Coronavirus, ecco perché la Spagna rischia di esplodere. A Madrid 17.000 positivi, scandalo test

Giovedì 26 Marzo 2020 di Mauro Evangelisti
Coronavirus, ecco perché la Spagna rischia di esplodere. Scandalo test cinesi taroccati

Covid-19, test fasulli e sistema al collasso: da Madrid a Barcellona il paese “fratello” dell’Italia è in ginocchio. I morti per coronavirus, in Spagna, crescono a ritmi italiani, oggi sono stati 655 ed è stata superata quota 4.000. Secondo Cadena Ser, nelle case di riposto sono morti 1.307 anziani, in pratica un terzo del totale delle vittime. I casi positivi si avvicinano rapidamente a sessantamila, ma esattamente come nel nostro Paese, gli esperti ipotizzano che siano fino a dieci volte tanti perché non sono stati eseguiti i test. Ecco, i tamponi portano al grande scandalo che sta in queste ore indignando la Spagna: il quotidiano El País ha rivelato che i 340mila test rapidi acquistati dal governo in Cina non sono attendibili, hanno una sensibilità del 30 per cento quando dovrebbe essere dell’80 per cento. Dovevano servire per sottoporre al test tutto il personale sanitario e gli anziani, ma non funzionano. 

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L’Ambasciata cinese in Spagna ha spiegato che il governo iberico li ha acquistati da un’azienda senza licenza. Intanto, nella sola Comunidad di Madrid, epicentro del contagio, ci sono già 17mila positivi, ma secondo El Mundo sono in realtà almeno 50mila, perché molti pazienti con sintomi lievi vengono lasciati in isolamento a casa senza eseguire i tamponi. Racconta al Messaggero Luis, che vive a Barcellona ma lavora in Italia: «Quando sono tornato nella mia città, dopo essere stato in Lombardia, avevo un po’ di febbre. Ho contattato i medici e ho chiesto di eseguire il test, ma mi hanno solo detto di restare in casa». Intanto, pronto soccorso e reparti di terapia intensiva stanno esplodendo, esattamente come in Italia, medici e infermieri non hanno sufficienti mascherine e dispositivi di protezione, esattamente come in Italia, mancano i ventilatori per le terapie intensive, esattamente come in Italia. Ecco, il nodo è proprio questo: Spagna e Italia sono di fatto paesi fratelli, con relazioni quotidiane; per un cittadino di Milano o Roma è molto più semplice raggiungere Madrid e Barcellona, che andare in Puglia o in Sardegna. Eppure, la Spagna non ha capito che quanto stava succedendo in Italia, con le relazioni costanti che vi sono tra i due paesi (lavoratori, imprenditori, studenti, turisti) inevitabilmente sarebbe arrivato anche nella penisola iberica.



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L’epidemia esplode in Lombardia e in Veneto il 21 febbraio, l’Italia reagisce, con mille errori e forse lentamente, ma l’8 marzo comincia a chiudere tutto. In Spagna fanno finta di nulla: l’8 marzo per la festa della donna si svolge una grande manifestazione con 200mila persone, c’è anche la vicepresidente del Governo, Carmen Calvo, oggi in ospedale per il Covid-19. Non fa meglio l’opposizione: Vox, formazione di estrema destra in grande ascesa, nonostante l’allarme mondiale, organizza a Vistalegre (Madrid) una manifestazione pubblica con 9.000 persone. I leader stringono mani, abbracciano i partecipanti. Due giorni dopo il vicepresidente, Javier Ortega Smith, che era stato a Milano tre settimane prima, annuncia di essere positivo.

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Anche il leader, Santiago Abascal, successivamente, conferma di essere stato contagiato e dice che gli anticorpi spagnoli batteranno il virus cinese. Vox chiede scusa per non avere annullato la manifestazione e se la prende con il presidente Sánchez per «avere occultato informazioni». In realtà, sarebbe stato sufficiente leggere un qualsiasi sito di news per capire che l’epidemia stava correndo veloce in Europa, a due ore di volo da Madrid. Ma l’errore di non fermarsi in tempo, di non imparare nulla dal dramma che stava vivendo l’Italia, è stato commesso da tutta la Spagna, tra eventi sportivi, feste e movida che non si sono fermati. Pedro Sánchez, la cui moglie è positiva, ha decretato lo stato di emergenza il 14 marzo. Il Paese ora si trova alle corde, con ospedali improvvisati e obitori allestiti in padiglioni fieristici e palazzi dello sport.

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Come in Italia, la Spagna, la cui economia dipende molto da turismo, fiere internazionali e congressi, ora guarda con enorme preoccupazione alle conseguenze sulle imprese e sull’occupazione. Racconta Lidia, operatrice turistica di Ibiza: «Il fatto di essere un’isola per ora ci sta proteggendo. Ma qui ormai i turisti che c’erano anche a marzo, come i tedeschi, se ne sono andati. Non sappiamo cosa succederà questa estate, se i turisti potranno venire, se hotel, ristoranti, discoteche potranno riaprire. Un inferno perché la maggior parte delle persone perderà il lavoro».

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Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA