ci auguriamo che sia davvero così, ma chiediamo alla Regione e alle Aziende sanitarie dati certi e garanzie sul monitoraggio della situazione anche nel privato, cui fa capo oltre la metà (5.500) dei 10.800 posti letto convenzionati, con punte del 70% a Trieste».

Ultimo aggiornamento: 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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