Coronavirus, l'allarme dei missionari di Nigrizia: bomba africana potrebbe essere apocalittica

Domenica 29 Marzo 2020 di Franca Giansoldati
Coronavirus, l'allarme dei missionari di Nigrizia: bomba africana potrebbe essere apocalittica

La bomba africana è prossima a esplodere. Lo assicurano i missionari. L'epidemia di coronavirus potrebbe risultare quasi apocalittica, specie nella grandi megalopoli dove negli slum si concentrano milioni di persone in condizioni di totale precarietà igienica. Il tema viene sollevato dal settimanale Nigrizia, dei frati Comboniani che dedica ad alcune realtà approfonditi focus.

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Per esempio quello che sta accadendo in Tanzania dove il presidente John Mafuguli invece di optare per il lockdown, incalza i cittadini «a uscire per andare a lavorare». Non si tratta tanto di una sottovalutazione del problema sanitario, quanto di una scelta per continuare a fare andare avanti il Paese visto che «la maggioranza della popolazione non può permettersi il lusso del lavoro da casa» (smart working), riservato a una ridotta minoranza di colletti bianchi.



«La maggior parte di chi vive nelle baraccopoli africane, dove si stima abiti oltre mezzo miliardo di persone, è costretta ogni mattina a lasciare la propria baracca e recarsi in città per il lavoro se vogliono mangiare e dare da mangiare alle loro famiglie. I più non hanno un lavoro fisso con stipendio e si devono arrangiare con attività informali, come i venditori di strada che dispongono sui marciapiedi le loro mercanzie, o i braccianti che agli incroci delle strade si offrono per qualche lavoretto, o i lavoratori occasionali o ancora la schiera di lavoratrici e lavoratori domestici che privi di ammortizzatori sociali devono continuare a recarsi ogni giorno nei sobborghi benestanti delle città per svolgere il loro servizio».



Alla luce di queste considerazioni, la disposizione del presidente della Tanzania riflette la triste realtà della società. È un invito alla gente a continuare a darsi da fare per scongiurare l’unica certezza: quella di morire di fame, contro la probabilità di soccombere per contagio da coronavirus.

Le indicazioni che vengono date alla gente sono di restare distanziati, cosa abbastanza difficile nelle metropoli africane dove famiglie numerosissime vivono in spazi ristretti. Impossibile anche lavarsi spesso le mani o usare saponi igienizzanti, visto che in molti quartieri l'acqua potabile è un sogno. La maggioranza non ha l’acqua in casa e deve servirsi dell’acqua da rubinetti pubblici o percorrere distanze a piedi per approvvigionarsi.     

Il presidente tanzaniano ha ordinato la chiusura di tutte le scuole e università nel paese anche se continua a permettere i raduni nelle chiese e nelle moschee dove «sostiene avvengano guarigioni». Qualcuno dovrebbe forse spiegargli che la fede non sostituisce né supera le regole sanitarie.

Ma la stessa cosa accade in Burkina, in Centrafrica, in Uganda, in Ciad, in Kenia, in Camerun. In Burkina per esempio già cinque ministri risultano contagiati e l'opinione pubblica accusa il governo di non avere preso seriamente la pandemia. 


 

Ultimo aggiornamento: 17:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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