Coronavirus, scoperto primo focolaio in un ospedale del Friuli

Martedì 24 Marzo 2020 di Lisa Zancaner
L'Ospedale Gervasutta di Udine
Medici, infermieri e operatori sempre più esposti nelle strutture sanitarie in Friuli Venezia Giulia. A Udine si registra il primo focolaio, seppure contenuto, all’interno di una struttura ospedaliera: il presidio di Medicina Fisica e Riabilitazione Gervasutta, dove alcuni giorni fa due medici, due fisioterapiste, un infermiere e un sesto operatore sono risultati positivi al Covid-19 e tutti lavoravano nello stesso reparto. Tampone eseguito sul posto e contenimento del contagio.
LA SITUAZIONE
I dipendenti della struttura si trovano ora in quarantena nelle proprie abitazioni e pare stiano tutti bene, per nessuno di loro si è reso necessario il ricovero ospedaliero. Non risultano ulteriori contagiati e non sono stati coinvolti altri reparti, ma anche il Gervasutta ha sospeso le attività, a partire da quelle riabilitative ambulatoriali. Chiusa tutta la medicina dello sport, l’attività perineale e la cardiologia riabilitativa per gli utenti esterni. Stesso stop per il day hospital e pneumologia, rimane regolarmente aperto solo il punto prelievi.

LAVORI AL SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA
Trasloco, giorno e notte, al padiglione 9 del principale ospedale di Udine, il Santa Maria della Misericordia, per lasciare liberi gli spazi dove sarà allestito un nuovo reparto di malattie infettive da 40 posti letto. L’hospice e la Rsa presenti sullo stesso piano sono già stati trasferiti per poter procedere velocemente alla creazione del nuovo reparto, che sarà ospitato nello stesso padiglione dove ha sede l’attuale infettivologia. Al nosocomio udinese si rafforzano le strutture dedicate all’emergenza: nei padiglioni 1 e 4 trovano spazio servizi di terapia intensiva solo per pazienti Covid-19, che hanno pure una Tac dedicata, in modo da separare più possibile i malati di Coronavirus dagli altri ospedalizzati. Nel padiglione 15 del nuovo ospedale, invece, sono ricoverati i pazienti non Covid che necessitano di rimanere in terapia intensiva. Aree completamente pensate e studiate per il Coronavirus, dunque, anche se i sotterrai vengono attraversati da personale e malati senza appositi percorsi. I pazienti Covid, però, vengono trasportati in totale sicurezza con tutti i dispositivi di protezione richiesti.

GIORNI FRENETICI
«Questa sarà una settimana decisiva - ha commentato l'assessore alla Salute e Protezione civile della Regione Fvg - perché confrontando l'andamento reale della curva dei casi con il modello predisposto con l'equipe del
professor Barbone potremo capire se la dotazione delle nostre
strutture reggerà. Ad oggi il modello resta in linea con l'andamento ma non siamo in grado di predire il futuro e possiamo solo prepararci con il reperimento di personale medico e di attrezzature nel caso la curva prendesse un'impennata».

UNITÀ SPECIALI SUL TERRITORIO
Servono medici dentro, ma anche fuori dagli ospedali. Nel territorio di competenza dell’AsuFc nascono le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale per la gestione domiciliare di pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. L’Azienda dispone “in via urgente” il reclutamento di medici dei servizi di continuità assistenziale dei distretti per istituire le unità speciali, a supporto dei medici di medicina generale. Sono tanti e continuano a crescere i malati Covid in isolamento domiciliare e anche a loro vanno garantite le prestazioni sanitarie. I medici che andranno a costituire l’Usca devono operare, in una prima fase, nelle strutture residenziali per anziani e quelle per persone non autosufficienti. Solo in un secondo momento, anche in base alla disponibilità di medici reclutabili, si potranno spostare al domicilio dei pazienti segnalati dai medici di medicina generale. L’unità speciale deve essere attiva sette giorni su sette, dalle 8 alle 20, per un compenso di 40 euro lordi all’ora. L’incognita è trovare i medici disponibili. Così, precisa il decreto aziendale, nel caso in cui il numero di medici del servizio di continuità assistenziale reclutabili sia numericamente insufficiente, scatterà il piano B, ovvero l’Azienda potrà ricorrere anche ai medici iscritti nelle graduatorie aziendali, ai camici bianchi che frequentano il corso di formazione specifica in medicina generale (il Ceformed) e, in via residuale, ai laureati in medicina e chirurgia abilitati e iscritti all’ordine, reclutati in base all’ordine di arrivo delle domande. Tutti i medici che risponderanno alla chiamata e faranno parte dell’unità speciale saranno dotati di un’auto di servizio che verrà sanificata tutte le sere al termine della giornata lavorativa e dei dispositivi di protezione individuale. Punto, quest’ultimo, che ancora crea difficoltà per la carenza di dispositivi. Solo pochi giorni fa, ad esempio, i medici di medicina generale hanno ricevuto la loro parte, magra. La dotazione consiste di 5 mascherine tipo chirurgico più una con i filtri, due copri testa e un flacone piccolo di igienizzante.
Ultimo aggiornamento: 07:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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