Coronavirus, l'emergenza mette a rischio i conti della Regione Fvg

Giovedì 26 Marzo 2020 di Antonella Lanfrit
Una tenda allestita dalla Protezione civile fuori da un'ospedale per il pre triage da coronavirus
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Causa emergenza da Coronavirus, in Friuli Venezia Giulia da ieri la chiusura di tutte le fabbriche non legate a prodotti essenziali è diventata una realtà e contemporaneamente nelle stanze della Regione si poneva un quesito: con il fermo dell’economia caleranno gli introiti per il bilancio regionale, che in virtù delle compartecipazioni sulle imposte, a partire dall’Iva, paga in autonomia i costi del sistema sanitario (ormai al 60% del bilancio regionale), dei trasporti regionali, degli enti locali. Come affrontare il problema?
A porre l’interrogativo è stato il presidente del Consiglio, Piero Mauro Zanin, nel corso della videoconferenza che il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga e il vice presidente Riccardo Riccardi hanno settimanalmente dacché è iniziata la crisi con i capigruppo in Consiglio regionale, i parlamentari e gli europarlamentari, al fine di condividere informazioni e problematicità. A seguito degli accordi finanziari con lo Stato, gli ultimi siglati a febbraio 2019 dal presidente Fedriga con l’allora ministro dell’Economia Giovanni Tria, la compartecipazione della Regione sulle imposte è stata fissata al 5.91, a eccezione di quelle su carburanti e giochi.
IL TIMORE
«Se l’economia si ferma – ha riassunto Zanin al termine dell’incontro - il gettito delle imposte calerà e, di conseguenza, occorre cominciare a ragionare sulla tenuta del nostro bilancio regionale. Si potrebbe creare un “buco” cui occorre pensare sin d’ora, affinché questa condizione non si riversi sul futuro della nostra sanità e degli altri servizi. La Regione per altro – ha aggiunto – non può accendere mutui per sostenere la spesa ordinaria».
LA TRATTATIVA
Come agire per non dover subire doppiamente le ripercussioni generate dall’epidemia? «Il presidente Fedriga ha spiegato di essersi già attivato nei confronti del Governo. È chiaro che su questo nodo ci dovrà essere una nuova interlocuzione, dato che il Friuli Venezia Giulia non vive di finanza riflessa come le Regioni ordinarie», ha rendicontato il presidente Zanin. 
AZIENDE CHIUSE
Ma quella di ieri è una giornata che probabilmente passerà alla storia perché anche le ultime grandi aziende della Regione, impegnate da lunedì nel processo di decelerazione, hanno chiuso i battenti. «Con oggi (ieri per chi legge, ndr>) la produzione si ferma in tutti i nostri stabilimenti in Italia», ha confermato Paolo Fantoni dal quartier generale di Osoppo: «Abbiamo spedito gli ultimi container per il Giappone e ultimato gli imbarchi per i mercati mediterranei. In azienda restano le sole persone autorizzate per garantire la sicurezza degli impianti. La gran parte del personale impiegatizio è in smartworking». Cronaca di una «emergenza così penosa», come la definisce Fantoni. E che in un altro grande nome della piana di Osoppo, alla Pittini di Rivoli, ha lo stesso riscontro: «Anche la nostra azienda si trova costretta a sospendere tutte le attività produttive fino al 3 aprile», hanno comunicato dal Gruppo che produce acciaio per l’edilizia e l’industria. È la presidente, Chiara Valduga, a raccontare la giornata del Gruppo siderurgico Cividale: «Di fatto fermiamo la produzione. Manterremo attive lavorazioni minime, funzionali ad assicurare la continuità di alcune filiere, come quella dell’energia». A essere interessata al fermo «sarà quasi la totalità dei dipendenti delle aziende italiane del Gruppo». Mentre tutto si ferma, la Regione valuta all’avvio di una linea di produzione di cagliate o formaggio per supportare la filiera lattiero-casearia, che sta gestendo latte in surplus per il calo delle richieste, ha annunciato l’assessore alle Politiche agricole Stefano Zannier.
Ultimo aggiornamento: 07:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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