Coronavirus virologo: «L’isolamento forzato sta funzionando, ma ci aspettano 10 giorni di passione»

Giovedì 26 Marzo 2020 di Raffaella Troili
Il virologo Massimo Andreoni
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Professor Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata e direttore scientifico della società italiana di malattie infettive, come vede l’andamento del coronavirus a Roma e del Lazio dai dati diffusi dalla Regione?
«I dati dimostrano una stabilità sul numero dei casi sia in termini di nuovi positivi che di decessi mentre aumentano i soggetti guariti».

Quindi il virus è tenuto a bada?
«Questi dati sembrano confermare che le misure di contenimento attuate attraverso il distanziamento sociale sono efficaci, riusciamo a contenere l’epidemia finora».

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Quali condizioni preoccupano?
«Certamente il brusco calo delle temperature potrebbe nei prossimi giorni creare dei problemi di una diagnosi differenziale tra malattie delle vie respiratorie causate da coronavirus rispetto ad altri microrganismi che potrebbero circolare di più proprio a causa di questo abbassamento delle temperature e quindi portare un maggior numero di persone nei pronto soccorso e negli ospedali».
Questa cosa la preoccupa molto.
«Un problema che in qualche modo deve essere considerato è che seppure la percentuale dei casi è contenuta, la complessità del tipo di pazienti con coronavirus è tale per cui i tempi di degenza risultano essere molto prolungati». 
 


Aumenteranno i malati.
«Certo, quindi ci dobbiamo aspettare progressivamente un numero sempre più ampio di soggetti ricoverati. A tal fine le misure mette in atto dalla Regione Lazio sembrano assolutamente adatte per poter gestire un aumento progressivo di persone che avranno bisogno di essere ricoverate. Perché come ripetiamo, noi dobbiamo ancora arrivare a un picco».
Ci si sta organizzando però.
«I malati non sono tanti ma non riusciamo a dimetterli subito, è necessario predisporre più posti possibili di ricovero e terapia intensiva: anche se sembra che il numero dei casi covid-19 nella Regione Lazio non dovrebbe raggiungere quelli del Nord Italia, ma non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo creare una rete assistenziale sufficientemente ampia per fronteggiare l’emergenza».
Siamo in attesa del picco, chiusi in casa, isolati. Quando rivedremo un po’ di luce?
«Tutta la prossima settimana saranno ancora giorni di pandemia, sarà il momento di fare attenzione per verificare se effettivamente tutte le misure messe in atto sono state efficaci. Dopo potremo iniziare a registrare progressivamente un ridursi dei casi giornalieri. Ma ancora sette, dieci giorni dovremo un po’ soffrire per capire se l’epidemia è stata contenuta».
Una corsa contro il tempo, ripete l’assessore D’Amato.
«Il Sud dovrebbe godere ancora di più del vantaggio, noi abbiamo attivato piani di contenimento mentre si stava diffondendo al Nord, ancor prima che l’epidemia fosse significativa».
Passerà?
«È un virus nuovo ma abbiamo ragione di credere che reagisca come gli altri, dunque piedi per terra.
Credo che i numeri in Italia siano più alti di quelli diffusi, ma non abbiamo saputo attribuire ai morti i sintomi del covid-19, i dati altrimenti eran altri. Chi è guarito? “Beato” lui, si è tolto un bel pensiero, forse».

Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 10:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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