L'Ulss dichiara guerra agli "untori": «Denunceremo chi viola l'isolamento»

Sabato 21 Marzo 2020 di Francesco Campi
Il direttore generale dell'Ulss 5 Antonio Compostella
ROVIGO - Il contagio si allarga ancora, inesorabile, a macchia d’olio. Ieri, altri casi: 7 in più a mezzogiorno, saliti a 10 cinque ore dopo. Nuovi casi che aumentano di ora in ora, portando con sé ramificazioni di contatti con conseguenti isolamenti domiciliari. La marea, similitudine utilizzata dal direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella, sta montando: «Ci attendiamo nuovi casi. Dire quando la marea toccherà l’apice è difficile. A livello generale, siamo in piena emergenza: Zaia ha detto che ci troviamo in una situazione di guerra. Oltre ad allargarsi la numerosità, infatti, abbiamo anche casi clinicamente più impegnativi».
IL BOLLETTINO
In tutto, alle 17 di ieri, i ricoverati risultavano 15. Con un 66enne altopolesano, già ricoverato, che è peggiorato: è stato intubato e poi trasferito a Trecenta, in condizioni gravi perché ha una multipatologia importante di fondo, terzo ricoverato nella Terapia intensiva del San Luca, hub Covid-19 per il Polesine. Ma situazioni complesse sono anche quelle di due rodigini, un 53enne, ricoverato dal 17 marzo, e un 55enne, che sembrerebbe aver contratto il virus nel Ferrarese, perché lavora in un’importante struttura della logistica in quella provincia. Fra i nuovi casi, anche un 90enne, ricoverato in Malattie infettive, che risulterebbe contagiato da un familiare che lavora in Emilia.
I NUOVI POSITIVI
Ci sono, poi, i nuovi positivi che, invece, hanno sintomatologia assente o non grave e che quindi sono in isolamento domiciliare: una 46enne altopolesana che lavora in una struttura sanitaria in provincia di Mantova; un’altra operatrice sanitaria, 45enne, che lavora invece in una struttura in provincia di Padova; un 30enne di Adria, che risulterebbe essere stato contagiato da una persona residente in provincia di Verona; un 25enne altopolesano, che lavora alla Cargill e che era in isolamento già dal 17 marzo; un altro operatore sanitario, dell’Ulss Polesana, 65enne, residente in Medio Polesine, che risulterebbe contagiato dal paziente il cui comportamento era stato stigmatizzato da Compostella, innescando una discussione a distanza con il datore di lavoro dell’uomo che aveva indicato come l’uomo fosse stato casomai contagiato in una struttura sanitaria.
RISCHI ECCESSIVI
«Avevo additato quel caso – ribadisce il dg dell’Ulss - come esempio di persona che aveva zigzagato e qualcuno aveva polemizzato con me: ribadisco che quando qualcuno ha anche il minimo sospetto di essere in una situazione a rischio, la prima cosa da fare è porsi in autoisolamento». Fra l’altro, le positività accertate ieri si riferiscono ai tamponi eseguiti il 17 marzo, mentre ci sono ancora 51 tamponi in attesa. Senza contare quelli di “screening”.
SCREENING SUI SANITARI
Accanto ai casi sospetti, infatti, sono stati avviati anche i test agli operatori sanitari. Nel primo blocco di 200 tamponi non sono emerse positività, ma altri 300 circa sono in attesa. Il problema, infatti, con l’allargarsi dell’epidemia, è la saturazione dei laboratori. Rovigo afferisce alla Microbiologia di Padova, dove pur avendo raddoppiato i turni e operando senza pause, i tempi si sono allungati: «L’andamento del numero di casi quotidiani, più che ad aspetti clinici è soggetto a questi fattori tecnici, della capacità di analisi dei tamponi. Le polemiche non le trovo sensate. Fra l’altro, il caso sospetto, nel momento stesso in cui è tale, viene posto in isolamento o ricoverato. E l’Ulss si è attivata per analizzare i tamponi in proprio, attendiamo l’arrivo di una nuova macchina e ne abbiamo aggiornata una».
L’ACCUSA
A fronte di un quadro simile, Compostella attacca «gli irresponsabili che non sembrano aver coscienza della situazione. Due persone che erano in isolamento domiciliare e sono andate in pronto soccorso, senza avvertire e senza mascherina, pur sapendo di essere a rischio perché chi è in isolamento vuol dire che è a rischio e rischiando così di contagiare altri. Una delle due, fra l’altro, era anche già stata sottoposta a tampone, quindi era un caso ancora più a rischio e non poteva non saperlo. O un altro signore, da porre in isolamento: quando abbiamo chiamato a casa, la moglie ha detto che era uscito per un giretto. Ora ci occupiamo di curare, poi denunceremo questi comportamenti irresponsabili. Chi rimane a casa riduce del 50% i rischi di contagio»
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