Gianni Mura, un giornalista con il Friuli nel cuore

Lunedì 23 Marzo 2020 di Roberto Vicenzotto
Gianni Mura ospite a Pordenonelegge
“Mi scuso” sono state le prime parole sentite direttamente da Gianni Mura. Era una sera di un quarto di secolo fa, in un ristorante di Casarsa della Delizia, fra alcuni commensali radunati da Ezio Vendrame. Già da un paio di lustri frequentava, ad anni alterni, il premio Risit d’aur a Percoto, organizzato dalla distilleria della famiglia Nonino. Con Pordenone in particolare, resta radicato il vincolo nel tempo e diffuso in varie cerchie. Gli piacevano il territorio regionale e svariate persone, sia per il suo lavoro che per diletto, quanto per approfondire le conoscenze che non lasciava in superficie. Una quindicina di locali li ha recensiti nella rubrica settimanale enogastronomica curata per il settimanale Venerdì, di Repubblica. Allo stadio Friuli a Udine veniva quando ancora si giocavano partite di cartello, oppure per la Nazionale; parimenti a Trieste. Ha vissuto con cuore, che è l’organo che lo ha tradito presto. 
LA PRIMA LEZIONE
Quelle scuse le rivolse ai commensali perché aveva fatto tardi al tavolo, mentre erano già accomodati tutti con sua moglie Paola. Era stato trattenuto al telefono da Arrigo Sacchi, agli albori della parentesi sulla panchina rossonera, già puntiglioso sugli articoli. Di umiltà come la sua ne abbiamo riscontrata in pochi altri, che lui comunque chiamava colleghi. Rimane un Hombre vertical.
LE INTERVISTE
A metà anni Sessanta lavorava per la Gazzetta dello sport e arrivò a Sequals per un’intervista a Primo Carnera, intralciata dallo stato di salute già debilitato del campione mondiale friulano di pugilato. In quegli anni per la rosea seguiva anche il Giro d’Italia: ricordava i dettagli delle tappe, dalla strada dove morì Bottecchia ai panini del bar di Montereale. Un’altra intervista storica la effettuò nella primavera del 1982 a Casarsa della Delizia con Paolo Rossi al termine della squalifica di due anni per una vicenda legata al Perugia e al calcio scommesse e prima di cominciare il vincente Mundial spagnolo. L’attaccante aveva avuto l’autorizzazione juventina per partecipare a una amichevole di beneficenza. Fu in quella occasione che, invece, Vendrame diede appuntamento a Mura in cimitero a Casarsa. Davanti la tomba di Pier Paolo Pasolini.
LEGAMI PORDENONESI
Alla pubblicazione del suo primo romanzo, Giallo su giallo, nel 2007 partecipò a Pordenonelegge, in un affollato incontro in piazzetta San Marco. L’organizzazione di Pordenonelegge lo condusse, nell’ottobre scorso, a Monfalcone per la rassegna Geografie. Da 13 anni Mura era il presidente della giuria del concorso di scrittura creativa “Scendincampo”, intitolato a Paolo Lutman, organizzato a Pordenone dalla famiglia e dal liceo Leopardi Majorana. Tutto nacque durante una cena in cui, fra gli altri, l’allora preside Piervincenzo Di Terlizzi e l’allora sindaco Sergio Bolzonello gli proposero di collaborare all’iniziativa che già portavano avanti. Accettò subito e senza condizioni, avendo come testimoni Stefano Basso e Franco Calabretto. L’allora direttore musicale del teatro Verdi cittadino, con il quale Mura si era intrattenuto nel pomeriggio in un incontro pubblico sul raccontare la musica. Partecipò a LeggerMente, a San Daniele del Friuli, sia nel 2008 che nel 2010. Nella seconda occasione sorprese proponendo scritti di molteplici poeti friulani. Nel 2011 accettò (ancora gratuitamente) di scrivere la post fazione al libro Mister, dedicato all’allenatore maniaghese Vittorio Sfreddo. Un paio di anni dopo partecipò a una serata titolata Mura in campo, a tutto tondo fra ciclismo calcio e cucina, a Vallenoncello.
Altro contatto con la provincia pordenonese fu 6 anni fa, quando scovò Bruno Nicolè ad Azzano Decimo, che inserì nella sua Nazionale dei tempi andati.
PRIMA DELLA COPPA ITALIA
Il 12 dicembre 2017 fu ospitale a pranzo con una decina di commensali pordenonesi, nell’abituale ristorante in centro a Milano. Degno preambolo enogastronomico a Inter – Pordenone di Coppa Italia. Nell’ultima occasione pordenonese si è riproposto anche il gioco delle località regionali che finiscono in consonante. Rimasti in 4 contro uno, ha vinto lui per distacco. Come gli riusciva pure con Bruno Pizzul. Formato con studi classici, usava chiudere i commiati traducendo Sib tibi terra levis (ti sia lieve la terra). Amava molto le poesie, come quelle di Prévert: il giardino resta aperto per quelli che l’hanno amato.
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