Stress da quarantena: i sintomi. Lo psichiatra: «Un pericolo»

Mercoledì 25 Marzo 2020
Stress da quarantena: i sintomi. Lo psichiatra: «Un pericolo»
PORDENONE Ansiosi di tutto il mondo, unitevi. Anzi no, non si può. E allora dovete farcela da soli, magari appoggiandovi (telefonicamente, si intende) al vostro terapista di fiducia per qualche segreto in grado di tirarvi fuori dai guai.

La quarantena non è uno scherzo, si era capito dal primo minuto di reclusione, ma per alcune categorie di persone può diventare un incubo in grado di mettere a rischio la stessa salute che si vuole tutelare stando in casa. Attacchi d'ansia, disturbi dell'umore, tristezza alternata ad euforia ingiustificata: sono le conseguenze che possono verificarsi, anche a distanza di qualche minuto, nei soggetti più a rischio durante questo periodo di isolamento forzato praticamente unico nella storia recente.
 
Lo spiega lo psichiatra pordenonese Angelo Cassin, che non sarà un infermiere in prima linea o uno degli eroi della Terapia intensiva, ma che si trova a dover gestire i primi segnali dei disturbi connessi alla quarantena.
Sì, perché dopo i flash-mob dal balcone, l'inno nazionale cantato alla finestra e le videochiamate di gruppo, adesso si inizia a fare i conti con il lato reale dell'isolamento. E non c'è niente da ridere o festeggiare.

I SINTOMI
Due settimane fa un annuncio a reti unificate cambiava la vita, il lato più elementare della vita. «E non tutti - spiega Cassin - hanno le stesse possibilità di resistere in situazioni simili». Si sta come in una trappola: da un lato c'è il virus, dall'altro l'ansia da reclusione. «Da qualche giorno - racconta lo psichiatra pordenonese - ho iniziato a ricevere telefonate di pazienti che non ce la fanno a rimanere in casa. Sono in crescita i disturbi legati all'ansia, che possono essere anche pericolosi. Nei casi più gravi c'è la possibilità, da parte di uno psichiatra, di rilasciare un certificato medico in grado di attestare l'effettiva necessità della persona di uscire, almeno nelle vicinanze di casa, per allentare i sintomi legati all'angoscia».

Naturalmente il bisogno dev'essere comprovato e la situazione tale da determinare la priorità dell'attività all'aria aperta rispetto ad ogni altro fattore. Si tratta quindi di casi limitati. Le chiamate ai numeri degli specialisti, invece, sono tante e varie. «Esistono persone che soffrono di disturbi bipolari - prosegue Cassin -: non riescono proprio a rimanere tra le quattro mura di casa e generano problemi in famiglia. Si tratta di un fenomeno da non sottovalutare, perché c'è il rischio che si arrivi a situazioni gravi. C'è poi chi soffre di disturbi dell'umore: queste persone hanno bisogno di muoversi e di socializzare per mantenere a un livello accettabile lo stato d'ansia. Per tutti loro questa situazione è nettamente più difficile da gestire».

IL FUTUROLa domanda più popolare, dopo quelle esistenziali (da dove veniamo, eccetera), è diventata «per quanto dovremo rimanere in questo stato?». Non si sa, ed è questo uno dei principali pesi sullo stomaco di chi già soffre a causa di un umore instabile. «Si potrà reggere solamente sino a un certo punto - è la previsione di Cassin -: c'è una linea sottile che non dovrà essere superata se non si vogliono problemi maggiori. Il rischio, poi, è quello che il bombardamento delle notizie in televisione spaventi ancora di più le persone, che spesso non sanno leggere nel modo giusto i numeri e gli annunci. Ci auguriamo tutti che l'inversione di tendenza lungo la curva dei contagi prosegua e sia veritiera, altrimenti la tensione aumenterà di molto».
M.A.
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