Coronavirus. Dalle Antille al Marocco, l'odissea dei veneziani rimasti bloccati all'estero

Martedì 24 Marzo 2020 di Filippo De Gaspari
Dalle Antille al Marocco, l'odissea dei veneziani rimasti bloccati all'estero
MIRANO/CAMPOLONGO - Timori che il virus possa arrivare a falcidiare anche quell’angolo di paradiso, diventato negli ultimi mesi la sua casa e il posto di lavoro. Ma anche la preoccupazione per i familiari in Italia, a Ballò di Mirano, da dov’è partito. Tommaso Rocco, 22 anni, è tra i 35 italiani bloccati alle Antille che la Francia non vuol far rimpatriare: il giovane miranese, che nell‘isola di Saint Barthélemy lavora come cameriere in un resort, fa parte del gruppo di italiani che a causa delle restrizioni imposte dal Governo Macron, si sono ritrovati di punto in bianco con l’hotel chiuso e l’impossibilità di tornare a casa. E se la 21enne studentessa universitaria di Martellago bloccata da giorni in Germania è intanto riuscita a rientrare in Italia, anche una coppia di Campolongo Maggiore, con lei incinta al sesto mese, attende di capire quando riuscirà a tornare da una vacanza in Marocco.
L’alternativa sarebbe solo quella di pagare 2500 euro per un volo privato. Alle Antille, quando tre persone sono risultate positive al coronavirus, i 35 italiani provenienti da diverse regioni, di cui cinque veneti, sono stati messi in quarantena precauzionale, ma totalmente privi di protezione e assistenza. Hanno chiesto aiuto alle autorità, al consolato e alla Farnesina, ma la soluzione appare ancora lontana. La paura che il virus possa dilagare anche tra il personale è tanta, il senso di abbandono da parte delle autorità francesi e italiane anche. «Chiediamo risposte e aiuto - racconta dall’isola Tommaso -, ma tutti ci hanno risposto che ci dobbiamo arrangiare. In alternativa ci viene messo a disposizione un volo da 2.500 euro a posto, che la maggior parte di noi non può permettersi. La situazione qui resta critica perché, anche se dopo i tre casi siamo tornati a zero, qui l’aeroporto è rimasto aperto a lungo e i turisti continuavano ad arrivare, controllati però solo all’atterraggio, poi mai più monitorati. Adesso è chiuso, ma non ci vengono date mascherine o altri dispositivi di sicurezza: se qui il virus attecchisce, non c’è alcun tipo di assistenza sanitaria, terapie intensive, nemmeno ospedali». A Ballò, sono preoccupati anche i genitori di Tommaso, Simone Rocco e Roberta Guidolin, lei infermiera all’ospedale di Dolo.
Dal 9 marzo è invece bloccato in Marocco un gruppo di almeno 35 persone, tra cui Massimo Compagno, residente a Campolongo Maggiore, assieme alla moglie Nejma di origini marocchine ed incinta al sesto mese. La coppia si era recata in Marocco per un mese di vacanza dai genitori di Nejma, a Echemmaia, a circa 70 chilometri da Marrakech. «Ci eravamo registrati presso il sito della Farnesina, ma non siamo stati avvisati della necessità di rientrare prima» dice Massimo. La coppia aveva il biglietto di ritorno per il 9 marzo da Casablanca per Venezia. «La compagnia aerea ci aveva comunicato che il volo era dirottato per il 16 marzo su Bologna, ma poi anche questo è stato annullato per l’emergenza virus». Massimo ha quindi scritto al consolato e contattato direttamente il Ministro per le politiche forestali, Gian Marco Centinaio, che ha risposto comunicando l’interessamento dell’Italia. «Siamo stati informati alle 23 del 20 marzo – dice Massimo – della partenza di un volo per Malpensa il giorno dopo a mezzogiorno, ma per noi è stato impossibile prendere quel volo perché ci trovavamo lontani dall’aeroporto». L’ultimo contatto con il consolato è di ieri mattina, dove è stato comunicato che, al momento, non vi sono speranze di rientrare poiché il Marocco ha chiuso le partenze. Nel gruppo bloccato in Marocco ci sarebbe anche una ragazza di Mira ed una di Mirano. 
Si è intanto chiusa con un sospirato lieto fine l’odissea della studentessa universitaria di 21 anni di Martellago bloccata da giorni in Germania. Dopo diverse cancellazioni, sabato è riuscita finalmente a prendere un volo Alitalia Monaco-Roma e a Fiumicino ha trovato i genitori che hanno ottenuto il permesso di poterla andare a prendere in auto: rientrata a casa, si è messa subito in quarantena. Il tutto grazie anche a una catena di solidarietà di tedeschi che l’hanno portata alla stazione dei treni per poter raggiungere l‘aeroporto di Monaco. 
Ultimo aggiornamento: 07:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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