Coronavirus, due nuovi casi, c'è un'infermiera di 30 anni dell'ospedale di Schiavonia

Martedì 24 Marzo 2020 di Francesco Campi
L'ospedale San Luca di Trecenta
ROVIGO  Un’anziana in gravi condizioni che potrebbe essere stata contagiata da un familiare, la cui positività è stata da poco scoperta, una giovane operatrice sanitaria che lavora all’ospedale di Schiavonia e una coppia che pur essendo ancora formalmente residente a Rovigo vive da tempo in provincia di Padova. Sono questi i quattro nuovi casi di positività il cui responso è arrivato lunedì mattina dal laboratorio di Microbiologia di Padova. Un numero abbastanza contenuto, che è altamente rappresentativo di come si stia muovendo in Polesine il Covid-19. Perché c’è una persona in età avanzata, una 82enne mediopolesana, già ricoverata da venerdì in gravi condizioni e trasferita al San Luca, quinto ricovero nella Terapia Intensiva dell’ospedale di Trecenta, a conferma di come gli anziani abbiano rischi maggiori di sviluppare forme più aggressive, e che quindi le case di riposo, dove si trovano ospitati in gran numero, siano luoghi particolarmente sensibili.
L’INFERMIERA
Perché c’è una giovane donna, 30enne, a ricordare come, in ogni caso, l’infezione non risparmi nessuno, che fa parte dei professionisti della salute che sono ogni giorno in trincea nella durissima battaglia contro il virus, fortunatamente non con una sintomatologia preoccupante e, per questo in isolamento domiciliare. E perché c’è una coppia formata da un 60enne e da una 50enne che hanno già avviato le pratiche per il cambio di residenza nel Padovano e risultano contagiati fuori provincia, come la maggior parte dei casi registrati in Polesine. In totale quindi, il numero di residenti contagiati assomma a 83 persone, ma due “passano” nell’elenco padovano.
NUMERI RIDOTTI
Un numero in scala ridotta rispetto alle vicine province di Padova, Verona, Mantova e, nelle ultime ore, anche di quella di Ferrara, dove sono aumentati rapidamente sia i morti che i contagiati. Nulla di cui rallegrarsi, comunque. E il direttore generale dell’Ulss Polesana Antonio Compostella avverte che sarà ancora lunga e che sono attesi altri contagi e, soprattutto, altri casi complessi: «A livello generale – spiega - in tutto il Veneto c’è un accenno alla diminuzione della crescita dei contagi, mentre invece è importante l’aumento delle situazioni più gravi. Questa sarà una settimana decisiva, anche per una prima valutazione sugli effetti delle disposizioni del decreto del presidente del Consiglio del 9 marzo e per vedere se la curva cambia pendenza. Però, sia chiaro, questo non vuol dire che abbiamo imboccato l’ultimo miglio e che siamo arrivati alla fine: ne avremo ancora per un bel po’ per la diffusa presenza dell’infezione. L’altalenare dei numeri non significa che la situazione dell’infezione è più o meno grave rispetto ai giorni precedenti, perché i numeri sono legati anche ai tempi di processazione dei tamponi. Siamo a cinque pazienti con forme impegnative ricoverati nella Terapia intensiva San Luca, ospedale Covid, dove sono stati attrezzati 10 posti letti, metà dei quali già occupati e questo la dice lunga sulla pesantezza della situazione. Ripeto, il problema è che oltre ad avere un aumento della numerosità dei positivi abbiamo anche casi più complessi dal punto di vista clinico».
CASI CLINICI COMPLESSI
Il quadro complessivo alle 12 di ieri era di 1.254 tamponi eseguiti, 34 in attesa, 534 persone in isolamento cautelare, 81 positivi, tre guariti, mentre due, purtroppo, sono i morti, 51 persone dimesse e in isolamento e 22 ricoverati. Come precisa Compostella «14 pazienti sono al momento nel reparto di Pneumologia e, in particolare nei letti della Terapia semintensiva respiratoria appositamente attrezzata e non mi stancherò di dire quanto sia stata importante la scelta di attivare 20 posti aggiuntivi di semintensiva, che danno una grande mano a Pneumologia per pazienti che hanno bisogno di supporto, non ventilazione meccanica, ma assistenza respiratoria con ossigeno, 3 pazienti sono in Malattie infettive, cerchiamo di tenerla il più possibile sgombra, trasferendo magari in Pneumologia, per avere disponibilità di posti qualora arrivassero casi da porre in isolamento ed approfondire, e di 5 pazienti in Terapia intensiva a Trecenta».
 
Ultimo aggiornamento: 07:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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