Coronavirus Veneto, patente ai guariti, da lunedì si cominciano i test

Venerdì 3 Aprile 2020 di Angela Pederiva
Coronavirus Veneto, patente ai guariti, da lunedì si cominciano i test
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La macchina organizzativa si è messa in moto: da lunedì via alla procedura per la patente di guarigione dal Coronavirus per i 60.000 dipendenti del sistema sanitario regionale. La consegna dei 100.000 reattivi ordinati da Azienda Zero è attesa per oggi, quando si terrà anche l'incontro del virologo Giorgio Palù con il comitato etico: alla pari dei primi 300 sanitari coinvolti nel test di lancio, che sarà effettuato nei laboratori diretti dai professori Mario Plebani a Padova e Giuseppe Lippi a Verona, pure il resto dei medici, degli infermieri e degli operatori del Veneto saranno infatti sottoposti a due prelievi di sangue nell'arco di un paio di settimane, come annuncia la lettera inviata dal direttore generale Domenico Mantoan ai dg di tutte le Ulss.
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«Se questo sistema funzionerà, diventerà un grande strumento anche per gli altri lavoratori», ha detto ieri il governatore Luca Zaia, commentando la richiesta di estendere alle imprese privatela diagnostica sierologica, finalizzata ad accertare lo sviluppo degli anticorpi nelle persone contagiate e ad escludere l'infezione nei soggetti sani.
 
LE AZIENDE
L'appello è stato rivolto in particolare da Luciano Vescovi, numero uno di Confindustria Vicenza: «Alla Regione Veneto e al presidente Zaia chiedo di prendere in considerazione la popolazione lavorativa tra i destinatari della procedura in campo che comprende gli esami di screening anche sierologici». Nel merito il governatore ha aperto subito a questa ipotesi: «Vescovi ha ragione. Le aziende ospedaliere universitarie sono pronte, poi i 100.000 reattivi daranno la stura per partire alla grande con la sierologia. Ce la propone il mondo scientifico e ce la chiedono le imprese, perché gli imprenditori vogliono riaprire le attività, ma senza correre il rischio di trovarsi un mega-contagio e dover quindi ripartire da zero. Detto questo, penso che le aziende verranno riaperte non solo con la patente, ma anche con le misure di distanziamento e con i dispositivi di protezione. Anche se ci diranno che tutto va bene, la mascherina diventerà parte del nostro abbigliamento». 

BASSO PROFILO
Al tempo stesso, però, Zaia è sembrato voler tenere il basso profilo sul metodo con cui il piano verrà attuato. Un po' perché su questa tecnica la comunità scientifica è divisa («Ma voi giornalisti potreste organizzare un bel forum con tutti gli scienziati, così confrontate chi è favorevole con chi è contrario»). Un altro po' perché il leghista è già stato accusato di annuncite, per cui potrebbe bastare un minimo ritardo nella fornitura dei reattivi per dilatare i tempi e riaccendere le polemiche («Certo che però questo dibattito sul sierologico mi riporta a quello di un mese fa sui tamponi: dicevano che non avevamo capito una mazza e poi invece abbiamo avuto ragione noi»). E un ulteriore po' perché, come nei raffronti fra le curve del contagio, dei ricoveri e della mortalità, anche su questa campagna il presidente del Veneto vuole evitare la competizione con i colleghi Stefano Bonaccini e Attilio Fontana: «Non siamo i primi della classe. Semplicemente ci hanno dato due remi e noi remiamo. Non mi piace il confronto tra le Regioni, ognuna ha una storia sanitaria a sé e un territorio diverso. Noi non andiamo alla ricerca della ribalta, facciamo quello che ci viene proposto dalla comunità scientifica. L'operazione la sta facendo anche l'Emilia Romagna che non è del mio stesso colore politico».

LE ALTRE REGIONI
Da ieri, infatti, l'Emilia Romagna a guida Pd è partita con lo screening su tutto il personale della sanità pubblica, privata convenzionata e dei servizi socioassistenziali, da Piacenza a Rimini. La prima batteria conta 50.000 test sierologici, ma ne sono già stati ordinati altri 100.000, con l'obiettivo di arrivare in tutto a 200.000, per includere anche le case protette accreditate, mentre per quelle private saranno necessarie delle convenzioni. Ha chiesto allora Beppe Sala, sindaco di Milano: «Questi test sono oggi già fatti in Veneto e in Emilia Romagna. In Lombardia ancora no. Perché?». A quel punto il governatore leghista Fontana, che ben più del dem Bonaccini patisce il raffronto con Zaia, ha voluto precisare: «La Regione Lombardia si muove nel rispetto della scienza e non fa iniziative avventate. Già alcuni giorni fa abbiamo incaricato l'Università di Pavia perché provveda ad esaminare tutti i test che esistono in questo campo per individuare se ce ne è uno scientificamente valido. Appena avremo queste risposte le comunicheremo e se dovesse rinvenire un test valido inizieremo ad utilizzarlo, diversamente faremo altro. In questa direzione si è mosso anche Zaia, anche lui si attiene al responso scientifico». Il presidente veneto si è tuttavia ben guardato dal replicare, preferendo rinfocolare lo scontro con la Commissione Europea, dopo la lettera della presidente Ursula von der Leyen: «Non ce ne facciamo niente delle scuse, ci servono schei». 
Angela Pederiva

Ultimo aggiornamento: 12:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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