Coronavirus, arriva la app europea: Bruxelles si muove per tracciare i positivi

Sabato 28 Marzo 2020 di Cristiana Mangani
Coronavirus, arriva la app europea: Bruxelles si muove per tracciare i positivi

Il numero delle offerte inviate al ministero dell'Innovazione ha raggiunto la cifra di 823, tra aziende, centri di ricerca, università: 504 sono le proposte nel campo della telemedicina e 319 in quello dell'analisi dei dati sulla diffusione del coronavirus. Il governo italiano guarda ai paesi che sono riusciti a contenere la diffusione dell'epidemia, e cerca di fare in fretta per identificare, attraverso un commissione di una sessantina di esperti, un sistema che riesca a tracciare il contagio persona per persona, senza violare privacy e diritti. La speranza è quella di ottenere gli stessi risultati raggiunti dalla Corea del Sud, da Singapore, da Taiwan, da Hong Kong, da Israele, dove il contenimento ha funzionato, anche se in Italia sistemi di controllo così capillari sono impossibili da attuare. In questi paesi, infatti, più che chiudere in casa i cittadini, hanno preferito tracciare ogni movimento, registrando gli accessi dal telefonino alla carta di credito. 

L'emergenza coronavirus sta mettendo alla prova tutto il mondo e anche Francia, Grecia, Germania, stanno lavorando per trovare una app che garantisca un monitoraggio utile. In Spagna, per esempio, hanno già in uso un'applicazione per l'autodiagnosi: si chiama Forcemanager ed è attiva su 300 mila smartphone dell'area di Madrid. È stata offerta anche all'Italia. E soluzioni simili stanno arrivando dal Cnr che ha proposto un sistema per far comunicare i pazienti con i medici attraverso il televisore. Anche se si tratta perlopiù del monitoraggio dei parametri vitali e non degli spostamenti che fanno i contagiati nelle città.

La questione principale resta quella della raccolta delle informazioni, e di quanto l'adesione volontaria (come è previsto che avvenga in Italia) possa garantire dati staticamente rilevanti. La ministra Paola Pisano ha spiegato che la logistica avverrà attraverso il soggetto infetto che chiamerà subito il suo medico. E per questo sarà necessaria una struttura di call center.

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Il governo di Seul attraverso l'applicazione Corona 100m ha inviato messaggi alla popolazione sul comportamento da adottare, ma soprattutto ha tracciato gli spostamenti in maniera tale da poter suggerire dove si sono mosse le persone contagiate, con chi sono entrate in contatto, che attività ha svolto il contagiato. Un'attività di contact tracing (tracciamento dei contatti) che viene considerata la maniera più efficace per arginare la diffusione del contagio perché in grado di monitorare gli asintomatici. E sembrerebbe proprio questa l'ipotesi che sta allettando di più il governo italiano. Ma rispetto alla Corea del Sud, in Italia quest'app al momento non esiste ancora.
Impossibile applicare nel nostro Paese quanto è stato fatto in Israele, dove il governo di Netanyahu ha temporaneamente consentito l'uso di una massiccia sorveglianza digitale, solitamente limitata all'antiterrorismo, che sta permettendo all'agenzia per la sicurezza israeliana, lo Shin Bet, di tracciare i telefoni per individuare gli spostamenti dei contagiati e far rispettare la quarantena. Decisione che ha scatenato grandi polemiche per le conseguenze sulla privacy.

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Di recente, poi, anche l'Ue si sta muovendo in questa direzione. E infatti, otto società di telecomunicazioni hanno concordato di fornire alla Commissione europea i dati sulla posizione dei telefoni cellulari delle persone, per facilitare il monitoraggio sulla diffusione del coronavirus. Si tratta di Vodafone, Telecom Italia (Tim), Deutsche Telekom, Orange, Telefonica, Telenor, Telia e A1 Telekom Austria. La Ue ha rassicurato che utilizzerà i dati di geolocalizzazione solo in modo anonimo e aggregato. La stessa linea che stanno adottando negli Usa dove si stanno confrontando con Google, Facebook e con altre aziende tecnologiche ed esperti di salute per l'impiego dei dati.

 

Ultimo aggiornamento: 16:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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