Strangolò la giovane moglie, alla sbarra l’assassino di Giulia Lazzari

Martedì 31 Marzo 2020 di Francesco CampI
Giulia Lazzari con il marito Roberto Lo Coco

ADRIA - Si aprirà il 9 ottobre davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Rovigo il processo a Roberto Lo Coco, attualmente recluso nel carcere di Verona Montorio, accusato di omicidio volontario, aggravato dal vincolo coniugale e dalla premeditazione, per la morte della giovane moglie Giulia Lazzari, spentasi il 17 ottobre a causa delle lesioni che gli aveva provocato, nove giorni prima, strangolandola al culmine di un litigio. Il giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini, infatti, ha emesso il decreto di giudizio immediato nei confronti del 28enne così come era stato richiesto dal pm Sabrina Duò che ha coordinato le indagini sull’uxoricidio. L’aggressione di Lo Coco nei confronti della 23enne moglie, cameriera, madre della loro figlia, si è consumata nel pomeriggio dell’8 ottobre scorso, quando l’uomo, dopo averle chiesto un ultimo abbraccio al termine dell’ennesimo litigio da quando la loro relazione aveva iniziato a sfaldarsi e la compagna aveva manifestato l’intenzione di separarsi, le ha chiesto un ultimo abbraccio. Ma, nella stretta, le mani del marito si sarebbero serrate sul collo della moglie, soffocandola.
PREMEDITAZIONE
L’accusa contesta anche l’ulteriore aggravante della premeditazione. A far propendere per questa ipotesi, infatti, una lettera che Lo Coco avrebbe avuto in tasca al momento del suo folle gesto, nella quale si preannunciava la volontà di uccidere la moglie, che sarebbe stata consegnata in un secondo momento dal fratello agli inquirenti. Come, del resto, particolarmente inquietanti appaiono, anche alla luce di quanto poi accaduto, i post scritti precedentemente da Lo Coco sulla propria pagina Facebook. Il 6 ottobre, due giorni prima dello strangolamento, in un lungo e confuso ragionamento sulla fine del rapporto con la moglie, scriveva, rivolto alla donna: «Non ne troverai mai uno che ti amerà e che ti darà tutto l’amore che ti ho dato io, a parte gli errori che ho fatto, ti ho amata veramente tantissimo. Ok l’hai voluto tu questo, io no, mai voluto separarmi da te. Ciao». Parole che riecheggiano in modo sinistro quanto ha poi ammesso di aver pronunciato in quei momenti in cui ha stretto le mani attorno al collo delle moglie, che sospettava avere una relazione con un altro uomo. Prima una frase del tipo: «Ho capito che fra noi è finita, ti prego dammi un ultimo abbraccio». Poi, durante l’abbraccio, con le sue mani che si sono spostate verso la gola di lei: «Se non ti posso avere io non ti avrà nessuno».
LA STRETTA FATALE
La stretta al collo avrebbe fatto andare in arresto cardiaco la 23enne, provocandole un edema polmonare ed un edema cerebrale.

Dinamica che sarebbe confermata dalla relazione dell’autopsia, eseguita dal medico legale ferrarese Lorenzo Martinelli, nella quale si parla di compatibilità della causa della morte con lo “strozzamento”.

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