Coronavirus, picco in Italia vicino. «Al Centro-Sud l'epidemia finirà prima»

Giovedì 26 Marzo 2020 di Claudia Guasco
Aiuti anti-virus, l'Europa a pezzi «Epidemia vicina al picco» E al Centro-Sud finirà prima

Fino a lunedì il bollettino del Covid-19 è stato uno stillicidio di dati in continuo progresso. Più contagi accertati, più ricoveri in terapia intensiva, decessi in aumento. Poi la corsa del virus si è fatta meno aggressiva. Tanto da far dire a Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Oms: «Il rallentamento delle velocità di crescita è un fattore estremamente positivo, in alcune regioni credo che siamo vicini al punto di caduta della curva stessa. Quindi il picco potrebbe essere raggiunto questa settimana e poi cadere».

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Una previsione che si basa sull'evoluzione del contagio e valuta, in prospettiva, le misure restrittive che hanno chiuso in casa gli italiani. «Credo che questa settimana e i primi giorni della prossima saranno decisivi. Saranno il momento in cui i provvedimenti del governo di quindici, venti giorni fa dovrebbero trovare effetto, efficacia e impatto. Quindi quello che ci si aspetta è di assistere a una discesa della curva più rapida nel giro di cinque, sei giorni», spiega il funzionario dell'organizzazione dell'Onu, precisando che in merito ai tassi di mortalità «ci aspettiamo di vederli diminuire con alcuni giorni di ritardo». Un conto però sono le previsioni dell'Oms, altro le valutazioni di Guerra: «Personalmente temo, ma è solo una mia idea, che il picco dell'epidemia possa spostarsi un po' in avanti. Nessuno può dire con precisione quando arriverà, tutto è condizionato dal rispetto delle norme di contenimento». In effetti il mondo medico e scientifico si muove con grande cautela, qualunque ipotesi in questo momento è sdrucciolevole. Per il professor Massimo Galli, direttore del dipartimento Malattie infettive al Sacco di Milano, l'emergenza coronavirus in Lombardia e nel resto d'Italia «non finirà presto. Spero che ne verremo fuori anche prima, ma parlare di giugno non è irrealistico. Guardiamo cosa sta succedendo a Wuhan, dove adesso cominciano a vedere la fine».

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Uno dei problemi principali, nella misurazione del contagio, è l'inaffidabilità dei numeri. Quanti sono davvero i malati? Quanti i morti? «In Lombardia gli infettivologi non si fidano dei dati, nulla è più certo perché ormai la situazione è sfuggita di mano», spiega il fisico Federico Ricci Tersenghi, docente alla Sapienza, che con altri esperti cura la pagina Fecebook Coronavirus - Dati e analisi scientifiche. «Secondo me la previsione del picco è ancora un po' azzardata», rileva. Tutto dipende da quali cifre si guardano: quelle nazionali sono completamente dominate dalla Lombardia, il resto sono briciole, «e in realtà sì, sulla base dei modelli matematici qui il contagio rallenta». In realtà il rapporto giornaliero della protezione civile «non è una fotografia fedele della realtà: in Lombardia non fanno nemmeno i tamponi a chi muore, visto che scarseggiano non li sprecano per farli entrare nelle statistiche. Ho cercato di stimare il rapporto tra infetti ufficiali e reali, il fattore è tra cinque e dieci». Per avere un quadro più veritiero, il fisico consiglia di eliminare dal computo complessivo i numeri lombardi: «Stiamo facendo analisi su Lazio, Toscana e Campania, in effetti qualche segnale positivo c'è. I nuovi ospedalizzati non stanno crescendo e questa è un'ottima notizia, dobbiamo continuare su questa strada». La diversa tempistica con cui sono entrate in vigore le norme di contenimento potrebbero inoltre determinare una tempistica diversa nel raggiungimento dei picchi. «La mia impressione è che ci sarà un'Italia a due velocità nella diffusione del virus, la speranza è che la parte meno infetta riesca a riprendersi per ripartire prima e ricominciare a essere produttiva anche per le regioni ancora ferme».

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Quando non si sa, ma Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell'università di Pisa, è incoraggiante. «Il picco è arrivato perché, se cominciamo a vedere un rallentamento della crescita, significa che siamo nella fase discendente della curva». In una situazione di crisi, precisa Lopalco, «non basta raccogliere i numeri e leggerli, ci sono anche le cosiddette fonti epidemiche intelligence, veri e propri agenti segreti che ci danno informazioni. In questo caso sono i pronto soccorso. Guardando quello che succede qui, possiamo avere una conferma o meno sui dati che arrivano attraverso i canali ufficiali della sorveglianza».

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Ultimo aggiornamento: 17:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA