Manuel Bortuzzo e il coronavirus. «Deve darci la forza di rialzarci e ripartire più forti e determinati»

Martedì 31 Marzo 2020
Manuel Bortuzzo e il coronavirus. «Deve darci la forza di rialzarci e ripartire più forti e determinati»

Nessuno meglio di lui sa cosa significhi ritrovarsi la vita cambiare tra le mani, dover avere a che fare con limiti e nuove regole. Senza reale libertà di movimento. Modificare abitudini, quotidianità. E vedere ogni settimana spostare in avanti la lancetta di una ritrovata normalità. Sono passate tre settimane dall'inizio della quarantena. Il tempo rischia di trasformare questi giorni in una palude. Manuel Bortuzzo ha la sua ricetta; gli affetti veri e il pianoforte, a cui si è quasi aggrappato in questo ultimo anno. Il sorriso è quello che conosciamo, così come la forza disarmante. Mai paura ripete. 

Dove sta trascorrendo la quarantena? Chi le è vicino in questi giorni? 
«Sono nella casa di Roma con mio padre Franco. Lontano, per ovvi motivi, dal resto della famiglia. Siamo a casa e viviamo comunque questo momento con serenità».

È una situazione che rallenta anche allenamenti e terapie?
«Purtroppo queste restrizioni, sebbene opportune, mi costringono a non poter andare a nuotare come ogni giorno, a non andare in palestra e soprattutto a non avere il mio fisioterapista a casa. Quindi non una situazione ottimale, ma non per questo mollo, anzi ritaglio i miei momenti in una palestra con dei pesi e mi arrangio a casa come tutti. Noi sportivi siamo veramente penalizzati. Il discorso vale soprattutto per quelli che si preparano ad alti livelli».


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Nella vita è tutta una questione di distanze, e lei lo sa. Come crede che gli italiani stiano gestendo questo metro e mezzo che ci è imposto per non incappare nel contagio?
«Ho visto un grande rispetto per questa osservanza. Quindi, a parte qualche problema iniziale, il senso civico prevale e sembra che le persone siano consapevoli dell'importanza di rispettare le regole».

Lei è diventato un simbolo di positività e resistenza: cosa si sente di dire alle persone che cominciano ad avere problemi psicologici a causa di questo forzato isolamento? 
«Guardiamo ai fatti: questa è una situazione che avrà una fine certa. Per cui a tutti quelli che si sentono giù io consiglierei di guardare il mezzo bicchiere pieno e non cercare quello vuoto. Bisogna trovare dentro sè il modo di star bene anche in questa situazione difficile. E lo dice uno che sa di cosa parla».

E che pensiero rivolge agli sportivi che non possono lavorare all'aria aperta? 
«Per gli sportivi comprendo fortemente il disagio e la mancanza di allenamento, manca proprio il lavoro duro e sistematico. L'unica cosa da considerare è che qui nessuno si allena e non ci sono privilegiati. Quindi, per intenderci, alla fine dell'emergenza ci si confronterà ad armi pari».

Come sta andando Rinascere il libro pubblicato per Rizzoli che racconta la sua storia? E lei cosa sta leggendo in questi giorni? 
«Per quel che riguarda il mio libro so che piace, è scorrevole e dà energia alle persone che magari fino a ieri si lamentavano per futili motivi. Per me questa è una cosa molto importante. In questi giorni leggo spartiti! Ho scoperto il pianoforte e cerco di approfondire questo strumento meraviglioso che fa spaziare la mente oltre le difficoltà oggettive».

Questa epidemia è come una guerra. Le persone hanno perso i punti di riferimento. Come vive questo momento in cui ansia e paura ci impongono di trovare comunque un senso?
«Personalmente io non ho perso alcun punto di riferimento anzi a maggior ragione ho consolidato tutti i rapporti, la famiglia gli amici veri e quelli che lavorano con me . Consiglio a tutti di non perdere le nostre radici. Dobbiamo far valere l'orgoglio in questi momenti. Non sarà più come prima? Sarà meglio di prima perché rinascere fa bene e dà senso alla vita».

C'è qualcosa che le fa rabbia in questo momento? 
«Il modo in cui la pandemia ha portato via tante persone. È crudele morire così, soli, e nessuno poteva immaginarlo. Deve farci riflettere molto e deve darci la forza di rialzarci e ripartire più forti e determinati: non si cambiano le priorità ma si modificano con intelligenza».

Qual è la prima cosa che farà quando la quarantena finirà?
«Sarò felice di riunire tutta la famiglia a tavola assieme come ai vecchi tempi. Lo ribadisco: la parola mai paura deve entrare in noi».
Elena Filini
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Ultimo aggiornamento: 15:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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