Caccia agli "untori" nascosti: si parte da soggetti e categorie a rischio

Martedì 24 Marzo 2020 di Alda Vanzan
Tamponi in ospedale
VENEZIA - Non c’è una stima dei costi del “Piano Crisanti”. La Regione Veneto, ha detto l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, si farà carico dell’acquisto del materiale e delle attrezzature, «i costi usciranno alla fine». La Regione ha anche precisato che questo piano è completamente diverso da quello proposto lo scorso mese dallo stesso luminare che puntava a controllare tutte le persone asintomatiche di rientro dalla Cina e che era stato bloccato dal direttore dell’Area Sanità Domenico Mantoan perché contravveniva alle indicazioni ministeriali. L’attuale piano di tamponi, invece, prevede di andare a caccia di tutti i positivi ed è un progetto straordinario che non neanche problemi di copertura finanziaria: siamo in pieno commissariamento da Covid-19.
 I NUMERI Il piano sarà attuato dai Dipartimenti di Prevenzione della Regione del Veneto con la collaborazione dell’Azienda Ospedale Università Padova e del Comitato Croce Rossa Italiana attraverso il coordinamento della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria della Regione del Veneto. Il personale dei Dipartimenti di Prevenzione coinvolto ammonta a 714 operatori, dei quali 121 medici, 30 specializzandi, 43 studenti (medici o infermieri), 277 assistenti sanitari, 128 infermieri, 28 tecnici della prevenzione, 31 altre figure sanitarie, 33 amministrativi.
LE PRIORITÀ Il piano – ha spiegato Lanzarin – si concentrerà prioritariamente sulle categorie più esposte, come i lavoratori della sanità e le 30 mila persone tra operatori e assistiti che compongono il mondo delle case di riposo che, dopo gli ospedali, sono le strutture più esposte a rischi.
I primi soggetti da screenare saranno i contatti di caso famigliari, lavorativi, sociali/occasionali e anche medici e operatori del Sistema sanitario regionale, oltre che delle farmacie e delle strutture per non autosufficienti con criterio di contatto e di geolocalizzazione. Potranno pertanto esserci tamponi effettuati a seguito di indagine epidemiologica e/o su attivazione di medici di famiglia, pediatri o medici specialisti. Saranno controllati i soggetti potenzialmente collegati ad un cluster o comunque esposti a contagio. Quindi alcune categorie di lavoratori dei “servizi essenziali” con priorità verso quelli con maggiore contatto con la popolazione generale, iniziando pertanto con gli addetti alle casse dei centri commerciali, vigili del fuoco e forze dell’ordine. Quattordici i laboratori individuati per la diagnostica. Nel caso di Padova - da dove partirà la campagna tamponi - il modulo operativo sarà realizzato incrementando la capacità della Microbiologia dell’Azienda ospedaliera da circa 1500 a 3500 campioni al giorno. Tutti i laboratori dovranno potenziare la loro operatività e contrassegnare con codici condivisi e riconoscibili i campioni degli operatori sanitari, quelli della popolazione generale e quelli degli appartenenti alle categorie dei servizi essenziali. 
Ultimo aggiornamento: 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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