La crisi si abbatte sulle partite Iva: «Entrate e prossimi lavori quasi azzerati»

Domenica 29 Marzo 2020 di Tiziano Gualtieri
La crisi si abbatte sulle partite Iva: «Entrate e prossimi lavori quasi azzerati»
UDINE Una perdita di circa 9 miliardi di euro su scala nazionale. Un crollo del giro d’affari per milioni di italiani che, per voglia o necessità, si trovano nel mondo delle partite iva. La stima di Confcommercio è preoccupante e riguarda una platea di commercianti, imprenditori, artigiani o professionisti che rischiano il crack. La prossima “vittima” del Covid-19 potrebbe essere questa gran fetta di lavoratori che, salvo pochi casi, non sono tutelati.
PRIMI SEGNALI IN FRIULI Uno dei campanelli d’allarme giunge da Tarvisio, dove nel 2019 a fronte di 4200 abitanti si contavano 460 partite iva. «Stanno emergendo le prime difficoltà» fanno sapere Isabella Ronsini e Franco Baritussio, esponenti di minoranza e firmatari di una interrogazione urgente al sindaco per capire «quali misure siano previste per far fronte alle emergenze di cittadini in crisi per l’approvvigionamento alimentare». Cittadini non anziani, ma appunto anche adulti a partita iva, che hanno visto svanire i lavori che garantivano loro un’entrata economica. Un’interrogazione senza simboli partitici «perché non è il momento di puntare il dito», ma stimolo per una collaborazione perché «più passano le giornate e più la cosa diventa pericolosa. Sappiamo che non è facile, che non è colpa dell’amministrazione, ma ci vuole un segnale anche per tranquillizzare chi inizia ad avere problemi di liquidità».
COMMERCIALISTI PREOCCUPATI Alberto Maria Camilotti, presidente dell’ordine dei dottori commercialisti di Udine, sottolinea come gli strumenti messi in campo, seppur utili, non bastino. «C’è delusione sul decreto “Cura Italia” - spiega - perché ha creato un’ingiustizia sociale». Il bonus, infatti, riguarda solo le partite Iva legate direttamente all’Inps, mentre sono esclusi tutti gli ordini professionali che hanno una propria cassa previdenziale. Critiche anche su fruizione ed effettivo aiuto: «Ottenere il bonus è complicato. Si potevano trovare modi più facili, come la compensazione attraverso i modelli F24. Inoltre sono palliativi. I soldi arriveranno verso fine aprile per coprire le criticità di marzo senza contare che bar, ristoranti, estetiste e parrucchiere saranno ferme da più di un mese. Se le partite Iva piccole hanno un immediato problema di liquidità per la carenza di incassi, quelle grandi li avranno quando non potranno essere pagate le fatture a 30, 60 e 90».
 AVVOCATI E FUTURO PROSSIMO Stesse difficoltà anche per gli avvocati, come spiega Ramona Zilli, da un anno alla guida dell’Ordine degli avvocati di Udine. «In teoria noi possiamo lavorare, ma in realtà non possiamo andare in tribunale se non i rari casi e l’attività è ridotta al minimo». A mettere in allarme è la visione sul lungo periodo, perché «se al momento non si registra una vera crisi economica del settore, il problema ci sarà più avanti. Non rientriamo nel decreto e seppure la cassa forense abbia posticipato le scadenze a settembre e ci siano ammortizzatori sociali che permettono di accedere alla cassa integrazione in deroga per la gestione dei dipendenti, non basta». Una possibile soluzione potrebbe essere data dallo sblocco dei compensi già riconosciuti in sede di gratuito patrocinio, riconosciuto ai clienti in situazione di difficoltà economica e coperto attraverso fondi già accantonati dallo Stato. «Peccato che spesso si debbano attendere mesi se non anni per la liquidazione dei compensi. Sbloccare i pagamenti darebbe un po’ di respiro».
LAVORATORI SENZA SINDACATO «Purtroppo la partita Iva è una tipologia fiscale, ma non una qualifica. Non c’è una coscienza di classe, sono persone che hanno solo un minimo comune denominatore fiscale». A dirlo è il friulano Fulvio Romanin, già lavoratore autonomo e autore del libro “L’Iva funesta. Come aprire una partita Iva e sopravvivere per raccontarlo”. «La partita Iva - spiega - dovrebbe essere un punto di inizio e non una cosa definitiva», ma per molti diventa l’unica opportunità per lavorare. «Questa crisi dimostra che non si può ipotizzare un’economia basata su un criceto che se smette di correre muore. I liberi professionisti si sentono soli e non tutelati, esistono organismi che si occupano di loro, ma nessuno riesce a vedersi negli occhi di un altro». Romanin è scettico anche sulle iniziative «comunque lodevoli» che nascono da questi momenti difficili: «Non c’è un sistema di tutela alle spalle. Gli imprenditori nascono per fare errori. D’altronde si chiama impresa proprio perché è difficile e bisogna imparare a cadere, ma questa è una caduta che non dipende da te». La crisi, però, potrebbe dare una svolta positiva, «essere di stimolo per capire se dare vita a una nuova figura sociale: la ditta di una persona sola come accade già altrove».
A LIVELLO NAZIONALE Tra le azioni di “solidarietà” si registra la petizione “#AiutaUnaPiva: sosteniamo chi ha più bisogno” lanciata da Francesco Nicodemo, consulente di comunicazione e strategia digitale: «Non tutti i lavoratori di queste categorie sono nelle stesse condizioni.
Io non ho smesso di lavorare, ma c’è chi non fattura più. E allora perché non rinunciare alla mia fetta di “bonus” e istituire un “mutuo “soccorso nei confronti di chi è in difficoltà?». L’idea è semplice: creare un fondo di solidarietà dove far confluire tutti i 600 euro delle partite Iva che rinunciano alla loro quota «così da creare un bacino da cui attingere per aiutare chi è in difficoltà. Lo Stato dovrebbe solo istituire il fondo e riutilizzare i soldi». La petizione, online sul portale “Change”, ha attualmente raccolto circa 40mila firme e punta «a un emendamento al decreto “Cura Italia”. Il Pd se ne sta facendo carico anche grazie all’interessamento di Debora Serracchiani e Andrea Orlando». Visioni simili che portano tutte a un ragionamento: la crisi deve portare a ridiscutere l’intero mondo delle partita Iva, ma agendo sul cosiddetto cuneo fiscale che «negli ultimi anni - conclude Camilotti - ha portato alla nascita di “finte” partite Iva che, di fatto, nascondono solo lavoratori dipendenti non tutelati».
Ultimo aggiornamento: 14:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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