"Sono scappata da una Madrid spettrale, chiusa in ritardo"

Mercoledì 25 Marzo 2020 di Laura Bon
Caterina Pernechele
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Era arrivata a Madrid lo scorso 19 gennaio: il progetto Erasmus, tanti sogni, curiosità, voglia di imparare ma anche di relazionarsi con un ambiente diverso da quello montebellunese dove abita, ed anche da quello veneziano, dove frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia. Ma fra i sogni e la loro realizzazione si è frapposta la pandemia, con tutto ciò che comporta sul piano della libertà di movimento. E non solo. Così, Caterina Pernechele, vent’anni di vivacità ed entusiasmo, ha dovuto arrendersi. E, dopo aver provato a resistere per una decina di giorni, martedì sera è atterrata a Roma, da dove ha fatto rientro, nella notte, a Montebelluna accompagnata dal padre Mario, che a sua volta ha dovuto chiedere un permesso speciale.

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LA STORIA
«Fino a prima del 13 marzo -spiega la studentessa- la città ha vissuto come se non ci fosse alcun problema. Basti pensare che l’8 marzo, giorno della donna, è stata organizzata la tradizionale manifestazione, cui io stessa ho partecipato. C’erano migliaia e migliaia di persone». Eppure le notizie in arrivo dall’Italia già monopolizzavano tutti i telegiornali come un triste presagio. E già il virus, subdolo e insidioso, circolava. Infatti solo pochi giorni dopo è arrivata la mail dell’Università. «Ci hanno comunicato -prosegue Caterina Pernechele- che era risultato positivo un membro del gruppo; non si sa se uno studente, un professore o una persona delle pulizie; quindi chiudevano e non sapevano ancora che misure si sarebbero adottate. In un primo momento hanno detto che avrebbero chiuso per due settimane fino al 26 e che avremmo recuperato a fine maggio; poi si sono resi conto che il 26 non sarebbe passato tutto perché Madrid è in realtà l’epicentro del problema, con i suoi 12mila casi. E’ stata evidente l’incertezza generale, se non proprio il panico. Continuavano a dirci che avrebbero trovato delle misure per continuare le lezioni. Ora sappiamo che dal 30 saranno online». E Caterina Pernechele, determinata a vivere l’esperienza, ha provato ad attendere.
 
LO SPAVENTO
«All’inizio pensavo di fermarmi -spiega- ho pensato che vivere la pandemia a Madrid o a Montebelluna sarebbe stato lo stesso. Giorno dopo giorno, però, si è verificato un fuggi fuggi generale. Gli studenti dell’Austria, del Belgio, della Germania sono subito partiti. Per quanto riguarda l’appartamento in cui vivevo, una studentessa di Granada è rientrata a casa, i ragazzi, due spagnoli e un venezuelano, ora lavorano da casa, dato che anche lì hanno chiuso le aziende in cui svolgevano praticantato». E Madrid è spettrale. «Anche lì è tutto chiuso, tranne supermercati e farmacie. Vederla così mi ha davvero impressionato. Sono però convinta che abbiano adottato troppo tardi le misure di contenimento». Non meno impressionante l’arrivo a Roma. «Siamo passati per il centro, dato che mio papà ha sbagliato strada. C’era qualche auto, ma nessuna anima viva. E sulla strada del ritorno, solo qualche camion». Perché la pandemia non fa distinzioni. E ferma il mondo, da Madrid a Montebelluna, passando per Roma.




 

Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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