Non andrà tutto bene. Non per tutti almeno. E molte cose, dopo, dovranno cambiare

Mercoledì 1 Aprile 2020
Caro Direttore,
lo slogan “andrà tutto bene” serve certo a dar fiducia al paese in un momento così difficile per tutti noi, anche perché peggio di così non può andare. Tuttavia quando le cose dovranno giocoforza cambiare nulla potrà essere come prima. Non sarà più in nessun modo, accettabile il dominio della Germania, che non essendoci riuscita con le armi, oggi lo fa con l’economia e lo spread, con molte nostre complicità. Inoltre non sarà anche più accettabile che alcuni paesi di questa (dis)Unione Europea fungano da paradisi fiscali. Aiuti concreti ci giungono da tutto il mondo, mentre quelli che dovrebbero essere i nostri alleati, ci rifiutano alcune soluzioni che servirebbero ad aiutarci concretamente. Ergo, se nulla cambierà potremmo affondare tutti, assieme, Germania compresa.

Ugo Doci

Caro lettore,
sappiamo che “non andrà tutto bene”. Almeno non per tutti. Non andrà tutto bene per chi ha perso un parente, un amico, un vicino di casa. Non andrà tutto bene per chi ha vissuto l’esperienza terribile della malattia. Non andrà bene per chi rischia di perdere il proprio posto di lavoro o di non poter più riaprire la propria impresa. Non andrà tutto bene per quelle terre, come Bergamo e Brescia, che hanno dovuto contare centinaia di vittime al giorno e dove, non a caso, nessuno ha cantato e canta dalle terrazze. Ma se anche non andrà tutto bene, siamo ragionevolmente certi che ce la faremo. Che prima o poi - speriamo quanto prima -, usciremo dal tunnel in cui questo maledetto virus ci ha costretto. E a quel punto sarà opportuno rimettere ordine tra le nostre (presunte) certezze. Interrogarci su cosa questa epidemia ci ha insegnato. Su ciò che va cambiato e su può essere migliorato. Sulla fragilità inattesa del nostro modello di società e di sviluppo. Anche, inevitabilmente, sul ruolo di un’Europa che, dall’immigrazione al coronavirus, si rivela incapace di affrontare ogni crisi. In molti hanno ripetuto che dopo il virus nulla sarà come prima. Se non tutto, certamente molto. Anche nel nostro Paese. Ogni crisi è anche un’occasione di cambiamento. Perché ci costringe a ripensare a ciò che era e a riflettere su ciò che sarà. Ma ogni cambiamento va indirizzato. Vinta questa guerra, dovremo interrogarci a fondo sul come.
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