Boris Johnson è positivo al coronavirus. Il virus accelera nel Regno Unito e dilaga nei palazzi del potere, investendo anche Johnson: primo leader al mondo ufficialmente infettato. Se il governo di Londra e i suoi consiglieri speravano in una diffusione progressiva ad ampio raggio, come ipotizzato nelle settimane scorse prima della svolta degli ultimi giorni e dell'allineamento del premier Tory alla strategia globale del lockdown, tutto lascia pensare che siano stati accontentati. Se tuttavia miravano davvero a una immunità collettiva, di gregge, per ora non se ne vede traccia.
Coronavirus, Chloe muore a 21 anni senza patologie pregresse: «La vittima più giovane del Regno Unito»
Impennata. I numeri censiti, seppure al momento più indietro rispetto a qualunque altro grande Paese europeo, segnalano una nuova impennata record, con 181 morti e quasi 3.000 contagi in più in 24 ore. Ma quelli reali sembrano ben più consistenti a giudicare dalla percentuale improvvisa di casi nelle stanze dei bottoni: fra coloro che i test li devono fare al minimo allarme.
Uno dopo l'altro hanno annunciato d'avere i sintomi Johnson in persona, il suo ministro della Sanità, Matt Hancock, e il suo consigliere sanitario di riferimento, il professor Chris Whitty, massima autorità medica (chief medical officer) d'oltremanica. L'intera prima linea del vertice decisionale del Paese sul fronte dell'emergenza decapitata, o quanto meno azzoppata, da un giorno all'altro. E questo senza contare i casi già noti del principe Carlo, erede al trono della regina Elisabetta; di un'altra figura chiave del dicastero della Salute, la sottosegretaria Nadine Dorries; o ancora del negoziatore della Brexit, David Frost.
Coronavirus, la fuga degli italiani da Londra: «Cinquemila tornati in due settimane»
Solidarietà. Una ventata d'infezioni eccellenti - per quanto tutte diagnosticate finora in forma non grave, stando alle rassicurazioni - che si abbatte su una Paese parso a lungo restio a prendere pienamente coscienza della minaccia. E rischia di tradursi in un'epidemia di massa al cuore del potere: tanto a Downing Street, dove Johnson, Hancock e Whitty hanno partecipato insieme o separati in queste settimane a una miriade di riunioni, cautele o non cautele; quanto a Westminster, dove il premier si è esibito due giorni fa nell'ultimo Question Time, prima dell'anticipazione della pausa pasquale del Parlamento. Di sicuro l'annuncio del contagio di BoJo è arrivato come uno shock. Inducendo le opposizioni a stringersi attorno a lui con messaggi di solidarietà; la popolazione a prendere forse definitivamente sul serio l'appello - ormai un'intimazione con tanto di poteri speciali alla polizia - di «stare in casa»; e Sua Maestà la regina, 94 anni il 21 aprile, a provare a tranquillizzare i sudditi facendo sapere che lei «è in buona salute» nel rifugio del castello di Windsor, condiviso con il quasi 99enne Filippo, e che l'ultimo faccia a faccia col primo ministro lo ha avuto, come con Carlo, oltre due settimane fa: al riparo, si spera, dai tempi d'incubazione del Covid-19. Johnson da parte sua non ha avuto scelta, dopo l'annuncio del suo «test positivo al coronavirus con sintomi lievi», se non mostrarsi alla nazione in video dall'alloggio di Downing Street in cui è ora in quarantena per almeno una settimana nel rispetto delle regole, prudentemente separato dalla giovane compagna incinta Carrie Symonds.
Coronavirus, si muore anche a 16 e 20 anni. Il caso delle vittime giovani. «Il Covid-19 attacca chiunque»
Autoisolamento. «Sto lavorando da casa in auto-isolamento - ha detto - perché è assolutamente la cosa giusta da fare.
Over the last 24 hours I have developed mild symptoms and tested positive for coronavirus.
I am now self-isolating, but I will continue to lead the government’s response via video-conference as we fight this virus.
Together we will beat this. #StayHomeSaveLives pic.twitter.com/9Te6aFP0Ri— Boris Johnson #StayHomeSaveLives (@BorisJohnson) March 27, 2020
Coronavirus, Spagna fuori controllo: quasi 5000 morti, 769 in 24 ore
Coronavirus: Reggio Calabria, sequestrati 900 tamponi illegali
La fidanzata e futura terza moglie di Boris Johnson, la 32enne Carrie Symonds, incinta da qualche mese del premier britannico, si è temporaneamente trasferita per ragioni di cautela suggerite dai medici dopo la conferma del contagio da coronavirus per BoJo. Lo riferisce una portavoce del governo britannico osservando che i due sono al momento separati e che «il primo ministro segue pienamente le linee guida indicate dal Public Health England (il vertice del servizio sanitario) le quali impongono sette giorni di auto-isolamento». Johnson, ha detto la portavoce, si trova fisicamente in un alloggio al numero 11 di Downing Street, comunicante con la residenza ufficiale al numero 10.
La Borsa. E dopo l'annuncio peggiora la Borsa di Londra. L'indice Ftse 100 segna un calo del 435% a 5.562 punti, con le banche sotto pressione, da Rbs (-6,2%) a Barclays (-5,3%) e Lloyds (-5,2%). In forte calo anche Hsbc (-4,85%). Tra i titoli più colpiti anche il colosso delle crociere Carnival (-11,9%) e Ashtead (-10,59%), leader nel noleggio di apparecchiature per l'industria e l'edilizia.
Sono più di 11.600 i casi di coronavirus nel Regno Unito, con 578 morti finora. Anche il principe Carlo è risultato positivo al tampone nei giorni scorsi.
Non solo Boris Johnson: nuovo boom di casi di contagio e di morte per coronavirus nel Regno Unito, con un record di 181 decessi in più in un giorno. Il numero censito delle persone infettate è cresciuto fino a 14.579, con un incremento di poco meno di 3.000 test positivi in più in 24 ore, secondo gli ultimi dati aggiornati del ministero britannico della Sanità. Mentre il totale registrato dei morti passa da 578 a 759. I tamponi eseguiti nel Paese sfiorano ora quota 114.000.