Stop ai voli dal Nepal, due studentesse restano in trappola

Domenica 5 Aprile 2020 di Melody Fusaro
Alice Rizzo, studentessa universitaria di lingue a Ca' Foscari
2
VENEZIA - Sono partite da Venezia, con un progetto di Ca’ Foscari, quando la situazione non sembrava così drammatica e in Nepal il coronavirus non aveva ancora lasciato il segno. Da un giorno all’altro però, registrati i primi casi di contagio, il governo nepalese ha cambiato rotta e chiuso gli accessi, arrivando a bloccare gli aeroporti nel giro di poche ore.

PICCOLO VILLAGGIO
Da più di due settimane quindi Alice Rizzo e una sua compagna di studi, entrambe studentesse a Ca’ Foscari, sono “in trappola” a Bosan, un piccolo villaggio sulle colline della vallata di Kathmandu. La task force che sta provando a riportarle a casa (Alice è di Venezia e la sua compagna vive in un comune della provincia) non è ancora riuscita a trovare un modo per farle salire in aereo e le due ragazze, che vedono partire i loro amici europei, temono la diffusione del virus. «Siamo in Nepal dal 2 marzo per svolgere un tirocinio di un mese per un progetto universitario - racconta Alice, che studia lingue -. Siamo ospiti di una famiglia di Bosan e nelle prime settimane abbiamo svolto attività ludico-ricreative con i bambini e insegnato inglese nella scuola del villaggio».

LA SCELTA DI PARTIRE
All’inizio l’università non aveva ancora bloccato i viaggi: «La situazione era molto più tranquilla, le università non erano ancora chiuse, avevano solo sospeso le lezioni. In Nepal poi non c’erano restrizioni particolari e l’unica precauzione era la misurazione della febbre in aeroporto», spiega la ventunenne. Il volo di rientro era in programma il primo aprile e il giorno successivo le due studentesse sarebbero atterrate in Italia. «Ma quella che sembrava una situazione tranquilla è improvvisamente degenerata. Il governo nepalese è passato, da un giorno all’altro, da misure lievi a una totale chiusura. Già l’11 marzo è stato cancellato il nostro primo volo e sono iniziati i problemi con il rimpatrio».

I VOLI PRENOTATI
Le due studentesse hanno tentato invano di prenotare un nuovo volo con un’altra compagnia. «Abbiamo quindi seguito il suggerimento del Consolato di Calcutta, responsabile anche per il Nepal, e abbiamo prenotato un terzo volo con Qatar Airways che avrebbe dovuto essere garantito. A partire dal 24 marzo, però, le misure di precauzione sono diventate ancora più restrittive ed è stata disposta la chiusura totale dell’aeroporto. Sono stati bloccati tutti i voli, sia nazionali che internazionali. Inoltre Kathmandu è in completo lockdown e non possiamo muoverci dal villaggio».
Per fortuna la famiglia alla quale erano state affidate continua a ospitarle: «Siamo spaventate perché vediamo cosa è successo e sta succedendo negli altri Paesi - spiega Alice -. Attualmente in Nepal ci sono solo 5 casi certificati e ufficiali, anche se crediamo che in realtà siano molti di più visto che qui i tamponi non si fanno. Speriamo che si trovi una soluzione prima che la situazione degeneri a causa del sistema sanitario e delle condizioni igieniche spesso precarie. Le mascherine si usano ma non ci sono le attenzioni che vediamo altrove e che si dovrebbero avere».

LASCIATE A TERRA
Consolato, governo nepalese e Farnesina sono all’opera per riportarle a casa. Un primo tentativo è fallito: «In questi giorni sono partiti diversi voli organizzati da altre ambasciate europee e riservati ai loro cittadini. Abbiamo visto partire francesi e tedeschi. Per noi italiani era stato previsto un volo per il 2 aprile ma non ci è arrivata nessuna notizia. Non colpevolizziamo nessuno e sappiamo che la Farnesina e il consolato stanno facendo un grande lavoro per riportarci a casa, anche con l’intervento dell’Unione Europea. Ma qui non ci sentiamo sicure e speriamo di poter prendere un aereo prima che il governo nepalese, che è imprevedibile, prenda altre decisioni con misure insormontabili».
Al momento non è prevista una nuova data per il rientro. Il console starebbe provando a organizzare un volo in cui far salire solo gli italiani. Se ci saranno posti liberi saranno messi a disposizione di altre persone bloccate in Nepal. «Le nostre famiglie sono preoccupate e stanno cercando di mettere in moto qualsiasi forza per farci tornare il prima possibile - conclude Alice -. Noi vogliamo che stiano sereni perché, al di là del coronavirus, qui ci stanno trattando bene e siamo al sicuro».
 
Ultimo aggiornamento: 12:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci