Lo speaker dell'Udinese amico di Zapata: «Senza il calcio porto la spesa agli anziani a casa»

Venerdì 10 Aprile 2020 di Stefano Giovampietro
Alessandro "Poma" Pomarè

Rimanere a casa è importante ai tempi del Coronavirus, ma anche mettersi a disposizione della comunità lo è, per permettere alle categorie più a rischio di avere quanto necessario per mangiare e curarsi, senza dover rischiare la propria salute uscendo di casa. L’Italia ha scoperto l’importanza del contatto umano anche se a distanza. E di questo si fa portavoce lo speaker dell’Udinese Calcio, Alessandro Pomaré, 45 anni, già gestore di alcuni locali tra Udine e Bibione, tra cui il Gatto Matto, meglio conosciuto come “Il Poma”, che ha messo tutto il suo entusiasmo al servizio di Udine.
Ci ha raccontato le sue emozioni: «Resto a casa, e anche volentieri, perché mi sono risistemato gli spazi ed esco solo per fare le commissioni. Non leggo molto, ma sto facendo anche questo, e consiglio a tutti di leggere “Se ti abbraccio non avere paura”, di Fulvio Ervas, che racconta le difficoltà dei ragazzi autistici, cosa particolarmente attuale in questo periodo. Questo virus ci porterà a ragionare in maniera diversa; non voglio entrare nel merito della politica e dell’economia, mi basta ricordare che viviamo in una nazione straordinaria».
Quanto ti manca fare lo speaker alla Dacia Arena per l'Udinese? «La partita mi manca tantissimo, a dir poco. Mi manca la gente, i colleghi, la società, tutti. L’importante ora però è la salute; spero che il calcio riprenda presto, anche se a porte chiuse. Se così sarà, ci stringeremo dai divani di casa, magari tramite i social, per tifare la nostra Udinese. Il calcio è un elemento importante che unisce le persone, e in questo periodo ho sentito tantissimi tifosi che mi hanno confermato come l’Udinese sia la loro vita».

Con grande umiltà, ti sei dato al volontariato, senza far pubblicità a questo tuo nuovo impegno. «Beneficenza e volontariato per me sono cose che vanno fatte di nascosto, per questo arrossisco nell’ammetterlo, ma se serve a sensibilizzare soprattutto i giovani, ne parlo volentieri. Sono in isolamento dal 9 marzo e dopo un giorno in casa sul divano a fare niente, mi sono sentito in dovere di fare qualcosa, così ho dato su Instagram la mia disponibilità a fare delle commissioni per chi avesse avuto bisogno, per andare a fare la spesa o in farmacia, portare a spasso il cane o anche cucinare e prendermi cura di bambini speciali che ne avessero bisogno, anche se poi le restrizioni sono diventate più rigide».

E poi? «Prima è arrivata qualche chiamata, poi il mio annuncio è arrivato a un’associazione, Udine a Casa, poi diventata Italia a Casa, che dà questo servizio molto utile ai cittadini bisognosi. Quindi, con tutte le precauzioni del caso, vado a fare la spesa nei negozi, o in farmacia a prendere medicine alle mie “nonnette”, come le chiamo io, per far sì che non debbano uscire di casa. Consiglio a tutti di farlo».

Una cosa che fai pensando anche a tua nonna? «Adoro mia nonna, ha 94 anni e almeno una volta all’anno vado a casa a sua, a Taranto in Puglia, a sorpresa per non farla agitare. Dormo con lei nel letto, perché mi sento un bimbo quando lo faccio. Lei mi insulta sempre amorevolmente nella sua lingua dicendomi che lavoro troppo, e mi ha detto che quando non si lavora si mangia e si dorme meglio. In questo mese senza lavoro per forza di cose, devo darle ragione, anche se so che il lavoro è una cosa importantissima».

Resterai in contatto con chi stai aiutando? «Certo. Non abbiamo grandi contatti: loro mi lanciano la lista della spesa dal balcone o me la lasciano in ascensore, cosa che faccio io con le cose acquistate, ma a tutti ho detto che a fine pandemia ci vedremo per un caffè o un taglio di vino, perché abbiamo tanto da imparare dalle persone più anziane».

Senti anche qualche amico calciatore? «Sì, soprattutto Duvan Zapata che è a Bergamo, in una città che sta pagando a caro prezzo questa emergenza.

Ho molti amici lì e penso spesso a loro; Duvan mi ha mandato l’altro giorno il suo regalo di Pasqua, una colomba fatta da uno dei migliori ristoratori di Bergamo, il simbolo della pace. Un gesto bello, anche perché adoro ricevere e donare i prodotti tipicamente italiani, e in questo periodo è ancora più importante sostenere il made in Italy per la ripartenza».

Ultimo aggiornamento: 17:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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