«Sono senza fiato». E Oscar, 84 anni, in pochi giorni si aggrava e muore

Giovedì 26 Marzo 2020 di Maria Elena Pattaro
Oscar Puato, 84 anni, con i figli Aurelio, vicesindaco di Este, e Claudia
ESTE - Proprio lui che per oltre trent’anni ha accompagnato nella sepoltura migliaia di cittadini non potrà ricevere l’ultimo saluto nemmeno dei figli. È un destino beffardo quello toccato ad Oscar Paolo Puato, 84enne fondatore della storica impresa funebre che porta il suo cognome, dell’azienda Ceabis, attiva sempre nel settore funerario, nonché padre del vicesindaco leghista Aurelio, con delega alle attività economiche. Puato si è spento martedì all’ospedale di Schiavonia, dove era ricoverato da qualche giorno dopo aver contratto il Coronavirus.

La notizia della sua morte, che si è diffusa ieri mattina, ha provocato profondo cordoglio nella città di Este, dove l’84enne era molto conosciuto e stimato. «Oscar aveva una signorilità rara e preziosa – afferma il sindaco Roberta Gallana –. Esprimo a nome di tutta l'amministrazione comunale e dei dipendenti le nostre condoglianze e la vicinanza a tutta la famiglia». Tantissimi i messaggi di vicinanza ricevuti dal figlio, ancora incredulo che il padre sia mancato nel giro di così poco tempo, contagiato dal maledetto virus. «Fino a pochi giorni fa andava in macchina e conduceva la vita di sempre – racconta il vicesindaco –. Aveva il pacemaker e una leggera bronchite da ex fumatore che lo portava a tossire spesso, ma niente di preoccupante. Non aveva febbre».

I figli hanno iniziato a preoccuparsi quando l’anziano si lamentava di essere senza fiato anche dopo aver percorso soltanto pochi metri nell’appartamento di Este in cui viveva da solo. Spostarsi da una stanza all’altra gli costava fatica. «Giovedì scorso abbiamo chiamato il 118 – racconta il figlio Aurelio –. L’ambulanza lo ha portato all’ospedale di Abano Terme. I medici sospettavano si trattasse di un affaticamento cardiaco». A ribaltare la diagnosi è stato l’esito del tampone, arrivato venerdì: Oscar Paolo era positivo al Covid-19. A quel ponto è stato trasferito a Schiavonia, dove però le sue condizioni si sono aggravate fino al drammatico epilogo di martedì. Un colpo durissimo per i figli Aurelio e Claudia e per le moltissime persone che avevano avuto la fortuna di conoscere questo impresario funebre dai modi gentili.

Negli anni Sessanta Oscar Paolo aveva lavorato per sette anni a Mestre, alle dipendenze dei servizi funebri municipalizzati, occupandosi soltanto dei trasporti. Si era appassionato al lavoro, tanto da decidere di fondare una propria impresa nella città d’origine, insieme al fratello. Come sede aveva scelto uno degli scorci più suggestivi di Este, sul ponte della Porta Vecchia, accanto alla torre dell’orologio. Cinque anni più tardi aveva dato vita all’azienda Ceabis, oggi gestita dal figlio. L’azienda era nata da una brillante intuizione, poi brevettata: un coperchio frigorifero per le bare, indispensabile per conservare la salma prima del servizio funebre. Quell’invenzione si era rivelata un successo, non solo in Italia ma anche all’estero.

Oscar Paolo non si era montato la testa: continuava a fare il suo lavoro con la stessa passione e lo stesso tatto di sempre. Nel 1996 aveva deciso di vendere l’impresa, ora gestita dalla famiglia Castellin e si era trasferito a Valle San Giorgio, frazione di Baone dove è rimasto fino al 2013, l’anno in cui è mancata la moglie Maria per poi tornare di nuovo a Este. Qui frequentava l’Anfi, l’associazione nazionale finanzieri italiani in congedo. Da ragazzo, infatti aveva prestato servizio militare nella Guardia di Finanza, a cui era rimasto molto legato tanto da non perdere mai un alzabandiera in occasione delle feste nazionali. «Ci mancherà molto» afferma il vicesindaco Aurelio, anche a nome della sorella Claudia. Entrambi sono in isolamento volontario in attesa dell’esito del tampone. «Quando questa emergenza sarà passata gli dedicheremo una messa e un momento di ricordo». 
Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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